L’IMPRESA SOCIALE PRESIEDUTA DA MARCO ROSSI DORIA HA PRESO IN CARICO 157 ORFANI AI QUALI SE NE AGGIUNGERANNO ALTRI 260 CHE SONO GIÀ STATI INTERCETTATI DAI PARTNER DI PROGETTO PER INIZIARE UN CAMMINO DI SOSTEGNO E ACCOMPAGNAMENTO CON LE LORO FAMIGLIE, COMPRESO QUELLO RIVOLTO AI GENITORI AFFIDATARI. LA PERCENTUALE PIÙ ALTA RIGUARDA IL SUD
Nonostante non ci siano dati ufficiali sul numero effettivo degli orfani di vittime di femminicidio, questi “orfani speciali”, chiamati così perché chi perde un genitore per mano dell’altro viene privato di entrambi, per la prima volta un progetto nazionale se ne fa carico. L’impresa sociale Con i Bambini ha preso in carico 157 orfani ai quali se ne aggiungeranno altri 260 che sono già stati intercettati dai partner di progetto per iniziare un cammino di sostegno e accompagnamento con le loro famiglie, compreso quello rivolto ai genitori affidatari.
“La tragedia dei femminicidi purtroppo non finisce – ricorda Marco Rossi Doria, oggi presidente di Con i Bambini – siamo tutti colpiti da questa condizione terribile. Centinaia di bambini e ragazzi vivono una situazione difficile, fortemente traumatica: la mamma viene uccisa spesso davanti ai loro occhi dal padre, che finirà i suoi giorni in prigione o si suiciderà come spesso accade”.
La percentuale più alta di orfani accompagnati riguarda il Sud con un dato fortemente in crescita. Per il 74 per cento dei beneficiari l’età di ingresso nel progetto è tra i 7-17 anni, per il 17% l’età è compresa tra 18-21 anni e per il rimanente 8% l’età è inferiore a 6 anni. Di questi, il 56% è di sesso maschile e il 43% femminile (1% non specificato). Il 95% dei beneficiari presi in carico ha la cittadinanza italiana, solo il 5% ha cittadinanza di altri paesi UE o extra-UE.
Il 36% dei casi ha visto il minore presente al momento dell’omicidio del genitore. Il lutto traumatico infantile ha conseguenze che condizioneranno ancor più pesantemente per gran parte della vita. I minori che diventano orfani a seguito di tali tragici eventi subiscono un impatto psicologico devastante, il quale influisce negativamente sulla loro sfera emotiva e relazionale: il bambino, sopraffatto dalla sofferenza e dalla reazione al trauma, diviene incapace di elaborare il lutto, trovandosi intrappolato in uno stato di dolore cronico. Con il trauma, poi, arrivano le cosiddette disabilità infantili: tra le più comuni vi sono disabilità intellettive e relazionali e un ulteriore 8% presenta bisogni educativi speciali (Bes), disturbi evolutivi specifici o disturbi psichici.
La realtà degli orfani di femminicidio è tanto complessa quanto ancora sommersa. L’azione di prossimità di Con i Bambini rappresenta una vera inchiesta conoscitiva del fenomeno. La fotografia che ne emerge coinvolge anche le famiglie affidatarie, dove vive il 42% di questi minori: solo il 5% è in adozione e le famiglie che accolgono questi bambini si trovano davanti a grandi difficoltà economiche, perché durante il mese devono fronteggiare spese per specialisti, professionisti che li supportino nel cammino di crescita.
Un fenomeno che è difficile da affrontare anche con i servizi sociali, perché gran parte dei nuclei familiari – il 65% – non era in carico ai servizi sociali prima dell’evento, nonostante la presenza di elementi di vulnerabilità. Fatta eccezione per 35% dei beneficiari, in cui il nucleo familiare di origine non presentava elementi di vulnerabilità, in tutti gli altri casi, si riscontrano elementi di vulnerabilità che rendono ancora più complessa la gestione delle dinamiche familiari. Tra questi i più comuni sono la presenza di familiari con dipendenze da sostanze o altro, e di familiari con provvedimenti giudiziari prevalentemente di natura penale.
Poi, c’è la parte non meno importante che riguarda il futuro: la vita di questi bambini va avanti e deve essere una vita vissuta come gli altri, con lo studio, lo sport, il divertimento.
“I bambini sono orfani due volte – ha aggiunto Rossi Doria – perdono madre e padre in un solo momento anche perché chi resta in carcere difficilmente vede i propri figli. A crescere gli orfani di femminicidio sono i parenti di prossimità: nonni, zii, che però, nei fatti, non godono ancora, purtroppo, di costanti azioni di prossimità che le politiche pubbliche si ripromettono da tempo di attuare e vengono lasciati soli ad affrontare un dramma così grande che ha bisogno di un’attenzione specializzata, così come di supporto burocratico, economico, organizzativo, legale, eccetera. Il Fondo – ha concluso Marco Rossi Doria – ha assunto la responsabilità di mettersi accanto e accompagnare passo passo questi ragazzi nel migliorare la propria vita e avere una opportunità di elaborazione, per quanto possibile, di un evento inconsolabile e di crescita”.