L’intento di questo nuovo viaggio è condurre i lettori a osservare il santo in determinati momenti della sua vita breve e intensa, focalizzare il suo comportamento in famiglia, nella società, in ambito scolastico e in compagnia con gli amici, sia nei momenti lieti, sia in quelli tristi.
Con questo servizio, intendo aprire la nuova rubrica Sulle orme di san Gabriele. Già a febbraio scorso, per motivi di ricorrenza della sua festa, ho pubblicato un articolo, evidenziando la motivazione che mi ha spinto a parlare del nostro santo. Qualcuno potrebbe obiettare che di biografie su san Gabriele ce ne sono tante. È vero. Ma quando rifletto su di lui, ho l’impressione di trovarmi di fronte a una montagna con tante meraviglie nascoste, non sempre valorizzate.
In questa rubrica, non mi prefiggo di scrivere una nuova biografia, ma di condurre silenziosamente i lettori a osservare il santo in determinati momenti della sua vita breve e intensa. L’intento è quello di focalizzare il suo comportamento sia in famiglia che in società, sia in ambito scolastico che in compagnia con gli amici, sia nei momenti lieti che tristi. Sì, perché san Gabriele era un tipo vivace e allegro, ma aveva un animo sensibilissimo. La sua famiglia è stata colpita da non pochi lutti, Ha pianto molto e ha sofferto. La Montessori definisce “la mente del bambino assorbente, nel senso che assorbe l’esperienza pratica che fa nella realtà e si plasma su di essa”.
Affronteremo inoltre anche le vicende della sua vocazione religiosa, la sua vita in convento, fino al momento della sua dipartita da questo mondo. Quindi, ci allieteremo della sua elevazione agli onori degli altari e dei numerosi miracoli che ha compiuto e compie ancora. Nutro la speranza che questo modo di raccontare il santo, contribuisca a farlo conoscere meglio.
Lui nasce ad Assisi il primo marzo 1838 da Sante Possenti e Agnese Frisciotti. Ma chi sono questi fortunati genitori?
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Mi piace tracciare un profilo di entrambi. Sante Possenti nasce a Terni in Umbria il 18 giugno 1791. Appartiene ad una famiglia di proprietari terrieri. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Roma, grazie alle sue qualità intellettuali e morali, viene assunto dallo Stato pontificio come governatore, che consiste nell’esercitare il potere esecutivo in un determinato territorio, in nome del governo centrale di Roma.
È un incarico di grande prestigio, ma anche di grande responsabilità. Il governatore è soggetto, a seconda di particolari situazioni, a frequenti trasferimenti da una città all’altra. Sante Possenti ha sempre svolto il suo ruolo con competenza, abnegazione e rispetto dei cittadini. Nel suo comportamento traspariva sempre una profonda fede.
I trasferimenti però cui era sottoposto gli creavano problemi non indifferenti. Risiedere mesi e anni in luoghi umidi e freddi minavano in profondità la sua salute. Ne parlava con apprensione con la consorte. Se il trasferimento avveniva per una città lontana, sorgeva il grosso problema di portare con sé l’intera famiglia, composta di figli ancora piccoli. Più di una volta ha chiesto al governo centrale di concedergli un’altra sede al posto di quella assegnata. Solo poche volte è stato esaudito. Mi son voluto togliere lo sfizio di contare il numero dei comuni da lui amministrati. È qualcosa di incredibile. Sono ben 22 località. Per mancanza di spazio, non posso descriverli. Lo farò solo per quei luoghi dove è vissuto san Gabriele.
Finalmente, l’ultima “tappa” della frenetica corsa è la meravigliosa città di Spoleto. Nella nuova sede, l’ufficio di governatore gli viene sostituito con quello più agevole di Assessore legale civile. A Roma avranno riflettuto sulle sue reiterate richieste. Lo stipendio non cambia e, per di più, non ci sono più i massacranti trasferimenti. Sante Possenti resta nella storica città umbra per ben 18 anni, fino all’età pensionabile 1929.
In mezzo a tanti impegni, Sante col suo comportamento onesto e la sua religiosità ha inciso moltissimo sui figli. Ladislao Ravasi passionista, nel suo volume “Sante Possenti, padre di san Gabriele dell’Addolorata” ha dichiarato: “Non si può comprendere san Gabriele dell’Addolorata senza conoscere la vita di suo padre, specialmente il ruolo da lui avuto. Egli – continua il Ravasi – è stato il primo e principale educatore di san Gabriele e dei suoi fratelli”.
E ora presentiamo un breve profilo di Agnese Frisciotti. È nata a Civitanova Marche l’8 aprile 1801. La sua era una nobile famiglia della cittadina marchigiana. A quel tempo Sante era un giovane governatore di Civitanova. I biografi non sanno quando e dove si siano incontrati i due giovani. Si fanno diverse ipotesi. Qualcuno pensa, che si siano visti in qualche festa religiosa dove il governatore non poteva mancare. Qualche altro dice nella vicina Matelica, dove Agnese andava alla casa dei nonni materni. Ma, si sa, che la scintilla dell’amore scocca all’improvviso dove meno te l’aspetti. In poche parole, i due si sono incontrati, si sono innamorati e poi hanno deciso di sposarsi.
Il matrimonio è stato celebrato il 13 maggio 1823 nella chiesa di san Marone protomartire Piceno, sulla spiaggia dell’Adriatico. Sull’evento di questa splendida unione scrive monsignor Stanislao Battistelli, uno dei primi biografi di san Gabriele: “Tra i due sposi c’era diversità di 10 anni d’età, ma erano un cuore solo e un’anima sola per religiosità profonda e per dedizione piena alla famiglia, che fiorì in 13 culle”.
In questa cornice costellata di gioia e dolore, di fede e amore, sboccerà 15 anni più tardi, quel fiore che si chiamerà san Gabriele dell’Addolorata. IL santo del sorriso.