NON DIMENTICHIAMO IL LORO DOLORE

Bilancio apocalittico del terremoto in Turchia e Siria
By Gino Consorti
Pubblicato il 28 Febbraio 2023

L’apocalisse. Una violenta scossa di magnitudo 7.9 e poi il silenzio della morte. Nel cuore della notte dello scorso 6 febbraio, un terremoto dalla forza spaventosa ha devastato le regioni della Turchia meridionale e della Siria settentrionale. Al momento di mandare in stampa questo numero, si registrano oltre 45 mila vittime, più di 50 mila palazzi crollati o danneggiati e quasi 80 mila le persone evacuate dalle regioni del sud del Paese. Tra le vittime anche una famiglia italiana di origine siriana e l’imprenditore veneto Angelo Zen. Cifre drammatiche di un bilancio, purtroppo, ancora provvisorio. È stato senza dubbio uno dei terremoti più violenti mai registrati in questa parte del mondo. Tanto per avere un’idea, gli esperti hanno verificato lo spostamento di oltre tre metri del suolo dell’Anatolia mentre l’energia liberata è stata quasi mille volte superiore a quella del sisma di Amatrice (5.9 del 2016) e 30 volte superiore quella dell’Irpinia (6.9 del 1980). Tutti i sismografi del pianeta hanno registrato la scossa, persino in Groenlandia. A oggi sono circa 3.500 le cosiddette scosse di assestamento, molte delle quali tra il quinto e il sesto grado.

L’immagine del dolore e dell’immensa tragedia è rappresentata da quel padre che, lacerato dal dolore, al freddo e sotto la pioggia stringeva la mano di sua figlia Irmak che fuoriusciva dalle macerie. È restato immobile per lungo tempo, rannicchiato sui detriti e con lo sguardo perso mentre teneva la mano della sua piccola principessa priva di vita da una trave in cemento.

Anche nell’inferno, però, si verificano i miracoli. Parliamo di persone salvate dopo aver trascorso diversi giorni sotto le macerie. È il caso di un bimbo di soli 10 giorni recuperato in un edificio crollato dopo 90 ore insieme a sua madre nella provincia di Hatay o quello di una diciassettenne tratta in salvo dai soccorritori a Kahramanmaras, in Turchia, a distanza di 248 ore dal terremoto. Finora la capitale della Turchia, Ankara ha ottenuto il sostegno di circa 40 Paesi, compresi gli aiuti dell’Unione Europea, che ha mobilitato 1.185 soccorritori e 79 cani da ricerca. Come spesso accade, però, dove ci sono dolore e disperazione, gli sciacalli non mancano. La polizia turca, infatti, ha arrestato un uomo che aveva cercato di portare via un bambino da un ospedale fingendosi un funzionario. Altri genitori hanno segnalato alle autorità il pericolo, anche perché il ministro della Famiglia turco, Derya Yanik, ha reso noto che almeno 1.400 minori sono stati separati dalle loro famiglie a causa del terremoto. Le autorità del Paese della mezzaluna, inoltre, hanno arrestato più di 100 costruttori edili nelle dieci province colpite dal sisma con l’accusa di aver violato le norme edilizie. Secondo l’accusa non avrebbero rispettato le norme introdotte dopo il sisma del 1992. In Siria, invece, la situazione è resa ancora più complicata dal conflitto armato che dura da oltre 12 anni, e dalla grave crisi economica

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