Perché è divertente. Interviste

di Quentin Tarantino, A cura di Gerald Peary,
traduzione di Sara Bilotti, Minimum Fax – pp. 326, euro 20

“Quelli che mi lasciano senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterci parlare al telefono tutte le volte che ti gira”. Holden Caulfield, sedicenne nato dalla penna di J. D. Salinger, simbolo immortale dell’inquietudine adolescenziale, dà voce a un desiderio che ha colto chiunque almeno una volta nella vita. Com’è ovvio, non vale solo per i libri. Sarebbe bello fermarsi sulla poltrona del proprio cinema di fiducia, durante i titoli di coda del film, e trovarsi di fianco il regista, potergli chiedere la qualunque. Lo sarebbe ancora di più se il regista fosse Quentin Tarantino. Perché è divertente è una raccolta inedita di interviste che lascia questa impressione: un’unica, lunga chiacchierata con uno dei cineasti più eccentrici di sempre. Ogni risposta aggiunge una mezza tinta al suo ritratto: ama cucinare le bistecche alla brace, non usa storyboard perché non sa disegnare, divora romanzi – tra cui proprio quelli di Salinger – e saggi su qualsiasi tema. Questo il contorno: in realtà Tarantino non riesce a parlare d’altro che di cinema. E di cos’altro dovrebbe parlare?

L'ECO di San Gabriele
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