Se non ci fosse la famiglia…

La famiglia non gode di buona stampa. Sui media  se ne parla soprattutto come di un problema;  è invece la soluzione  dei problemi già ora  e lo sarebbe ancora di più se non la si penalizzasse. Bella ed ardua.  Il 90 per cento  dei giovani sogna di formarsi una famiglia.

In Italia sono circa 17 milioni le famiglie, di cui oltre 2 milioni e mezzo con un solo genitore, su di una popolazione di oltre 60 milioni di persone. La media dei componenti la famiglia scende di anno in anno, siamo ora al 2,4 membri per nucleo familiare, ma il 31,1 per cento delle famiglie è unipersonale (praticamente una “famiglia” su tre è composta di una sola persona). La popolazione, nonostante l’ingresso degli immigrati, è in continua diminuzione, i morti sono molto più numerosi dei nuovi nati. Diminuisce la fecondità, la natalità, la nuzialità. Sono oltre il milione le coppie di fatto, altra spia delle difficoltà di convolare a nozze.

Non è una bella fotografia, ma la famiglia, nonostante tutto, rimane il collante della società, il mattone di cui si costruisce la comunità umana e la chiesa. Continua a essere popolare tra almeno il 90% dei giovani, anche tra quelli che hanno sperimentato il fallimento del matrimonio dei loro genitori.

è facile cadere in retorica quando si parla di famiglia, ma guai se non ci fosse soprattutto in Italia, dove svolge il ruolo di cuscinetto sociale per tutte le insufficienze, distorsioni, lentezze della pubblica amministrazione. Se non ci fosse la famiglia vedremmo le barricate nelle nostre città. Per quanto bistrattata la famiglia rimane ancora l’istituzione che permette una provvidenziale solidarietà fra le generazioni. Tuttavia, l’Italia, è triste dirlo, ha una legislazione fra le meno favorevoli alla famiglia, quando non addirittura punitiva nel caso di famiglie numerose.

La Chiesa (dovrebbe farlo anche lo Stato) scommette tutto sulla famiglia. Ne è conferma anche il Congresso mondiale delle famiglie, svolto a Dublino, sul tema “Il Vangelo della famiglia: gioia per il mondo”. Si è concluso il 26 agosto scorso alla presenza di papa Francesco, che ha definito l’incontro “un’opportunità …per testimoniare il ruolo unico svolto dalla fa-miglia nell’educazione dei suoi membri e nello sviluppo di un sano e fiorente tessuto sociale”. E ha aggiunto: “La Chiesa è una famiglia di famiglie e sente la necessità di sostenere le famiglie nei loro sforzi per rispondere fedelmente e gioiosamente alla vocazione data loro da Dio nella società”. Ma anche lo stato dovrebbe pensarsi come una famiglia di famiglie.

Il Papa dell’esortazione apostolica Amoris laetitia (la gioia dell’amore) ha voluto che anche a Dublino il tema della famiglia fosse collegato alla gioia. Ed è un bel modo (non ingenuo!) di presentare la famiglia che purtroppo non gode di buona stampa. Ne è convinto anche Gigi De Palo, presidente del Forum delle famiglie, che ai giovani della Tendopoli a San Gabriele ha detto: “Bisogna smetterla di presentare la famiglia solo come un problema, scoraggiando i giovani a realizzare il loro sogno di fare figli”. Bisogna cambiare la narrativa della famiglia, non perché i problemi non ci siano, ma perché è negativo parlare solo di quelli. La famiglia è bella e ardua. Il suo slogan: “La famiglia non è un problema. è la soluzione del problema”. Lo è già in gran parte, ma lo sarebbe ancora di più se lo Stato non la penalizzasse. “Come può una coppia decidere di coronare il sogno di fare figli se è difficile trovare lavoro e casa, se mettere al mondo un figlio può diventare causa di povertà in Italia. Una donna incinta deve nascondere il pancione per non essere licenziata. E così i giovani scelgono di andare all’estero e così esportiamo cervelli e pancioni”.

Davanti al Governo e al corpo diplomatico il Papa a Dublino ha ammonito: “Il bene della famiglia non può essere dato per scontato, ma va promosso e tutelato con ogni mezzo appropriato”. E, a scanso di retorica, ha aggiunto: “Non esiste una famiglia perfetta. Senza l’abitudine al perdono la famiglia cresce malata e gradualmente crolla”. E nell’esortazione Amoris laetitia aveva scritto: “La gioia matrimoniale, che si può vivere anche in mezzo al dolore, implica accettare che il matrimonio è una necessaria combinazione di gioie e di fatiche, di tensioni e di riposi, di sofferenze e liberazioni, di soddisfazioni e di ricerche, di fastidi e di piaceri, sempre nel cammino dell’amicizia che spingono gli sposi a prendersi cura gli uni degli altri”.

L'ECO di San Gabriele
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