Seppellire i morti è una pratica diffusa fin dalla preistoria dei popoli. Molti dei rinvenimenti archeologici sono dati da antiche sepolture e cimiteri che hanno conservato suppellettili e custodito usi e costumi funerari dalla distruzione del tempo. Vi sono però circostanze in cui la sepoltura non è scontata. Situazioni che anche la bibbia conosce. Tobi fu perseguitato e deriso per aver seppellito i corpi degli uccisi (Tb 1,16-2,9) lasciati all’aperto per lo scherno e l’insolenza degli uccelli rapaci e degli animali affamati. Anche la povertà, le epidemie, le calamità naturali, lasciano corpi dappertutto. Tuttavia sono sorte nel tempo anche confraternite, dedite proprio alla sepoltura e alla buona morte dei miseri, fino alle organizzazioni della società civile che oggi ritiene doveroso pure la ricerca dei corpi dispersi a causa di disgrazie o delitti. Seppellire è giustamente considerato un atto di pietà dovuto verso il defunto e i suoi famigliari.
La cura del corpo fin dopo la morte sottolinea la dignità della persona umana, la permanenza della sua memoria nella comunità, la convinzione che vi sia continuità della vita nonostante il trapasso doloroso. Purtroppo preoccupano alcune pratiche di cremazione che sembrano dimenticare questi aspetti, soprattutto quando la conservazione delle ceneri avviene nella poca sacralità di una casa che continua la vita e talvolta la superficialità ordinaria, oppure, più ancora, quando le ceneri sono disperse nella natura e la loro cura dimenticata.
La morte è un’occasione preziosa della vita, così come è preziosa la cura che si può avere dei defunti nella sepoltura e oltre la sepoltura. È un momento certamente doloroso. A nessuno piace troppo facilmente andarsene o lasciar andare i propri cari. Tuttavia la morte richiama sempre il legame con la vita, con il bisogno di immortalità, di eternità e quindi di Dio. Nella morte siamo chiamati a dare il meglio di noi stessi perché è un momento unico. Non si ripete. Perciò la affrontano meglio quanti hanno famigliarità con l’eterno, con il paradiso, con i santi.
Quanti hanno la preghiera viva nel cuore, non temono l’aldilà di cui fanno già esperienza, fin da ora, dimorando nella bontà di Dio. La preghiera vera infatti è confidenza con il Signore della vita, una confidenza per cui diciamo: Padre nostro… Questa è la bellezza dell’insegnamento del vangelo: la liberazione da ogni paura, non solo dalla morte, ma anche dalle difficoltà del vivere. Gesù infatti ci invita a vedervi un’occasione di impegno, con la certezza nel cuore che colui che è risorto dai morti, è anche colui che può camminare sulle acque e moltiplicare il pane e i pesci. Sempre, in lui, abbiamo una risposta. Senza eccezione. La preghiera allora si fa dialogo, collaborazione, possibilità di procreare la vita intercedendo e favorendo la bontà di Dio. Il quale agisce non per bizzarra e lusingabile volontà ma come mosso dal desiderio della nostra crescita nella carità. Se il nostro cuore si fa più grande, si fa più grande anche l’azione di Dio.
Chi prega allora sa anche ascoltare. Ascoltare il mondo. Perché la preghiera non è un atto di egoismo ma un atto di amore. Si prega sempre per tutti: dacci oggi il nostro pane… Si prega per le necessità che il quotidiano presenta, per le emergenze e per il bene desiderabile, che può ancora crescere. Ascoltare poi è ascoltare Dio. Ascoltare ciò che lui dice e compie nella vita. Sapendo ben comprendere che non ogni volta è possibile realizzare immediatamente quello che noi chiediamo e, tuttavia, lui non resta senza agire. La preghiera è sempre efficace, se sappiamo comprendere come Dio sta aiutando.
Per concludere. Quella per i defunti è una preghiera particolare. Si prega per restare in comunione di carità con loro. Si prega per stare un po’ più anche noi in paradiso e sentire più vicino l’aldilà che la solitudine dell’aldiquà. Si prega per intercedere, per presentare a Dio la loro causa affinché li salvi nel giudizio, li perdoni dei peccati, li accolga nel suo regno. La tradizione della chiesa è colma di quest’opera di amore, della preghiera per i defunti, delle messe offerte per loro. Come uniti nella comunione, sappiamo che i santi del paradiso possono ottenere miracoli per noi e, le opere sante, fatte qui, possono ancora giovare lì per i defunti. Così preghiamo: Santa Maria, prega per noi peccatori adesso e nell’ora della nostra morte.
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