Avrei una domanda breve da rivolgerle. Una chiesa che benedice i nostri militari in partenza per la guerra ma nello stesso tempo condanna pesantemente una giovane ragazza costretta per tanti motivi, magari anche gravi, ad abortire, che razza di chiesa è? Grazie L
La tua è una domanda generica, così sarà la mia risposta. Tu mi parli di guerra, di aborto, di benedizione e di condanna. Riguardo all’aborto, nella nostra società occidentale, per la medicina occidentale, è sempre più una scelta della donna e i “motivi gravi” sono sempre più soggettivi. Se leggi i giornali sai bene che su questa scelta della donna si apre un continuo dibattito sulla libera scelta, sull’obiezione di coscienza, sull’aborto clandestino. Con accuse di ipocrisia, sulla necessità di osservare una legge dello stato, eccetera… Insomma, la donna sta al centro del problema. No il bambino, o il feto o chissà che cosa! Lui, o la cosa, subisce solo la decisione. D’altra parte, dicono, e se “una non vuol essere madre per forza?”. Cosa risponderesti? Qui non vale più che la mia libertà finisce quando inizia quella dell’altro? E chi decide la libertà, del feto, del bambino, del demente, del malato? Chi lo cura, secondo i suoi “gravi motivi”? La legge per abortire c’è. Ma rappresenta l’ultima scelta. Perché non si parla allora della possibilità di affido, che è poi anche anonima? O la libertà della donna, in questo caso, è così assoluta da fare quello che vuole, anche senza alcun senso di colpa, come qualche giornalista vuole dimostrare? La chiesa dice semplicemente che quella cosa che sta in pancia è una persona, la più debole e indifesa delle persone, e farla fuori significa semplicemente ammazzare una persona. È un omicidio. Silenzioso. Approvato. Legale. E lo dice anche la scienza, per chi vuol vedere. Sì perché anche qui l’aborto è un tabù da non vedere. Magari pornografia, torture, ammazzamenti sì. L’aborto no! Si fa e non si vede. E se qualcuno prova a far vedere in che cosa consiste passa per terrorista. Tutti possiamo sbagliare. E se chi ha abortito riconosce e si pente è abbracciato come un figlio dalla chiesa. Un figlio prodigo come tanti, fragile come tutti. Passiamo alle benedizioni. Per quello che so l’Italia non è in guerra. So bene che c’è gente che dice che è tutta una messa in scena. Che noi stiamo lì non per missioni di pace ma per fare la guerra, una sporca guerra perché anche negata. Ma, al di là delle discussioni politicamente corrette, a me questa posizione puzza tanto di strumentalizzazione e di estremismo. Ciò non vuol dire che non ce ne dovremmo andare. Vuol dire soltanto che, per posizioni politiche, non si può chiamare il nero bianco e il bianco nero. Si è andati per un motivo. Se questo non vale più o è un imbroglio ce ne dobbiamo andare via. La chiesa benedice i ragazzi che vanno a mantenere la pace. Con le armi certo perché non vanno a trovar collegiali. Benedice perché le intenzioni dichiarate possano essere mantenute da ciascun soldato, con lealtà e coerenza. La chiesa vive in questo mondo dove c’è aborto, guerra, ingiustizia, violenza, tradimento, oppressione. Insomma c’è tanto male. La chiesa cerca semplicemente di dire che dovremmo dar retta di più alla parola di Dio piuttosto che a quello che ci piace fare. Lo dice con il coraggio e la fragilità, con la verità e l’incoerenza di ogni situazione umana. Ma annuncia che non dobbiamo stancarci, come dice papa Francesco, di chiedere perdono a Dio. Perché il rischio è proprio questo: che siamo noi a stancarci dei nostri errori, mentre Dio è sempre lì pronto a perdonarci. E vivere, incancrenirsi nel proprio male è semplicemente l’inizio dell’inferno già su questa terra.