RAGAZZI, CORAGGIO

Quest’anno per i miei nipoti venuti a Natale ho preparato un discorso. L’ho fatto prima di mangiare il panettone perché mi sembrava più importante di ogni altra cerimonia. E mi era stato ispirato dai tanti ragazzi che muoiono il sabato sera. Il discorso è questo.

Cari nipoti, come sapete io vi amo teneramente e proprio perché vi amo e ho raggiunto con l’età un briciolo d’esperienza, che vorrei mettervi in guardia da qualche rischio che potreste correre.

Il mio messaggio si può racchiudere in poche parole: per favore, non seguite le mode. Siate controcorrente. Rifiutatevi di fare quello che fanno tutti. Siate fedeli alle vostre opinioni. Perché l’intelligenza è certamente una grande ricchezza, preziosa la cultura. Ma nel mondo è rara virtù avere coraggio.

Se date uno sguardo ai tanti scienziati che hanno rivoluzionato la fisica o la medicina o la chimica, si tratta di uomini che hanno creduto in se stessi contro tutti, da Einstein a Fleming, da Forlanini a Koch, da Galileo a Newton. Hanno superato le avversità e soprattutto hanno battuto strade dove nessuno s’era mai avventurato. E hanno vinto.

Perché vi dico questo? Perché proprio qualche giorno fa televisione e giornali ci hanno dato notizia dei tanti ragazzi – ragazzi come voi di vent’anni – che di notte si sono schiantati contro un albero o che sono rimasti in un groviglio di lamiere dopo uno scontro frontale. Non si tratta di incidenti isolati ma di uno stillicidio di sventure. E penso subito alle tante famiglie che hanno visto i propri figli uscire tranquilli di sera per poi andarli a riconoscere il giorno dopo all’obitorio.

Ma perché tante vittime? Perché questi ragazzi si sono ubriacati seguendo una moda che impone di uscire alle undici di sera e di fare le ore piccole, fino alle tre o alle quattro di notte, girovagando malfermi sulle gambe in qualche movida, fra una birra e un gin.

Mi ha confessato un ragazzo: “Ma ormai lo fanno tutti”.

Sì, è vero. Ma è proprio su questo “lo fanno tutti” che vorrei farvi ragionare. Significa che si è diffusa un’usanza – quella della movida – che è diventata un obbligo, un “must”, qualcosa che assolutamente bisogna fare per non essere fuori del giro.

Ma a chi giovano queste movide? Prima di tutto agli spacciatori che con tanta folla trovano facile smerciare la roba. E poi ai tanti locali che vendono soprattutto alcolici. Si beve fino allo sballo. Una statistica americana segnala la crescita paurosa degli alcolizzati e – naturalmente – delle cliniche per disintossicarsi.

Cari nipoti, so che anche voi siete vittime inconsapevoli di questa movida del sabato sera. Il primo pericolo sul quale vorrei richiamare la vostra attenzione è questo: non fatevi accompagnare a casa da qualche amico che ha bevuto e che potrebbe perdere il controllo dello sterzo. Nell’euforia della serata, si scherza e si ride in macchina. Vorrei dirvi: è così che si muore. Andate a casa da soli, prendete un taxi, ma non infilatevi in una macchina il cui autista è brillo. Rischiate la vita. Pensate a quanti ragazzi sono morti così per una stupida ubriacatura e per quanti genitori è – improvvisamente – cambiata la vita.

Ecco quindi il mio invito: ragionate sempre con la vostra testa. Non fatevi trascinare, non fatevi condizionare. Siate voi i padroni di voi stessi. E soprattutto non abbiate paura di essere criticati.

In un mondo come il nostro martoriato dalla pubblicità e dai gusti di massa, abbiate la forza di resistere.

Di debolezza si può anche morire, ma di coraggio non morirete mai.

 

L'ECO di San Gabriele
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