Così disse la Madonna al bambino di 5-6 anni di cui è in corso la causa di beatificazione. Sul luogo dell’apparizione è sorto il santuario della Madonna della Stella
A fine maggio scorso si sono chiuse ufficialmente le celebrazioni dei cento anni della morte di Federico Cionchi (chiamato popolarmente Righetto), avvenuta il 31 maggio 1923 a Treviso nella casa dei padri somaschi che reggono il santuario della “Madonna granda” della città veneta.
Non poteva rimanere estraneo alla festa il santuario passionista della Madonna della Stella (a Montefalco, nello spoletino) a cui è profondamente legato fratel Righetto “in morte e in vita”. I suoi resti infatti sono, dal 1932, nella cappella, appena sulla sinistra dell’entrata nel santuario, ma soprattutto la costruzione e la crescita del santuario dipendono dalle “apparizioni” della Madonna a Righetto, negli anni 1861-63, riassunte e ricordate nell’ammonimento evangelico che Maria assegnò all’impegno che il bambino Righetto (di cinque-sei anni) ha rispettato sino alla fine della vita: “sii buono”. Le apparizioni sono state riconosciute nel 1914 in un processo rigoroso condotto nella diocesi di Spoleto, ma la devozione alla Madonna era già ampiamente “di popolo” da qualche anno, prima del 1881, quando fu consacrato il tempio “della Stella”, affidato (tre anni dopo) ai padri passionisti che tuttora lo guidano.
Di fratel Righetto è in atto il processo per una possibile beatificazione, avviato una cinquantina di anni fa in diocesi di Treviso, i cui atti sono da tempo approdati a Roma.
Oggi il processo è sostenuto dai padri somaschi della cui Congregazione fratel Righetto ha fatto parte in qualità di “aggregato ad habitum”, cioè di membro effettivo, un po’ precario per via dei tre voti religiosi promessi non pubblicamente, ma risultati stabilmente effettivi per la dedizione e la crescita in virtù che egli ha esercitato nei suoi quarant’anni di militanza, in Treviso, nella famiglia religiosa che risale alle imprese di carità e di povertà di san Girolamo Emiliani. Questi, un patrizio di Venezia, nato nel 1486, arrivò nel 1511 a Treviso, proprio alla “Madonna granda”, a deporre in riconoscenza le catene della sua liberazione implorata nel carcere del castello di Quero, sul Piave. Così le vicende dei due benedetti dalla protezione della Madonna si sono incrociate, determinando anche una singolare parentela – indizio di grande santità – nel riserbo rigoroso con cui entrambi hanno custodito il segreto del loro legame con Colei, serva dell’Altissimo, che è stata da Dio guardata per la sua umiltà e segnalata beata nei secoli dalla fede di tutte le generazioni.
“Vita, virtù eroiche e fama di santità di Federico Cionchi, modello evangelico di umiltà e obbedienza”: questo il titolo dell’incontro tenuto il 24 maggio a Spoleto, a cui hanno partecipato, con vari relatori, anche i rappresentanti dei due istituti religiosi interessati al riconoscimento di fratel Righetto: il preposito generale dei padri somaschi, padre José Antonio Nieto Sepúlveda e il primo Consultore generale dei padri passionisti, padre Ciro Benedettini.
Presenza graditissima quella dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, che ha presieduto la messa con molti concelebranti (passionisti, somaschi, sacerdoti diocesani) e numerosi fedeli nel santuario della Stella, immaginato inizialmente con il titolo “salesiano” di Aiuto dei cristiani (ricorrente il 24 maggio). Efficace, come sempre, il vescovo nell’omelia: “Oggi, pensando a Righetto, di cui facciamo memoria con viva gratitudine, ricordiamo gli uomini e le donne dell’Apocalisse, carichi come noi di debolezza e di fragilità, che si sono riconosciuti incapaci di farsi santi da soli e con costanza hanno gridato a Dio giorno e notte, perché il Signore stesso compisse in loro l’opera di santificazione”. padre Luigi Amigoni