Incontri, lettere, discorsi e catechesi per rimarcare la loro importanza nel mondo di oggi. Il Pontefice non li dimentica mai, anzi, li adora proprio
A papa Francesco piace stare con i bambini. Spesso dedica loro delle catechesi, e quando fa il giro di piazza San Pietro con la papa-mobile durante le udienze pubbliche, usa fermarsi tra la folla proprio per abbracciarli, facendoli salire sull’auto che lo accompagna. E più in generale i bambini sono il centro di un magistero che sa abbracciare la freschezza, l’innocenza e la tenerezza dei più piccoli. Allo stesso tempo, papa Francesco non dimentica gli anziani. Anzi, li adora proprio. E, anche qui, non smette mai, in occasione di lettere, discorsi, catechesi, di rimarcare la loro importanza nel mondo di oggi. La memoria del mondo degli anziani accompagna il mondo dei bambini in un dialogo generazionale che non conosce paure e solitudini.
Così, l’abbraccio di Francesco con cinquantamila bambini durante la Giornata mondiale dei bambini dello scorso 26 maggio, ha voluto dire proprio che la Chiesa (e il mondo) hanno bisogno dei più piccoli. I bambini, dice spesso il Papa, possono fare una rivoluzione aprendo il cuore dei grandi. Ad esempio praticando la pace. Loro sanno come si fa la pace. Tolgono perfino il microfono al papa per dire che “perdonare e chiedere scusa” è il modo migliore per smettere di litigare. Perché è del mondo dei più piccoli amare chi ci è più vicino, parlarsi amabilmente, giocare insieme, aiutare gli altri. “Facendo queste cose il mondo sarà migliore”, ricorda Francesco.
“Sono felice di stare con voi perché siete gioiosi e avete la gioia della speranza del futuro”, sono le parole ancora di Francesco, “e se potessi fare un miracolo, chiederei che tutti i bambini abbiano il necessario per vivere, mangiare e andare a scuola e che tutti siano felici”.
Viva i bambini dunque. Ma viva anche i nonni. Che sono la memoria del passato ma anche i nostri occhi sapienti sul mondo di oggi. Lo scorso 27 aprile, ricevendo in udienza i nonni, gli anziani e i nipoti durante l’Incontro “La carezza e il sorriso” promosso dalla Fondazione Età Grande, parlando da “nonno”, il Pontefice ha esortato “a farci anche noi vicini gli uni agli altri e a non escludere mai nessuno” perché così “si diventa anche più ricchi. La nostra società è piena di persone specializzate in tante cose, ricca di conoscenze e di mezzi utili per tutti. Se però non c’è condivisione e ognuno pensa solo a sé, tutta la ricchezza va perduta, anzi si trasforma in un impoverimento di umanità”. Papa Francesco ha poi ripreso un tema a lui caro, quello della “cultura dello scarto” che porta gli anziani a vivere da soli gli ultimi anni della vita lontano da casa e dai propri cari. “Costruiamo – ha ribadito – un mondo in cui nessuno deve aver paura di finire i suoi giorni da solo, non solo elaborando programmi di assistenza, quanto coltivando progetti diversi di esistenza, in cui gli anni che passano non siano considerati una perdita che sminuisce qualcuno, ma un bene che cresce e arricchisce tutti: e come tali siano apprezzati e non temuti”.
Chiudendo l’udienza, il Papa si è rivolto direttamente ai nipoti lanciando un appello: “i vostri nonni sono la memoria di un mondo senza memoria. Ascoltateli, specialmente quando vi insegnano col loro amore e con la loro testimonianza a coltivare gli affetti più importanti, che non si ottengono con la forza, non appaiono con il successo, ma riempiono la vita. Gli anziani vedono lontano, perché hanno vissuto tanti anni, e hanno tante cose da insegnare: ad esempio quanto è brutta la guerra. Cercate i vostri nonni e non emarginateli. Imparate la saggezza dal loro amore forte, e anche dalla loro fragilità, che è un ‘magistero’ capace di insegnare senza bisogno di parole, un vero antidoto contro l’indurimento del cuore. Ma non solo: quando voi, nonni e nipoti, anziani e giovani, state insieme, il vostro amore è un soffio di aria pulita che rinfresca il mondo e la società e ci rende tutti più forti, al di là dei legami di parentela. È il messaggio che ci ha dato anche Gesù sulla croce, amarci tutti come una grande famiglia”.
Una ricerca commissionata dalla Fondazione Età Grande ha analizzato come la Chiesa Italiana affronta il tema della presenza degli anziani nella Chiesa stessa e nella società più in generale in un’epoca, come quella attuale, in cui gli over-65 sono oltre 14 milioni e costituiscono circa un quarto di tutti gli italiani. Il prolungamento degli anni di vita, che fanno dell’Italia il secondo Paese più longevo al mondo, insieme alla drastica e progressiva diminuzione delle nascite impongono una visione nuova sulla “Età Grande”, quella degli anziani. Papa Francesco, con le sue numerose catechesi dedicate proprio agli anziani nel 2022 e con la sua continua attenzione al tema, dall’inizio del suo pontificato esorta i cristiani a una maggiore cura verso la Terza Età. La Chiesa vuole partire da qui perché il patrimonio della terza età possa essere riscoperto, dando la parola a nonni e nipoti, fra i quali c’è una sintonia particolare, una complicità e una dimensione affettiva che tra le altre generazioni non c’è. Gli anziani devono comprendere che possono ancora dare molto. In Italia, ad esempio, sono 14 milioni, ma per loro non c’è un pensiero politico, economico, religioso, e culturale. E se il Papa, con un ciclo di diciannove catechesi, ha indicato come vivere la terza età e ha inventato la festa dei nonni, mentre lo Stato italiano, con la legge 33 del 2023 sulla riforma della non autosufficienza, si è impegnato a riorganizzare l’assistenza per gli anziani, l’auspicio è che anche in altre nazioni possa crescere l’attenzione verso le vecchie generazioni.
I nonni e i bambini per guardare al futuro.