POCHI RIMPIANTI MOLTE SPERANZE

Qualcuno con ironia ha scritto che il 31 dicembre a mezzanotte non abbiamo festeggiato l’inizio del 2021 ma la fine del 2020. In effetti, penso che non avremo grandi rimpianti per l’anno che ci ha portato il Covid-19. Anche se fortunatamente immuni, ognuno di noi ha avuto un incontro ravvicinato con il virus attraverso la malattia di familiari, parenti, amici. La pandemia ha picchiato duro in molte famiglie, in Italia e nel mondo. Ha colpito anche nella comunità passionista a servizio dei pellegrini al santuario di San Gabriele. Non parlerei di imprudenza né dei religiosi del santuario, né dei pellegrini, perché in un luogo così variamente frequentato è difficile sfuggire a un virus tanto subdolo e imprevedibile.

È stata una grande prova per la comunità, anche perché il virus si è portato via un confratello, e non era dei più anziani e dei più malati. Una prova dolorosa che ha fatto sentire la comunità più vicina alle paure, al dolore, alle preoccupazioni, al senso di impotenza di tante persone, prede del Coronavirus. San Gabriele ha voluto che i sacerdoti del suo santuario condividessero le sorti di tanta gente per renderli ancora più accoglienti e comprensivi verso le persone che incontrano nel loro servizio ai pellegrini. (vedi pagina 75)

Covid-19 ci ha sconvolti, devastati, ma ci ha anche dato grandi lezioni. Ci ha insegnato soprattutto a fare i conti con i nostri limiti e la nostra fragilità, ha frantumato la nostra arroganza, la pretesa di essere autosufficienti; ci ha resi, si spera, più umili, più prudenti, più sensibili alle necessità e al dolore del prossimo. Abbiamo imparato a prendere maggior cura della nostra salute e di quella degli altri. La mascherina proteggendo noi stessi proteggeva anche gli altri. E privandocene ci ha fatto desiderare e apprezzare la bellezza della stretta di mano, dell’abbraccio, del bacio, dell’incontro fisico e non solo virtuale.

Anno nuovo vita nuova e tante speranze. La prima buona notizia ha un nome: vaccino. Auguriamoci che ci sia per tutti e che produca gli effetti che promette anche se, di nuovo, non aspettiamoci un colpo di bacchetta magica che faccia scomparire magicamente il virus in un batter d’occhio. La speranza ha anche un altro nome: ripresa dell’occupazione e dell’economia italiana. E qui il discorso si fa difficile. Il Coronavirus ha mostrato che non si tratta solo di una crisi sanitaria ma di una crisi di civiltà. Ci ha fatto comprendere che il sistema economico attuale è inadeguato, anzi sbagliato, perché basato sulla massimizzazione del profitto senza rispetto per le persone e la natura. Ci auguriamo che gli amministratori delle grandi agenzie internazionali e i governi dei paesi ne traggano le conseguenze.

L’insoddisfazione per il 2020 accende le speranze per il 2021. Che sono tante e il cristiano le affida alla bontà e potenza di Dio. A proposito vorrei accompagnare i lettori in quest’anno nuovo con due frasi. La prima: Bisogna pregare come se tutto dipendesse da Dio; bisogna lavorare come se tutto dipendesse da noi, dal nostro impegno e lavoro. Dobbiamo fare tutto in “tandem” con Dio. In altre parole: Aiutati che Dio ti aiuta.

La seconda frase la prendo da sant’Agostino e risponde a un interrogativo che ci sorge ogni volta che le cose vanno male a nostro parere: “Dio, essendo sommamente buono, non permetterebbe il male, se non fosse tanto potente e tanto buono, da saper trarre il bene anche dal male”. Permette il male perché è capace di trarne un bene maggiore. Un principio molto arduo da accettare e che esige molta fiducia in Dio, ma probabilmente ognuno di noi ne ha sperimentato la verità nella propria vita: quante volte da una esperienza negativa è derivata una realtà insperata e bella?

Buon anno nuovo in compagnia di san Gabriele!

L'ECO di San Gabriele
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