Il Coronavirus ha sconquassato l’Italia con una crisi sanitaria ed economica che potrebbe diventare catastrofica se si aggiungesse una crisi di fiducia in se stessi e nel sistema paese. Un popolo creativo come quello italiano ha le risorse per vincere la sfida di trasformare la crisi in una nuova rinascita
Nessuno avrebbe potuto immaginare che il Coronavirus o Covid 19 fosse così aggressivo e devastante per l’umanità e in particolare per l’Italia. Un vero flagello biblico. Nonostante un buon sistema sanitario nazionale, il virus si è accanito nel nostro paese, ha moltiplicato i contagiati e i decessi, ha stravolto le nostre abitudini e ulteriormente depresso un’economia già fragile e praticamente in recessione.
È una sciagura: inutile cercare di addolcire la realtà. Sarà un anno molto difficile per l’Italia il 2020 (confermando la cattiva reputazione degli anni bisestili!). La crisi, sia sanitaria che economica, sarà profonda, dolorosa e diventerebbe catastrofica se gli italiani perdessero la fiducia in se stessi e nel sistema paese. Come punto di partenza vale il monito del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Dobbiamo aver fiducia nelle capacità e risorse di cui disponiamo”. Non è facile, ma non possiamo permetterci il lusso di farci prendere dallo sconforto, consentendo alla paura di accrescere i danni provocati dal virus e paralizzare le persone. Lo scoraggiamento e la delusione rischiano di uccidere la speranza che è l’unica molla che ci fa scommettere su di un futuro migliore e lottare perché esso si realizzi.
Dicono, ed è bello pensare che sia così, che in cinese “crisi” e “opportunità” si scrivano allo stesso modo, sono un’unica parola, stesso ideogramma: una crisi può essere un’opportunità e un’opportunità può trasformarsi in crisi. Tutto dipende dall’atteggiamento della persona nell’affrontare un problema: può reagire e trasformarlo in una nuova opportunità e quindi la crisi diventa addirittura benefica; oppure può ripiegarsi su se stesso e farsi travolgere aggiungendo sconfitta a sconfitta. Penso che ognuno di noi abbia sperimentato nella propria vita questa ambivalenza crisi/opportunità. Non è forse vero che abbiamo dato il meglio di noi quando, anziché arrenderci, abbiamo trasformato i problemi in sfide e ci siamo rimboccate le maniche? E non è mai capitato che, sia pure con fatica, siamo riusciti a convertire un fallimento in una nuova felice avventura? Forse è anche successo che abbiamo benedetto una sconfitta perché ci ha fatto riflettere, capire nuovi valori e aprire nuovi cammini e nuove possibilità.
L’Italia deve reagire e risollevarsi. La piaga del Coronavirus deve diventare l’occasione per una rinascita, per troppo tempo rinviata. Provvidenziale è la vicinanza della Pasqua. Pasqua è risurrezione, vita nuova, nuovo inizio, nuovo futuro. È uno stimolo e una garanzia di risurrezione, di possibilità di ripresa non solo spirituale. Ma non c’è risurrezione che sia automatica. Gesù Cristo insegna.
Proprio sul filo di lana, prima di andare in stampa, riusciamo ad unirci alla campagna “Andrà tutto bene” e a registrare l’eroismo di tanti medici e infermieri nonché l’allegra nuova modalità di vivere “Io resto in casa” socializzando con il canto dai balconi. Sì, gli italiani, nonostante tutto, sono un grande popolo e sanno dare il meglio di sé soprattutto nelle difficoltà. Per questo quel “Andrà tutto bene” oltre che un augurio è un impegno e sale come preghiera a Dio, che sa trarre il bene anche dal male, la gioia anche dalla sofferenza, la vita anche dalla morte.