NOTE D’AMORE

E’ stato un giugno piovoso, quello appena trascorso, eppure i pellegrini affollano il santuario. Oggi a differenza di altri giorni non piove, anzi un timido sole ogni tanto fa capolino dietro le nubi che comunque avvolgono il Gran Sasso.

Dalla mia finestra sento il suono inconfondibile del du’botte, il tradizionale organetto abruzzese noto anche come organetto a due bassi, suonato con una certa maestria. È quasi ora di pranzo e quindi decido di uscire per andare a vedere quale gruppo sia venuto accompagnato da questo meraviglioso strumento.

La mia sorpresa è grande quando vedo, sotto gli alberi vicino alle fontanelle, che non si tratta di un gruppo, ma di un papà con suo figlio e a suonare è il ragazzo che sembra veramente giovanissimo. Il papà, invece, è intento a fare riprese col telefonino mentre risuonano le note di Reginella Campagnola.

Mi avvicino incuriosito, scatto qualche foto e faccio anche io un breve video: la musica tradizionale abruzzese ha un fascino particolare quando è suonata con questo strumento.

Papà Stanislao è un ex poliziotto, ma con un trascorso da batterista e di recitazione teatrale. Il ragazzo si chiama Vincenzo e ha 14 anni, frequenta l’ultimo anno delle scuole medie e intende proseguire gli studi nell’Istituto Tecnico Tecnologico (ITT). Vivono ad Ancarano (TE), così vicini al confine con le Marche da essere in diocesi di Ascoli Piceno.

Iniziamo un breve dialogo. Vincenzo è un giovanotto con la faccia pulita e un bel sorriso, è sveglio e simpatico, ma è quando gli chiedo del suo strumento che gli brillano gli occhi: lo studia con passione da circa quattro anni.

Papà Stanislao sembra essere consapevole del talento del ragazzo e infatti sottolinea con quanta passione, quotidianamente, si eserciti allo strumento. Da artista navigato, però, nota che Vincenzo si sente più a suo agio a suonare quando non è ripreso…

Suggerisco che è la differenza tra la passione e la professione: chi esercita un’arte per passione può farlo anche da solo davanti a uno specchio, mentre chi vuole farne una professione ha bisogno di un pubblico, e d’altra parte – vista la giovane età – è quasi normale che non pensi ancora alla musica come ad una professione. Ma forse proprio questo è ciò che si augura il papà: che il ragazzo sbocci e possa presto mettere il suo talento a servizio di un pubblico. Per il momento, però, a fare da pubblico siamo io e il mio smartphone e, incoraggiato dal babbo, il nostro giovane amico mi offre un assaggio de Il vento del Gran Sasso.

Un incontro fugace, non c’è che dire, ma il piacere di vedere un papà e un figlio che vengono al santuario per trascorrere del tempo insieme, è grande. E ancora più grande è il piacere di sapere che Vincenzo è venuto a pregare san Gabriele per il suo esame di terza media.

Sono certo che il nostro santo, che in gioventù era noto come il ballerino di Spoleto, avrà gradito il bel sottofondo che Vincenzo gli ha offerto, insieme alle sue preghiere.

L'ECO di San Gabriele
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