La Luce
La musica prima di tutto è il titolo di un libro di saggi di esegesi biblica che inizia ricordando un motto del poeta francese Paul Verlaine il quale, nella sua Arte Poetica, scriveva come nella poesia contino: “La sonorità e il ritmo perché l’unità del poema è un’unità di tonalità”. Sempre nel proemio l’autore cita anche il maestro d’esegesi Alonso Schökel il quale paragonava un testo biblico a uno spartito musicale che “vive” solo quando è interpretato. Un’idea perfettamente condivisa dal maestro Ennio Morricone per il quale la musica non c’è sino a quando qualcuno non suoni lo spartito! “Per questo motivo, mi pare essenziale individuare la tonalità di un brano biblico appena si inizia la lettura – dice Jean Louis Ska – per non dimenticare “di sentire tutta la melodia, con le sue variazioni, le sue sfaccettature e la sua complessità. In alcuni casi, dopo aver identificato la voce principale, il tenore del testo, si può percepire la presenza di altre voci, in contrappunto o in prolungamento. È sempre una questione di orecchio (…). Il testo è una totalità, non la semplice somma dei suoi componenti. La musica non è solo una successione di note e di accordi, come una casa non è un accumulo di travi e mattoni. Vi è un’idea, un soffio, un’anima, un’ispirazione che attraversa tutti gli elementi per dare alla sua costruzione una sua coerenza (…) La Scrittura è una cantata a più voci. Vi troviamo solo di rado un cantus planus. Nelle nostre Scritture la polifonia è la regola piuttosto che l’eccezione” (La musica prima di tutto, EDB, Bologna 2020, pp.5-6).
La voce di questo grande biblista ci suggerisce il metodo più consono alla lettura della Bibbia: l’ascolto delle sue “melodie”. Occorre cogliere le assonanze, i contrappunti e le sintonie, occorre gustare le polifonie che i vari strumenti – le parole – creano, per emozionarsi e assaporarne il messaggio. Non basta prendere una parola, isolarla e cercarne il significato astratto per poter capire… la Parola! La Scrittura, appunto, è una cantata a più voci, come dice il professor Ska.
Molti, però, fanno il contrario e leggono la Bibbia prendendo un’espressione o una frase o dei piccoli brani “ritagliandoli” e estrapolandoli da tutto il resto. È come se si pretendesse di conoscere una sinfonia di Beethoven staccando una nota dall’altra o isolando il suono dei diversi strumenti. Impossibile sarebbe la musica, solo dei suoni senza meraviglia. È come se si pretendesse di conoscere una persona guardando soltanto il suo braccio destro o il suo sopracciglio sinistro: non sarebbe nient’altro che brandelli di carne senz’anima né corpo!
“Dio disse: sia la luce!”
In questo viaggio sulle più belle melodie della Bibbia cominciamo volentieri dalla luce. È la prima creatura di Dio quella che permetterà all’artefice del mondo di procedere nel modellare tutte le altre. “Dio disse sia la luce e la luce fu”: già in questo versetto terzo del primo capitolo di Genesi, cogliamo il motivo principale di tutta la melodia del primo canto di creazione del mondo. Gli antichi critici letterari consideravano questo versetto un testo “sublime” e lo annoveravano tra i più belli mai scritti da mano umana. In effetti è come sentire l’esplosione della vita sulla morte, dell’ordine sul caos, del tutto sul nulla: “Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre” (Gen 1,4). Il cuore si colma di gioia per la libertà e la verità che la luce porta con sé, per il dissiparsi delle tenebre, della tristezza, dell’ignoranza, della menzogna, del male. Subito la luce si traduce in esperienza di bontà, di felicità, di trasparenza, di abbraccio. In tutto ciò essa è la prima parola del Creatore, il diapason della musica del mondo. In effetti la luce dell’inizio non viene né dai raggi del sole, né dal chiarore della luna, né dagli scoppi dei fuochi delle stelle, essa viene molto prima, essa è all’origine di tutto, creata da Dio nel primo giorno mentre i “luminari” saranno fatti solo nel quarto (cf Gen 1,14-19). E mentre questi ultimi sono posti da Dio per illuminare e distinguere il giorno dalla notte, per scandire il ritmo del tempo, la luce è il segno della sua presenza, l’annuncio del suo volto, la scia del suo mantello, tessuto di trascendente splendore. La luce è Dio stesso! Ed ecco che la melodia della Parola avanza sugli oracoli dei profeti d’Israele che annunciano: “Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). E come un tripudio di violini, dall’altra parte dell’orchestra della Bibbia, nel Nuovo Testamento, giunge la “vera” luce, all’inizio del Vangelo di Giovanni, che dice: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (1,9). Lo spiegherà egli stesso dicendo: “Io sono la luce del mondo chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12) dando alla luce una definitiva pregnanza teologica, divina, gloriosa. Con la sua Parola Gesù illumina le menti dei credenti; col suo amore egli salva dalla notte del peccato e della morte. Gesù è la sapienza stessa di Dio che dà a coloro che la accolgono l’intelligenza su tutte le cose, la conoscenza, la salvezza e l’amore.
Dolce è la luce
“Dolce è la luce e agli occhi piace vedere il sole” dice il Qoèlet all’inizio del suo ultimo e sublime inno all’incanto della vita umana (11,7). Folte sono le tenebre, però, in cui sempre la luce rischia di diventare livida. La fisica quantistica ci suggerisce che la realtà è fatta di “quanti” vale a dire di particelle di luce (cf C. Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi, Milano 2014, pp.23-25). Senza la luce, dunque, non possiamo vivere né nel corpo, né nell’anima. Tanti sono i momenti in cui la malattia, il dolore, la debolezza, la violenza, la malvagità, ci conducono nei sotterranei più desolati e oscuri; opprimente è, oggi, per noi quello della pandemia. Niente potrà impedire, allora, che dai più angosciosi bassifondi materiali, esistenziali e morali si alzi la nostra preghiera fiduciosa: “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?” (Sal 26,1). Ed è proprio per tutti quelli che vivono ancora nelle tenebre del corpo e dell’anima che Gesù raccomanda ai suoi discepoli di diventare pure lampade accese: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5,14-15). I cristiani, insomma, sono i “fotoni” della vita!