SAN PAOLO FUORI LE MURA ROMA

Una delle basiliche più visitate a Roma, soprattutto negli anni giubilari, è senza dubbio quella di San Paolo fuori le mura. L’apostolo delle genti, dopo il suo lungo viaggio di evangelizzatore subì il martirio sotto l’imperatore Nerone. Un documento apocrifo del V secolo intitolato Acta Petri et Pauli attesta che la decapitazione dell’apostolo fu eseguita fuori della cinta muraria di Roma il 29 giugno del 67 d.C. in una località chiamata ad Aquas Salvias, alle acque salvie. Anche lo scrittore Eusebio di Cesarea sostiene che Paolo sia stato ucciso nel 67. Nel luogo del martirio oggi sorge la celebre Chiesa delle tre Fontane.

Dopo aver subito il martirio, il corpo di Paolo venne trasportato a circa due chilometri fuori le mura dell’Urbe, lungo la via Ostiense. Lì vi era una vasta area adibita a cimitero, dove trovavano sepoltura i corpi dei condannati a morte.

Gli archeologi hanno potuto verificare che gran parte di quell’antica area sepolcrale si trova ancora al suo posto originario, sotto il livello del Tevere. Parte di essa è ancora visibile. La zona, per l’importanza che riveste, è stata inserita dal 1980 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Anche Eusebio di Cesarea, in un passo della Storia ecclesiastica attesta che il corpo di Paolo fu sepolto in quella località. Riferisce inoltre che la comunità cristiana fece erigere sui sepolcri degli apostoli Pietro e Paolo un monumentino funerario chiamato “cella memoriae” simile, potremmo dire, alle odierne cappelline dei cimiteri. In seguito, quando nel 313, fu emanato a Milano l’editto di Costantino con cui i cristiani ottennero piena libertà di culto, lo stesso imperatore fece costruire sulla tomba dell’apostolo, presso la sponda sinistra del Tevere, una basilica che fu consacrata da papa Silvestro il 18 novembre 324.

Col passare degli anni l’edificio sacro, a motivo del crescente afflusso di pellegrini, si rivelò insufficiente. Per cui nel 391, sotto il regno congiunto degli imperatori Teodosio I, Graziano e Valentiniano II, si procedette alla costruzione di una nuova chiesa, che rimase sostanzialmente la stessa fino al devastante incendio del 1823. Solo Gregorio I (540-604) fece apportare una importante modifica. Ordinò che si rialzasse il pavimento, soprattutto nel settore del transetto, per far collocare l’altare papale direttamente sopra la tomba di Paolo.

Dopo l’incendio del 1823, Leone XII emanò l’enciclica Ad plurimas, in cui invitava i vescovi a una raccolta di offerte per ricostruire la basilica. All’accorato appello del papa rispose generosamente non solo il mondo cattolico, ma anche sovrani di altre fedi. Si distinsero fra tutti il re di Sardegna, della Francia, delle Due Sicilie. Ma anche i sovrani dei Paesi Bassi, lo zar Nicola I che offrì i blocchi di malachite dei due altari laterali del transetto e il re Fuad I d’Egitto che inviò le colonne d’alabastro.

Il disegno dell’attuale basilica è stato ideato dall’architetto Luigi Poletti. Dopo l’incendio del 1823 i lavori di ricostruzione si protrassero per oltre trent’anni. La nuova basilica risulta essere per grandezza la seconda dopo quella di San Pietro in Vaticano. La sua consacrazione ebbe luogo il 10 settembre 1854 a opera di Pio IX alla presenza di numerosi cardinali e vescovi convenuti a Roma in occasione della proclamazione del dogma dell’Immacolata. Tuttavia, lavori migliorativi continuarono anche dopo. Espongo i più importanti: nel 1874 furono completati i mosaici della facciata. Tutti stupendi su sfondo oro; nel 1928 venne aggiunto al complesso architettonico il tipico quadriportico esterno, realizzato da Guglielmo Calderini su progetto di Luigi Poletti. Al centro del quadriportico è stata collocata una imponente statua di san Paolo in marmo di Carrara dello scultore Giuseppe Obici; nel 2006 furono eseguiti lavori di ristrutturazione davanti all’altare papale, facendo emergere lo storico sarcofago che, secondo la tradizione, contiene i resti mortali dell’apostolo.

La pianta della chiesa è a croce latina. L’interno è diviso in cinque navate, separate da quattro file di 20 colonne monolitiche di granito. Le pareti e il pavimento sono rivestiti in marmi policromi. L’interno della basilica vanta inoltre un elemento decorativo unico nel suo genere, ma capace di attirare l’attenzione dei visitatori. Consiste in una serie di appositi tondi contenenti i ritratti in mosaico su sfondo oro di tutti i papi da san Pietro al regnante Francesco. Questa iniziativa ha avuto origine sotto il pontificato di Pio IX nel 1847. Ma già esisteva nell’antica basilica. I tondi si trovano lungo la fascia immediatamente sopra gli archi che dividono le navate.

La basilica di San Paolo è stata sempre meta di pellegrinaggi fin dal I secolo. Tuttavia il movimento peregrinatorio si è incrementato con l’istituzione degli anni giubilari, il primo dei quali fu indetto da Bonifacio VIII nel 1300. Negli anni giubilari vi si celebra anche l’apertura della porta santa.

Ed ora per concludere, riferisco una clamorosa notizia, destinata ad accrescere l’interesse dei cristiani verso la celebre basilica. Il 28 giugno 2009, in occasione della chiusura dell’anno paolino, Benedetto XVI ha comunicato ufficialmente al mondo gli esiti degli studi scientifici condotti sui frammenti ossei contenuti nel sarcofago posto sotto l’altare papale. Ha detto tra l’altro: “I frammenti ossei sono risultati appartenere a persona vissuta tra il primo e il secondo secolo. Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo. Tutto questo riempie il nostro animo di profonda emozione”.

burial place