Negli anni padre Dario Di Giosia ha rivestito diversi incarichi in ambito provinciale: è stato consultore, responsabile di area e quattro anni fa superiore del santuario di San Gabriele. Un superiore giovane, appena cinquantenne, e in più originario della diocesi di Teramo-Atri. Certamente il santo è stata una presenza importante nella sua vita. A chiusura del suo mandato abbiamo fatto una chiacchierata sui quattro anni intensi.
Con quali sentimenti si accoglie un incarico del genere?
Ho accolto l’incarico di rettore del santuario con entusiasmo. Il mio desiderio è stato subito quello di rinnovare la gestione della chiesa attraverso la collaborazione con tutti. Ho avviato perciò degli incontri con le realtà presenti, dal coro del santuario ai ristoratori e commercianti, dai pubblici amministratori dei comuni ai devoti che ci seguono sui social. È stato un bel percorso.
Quattro anni fa, iniziando il mandato, non potevi immaginare che sarebbe stato segnato da ben due anni di pandemia. Come lo immaginavi?
La pandemia è stata una prova molto dura per la comunità. Abbiamo avuto due padri morti e altri hanno rischiato molto. Tuttavia è stata occasione anche di tanta carità e vicinanza reciproca. Lo abbiamo fatto con i nostri limiti, ma nessun rimpianto.
Immagino che ciascun superiore, magari con il consiglio del Provinciale o della stessa comunità, si faccia un programma ideale di ciò che desidera realizzare nel suo mandato. Ora, visti gli ostacoli già ricordati imposti dalla pandemia, quale è stata la cosa che avresti voluto realizzare e purtroppo non si è potuta fare?
Il mio desiderio era l’aggiornamento di tutto, delle celebrazioni, dei canti, delle mostre, della collaborazione con devoti e benefattori. Molto è stato fatto. Il presepe della Passione e la pesca di beneficenza di Natale sono un esempio e la collaborazione con i laici Amici di San Gabriele è stato un ulteriore dono in molte occasioni. Spero si possa continuare in questa direzione.
Nel tuo mandato si è anche celebrato il centenario della Canonizzazione di san Gabriele. È stato un anno fitto di eventi. Quale ti è rimasto più nel cuore?
Il giubileo 2021 è stato molto impegnativo. Abbiamo avuto ospiti in un anno 12 vescovi e 4 cardinali. Giornate speciali per famiglie, giovani, scienziati, politici. Ogni categoria è stata invitata e ha celebrato il suo giubileo. Sono state tutte giornate emozionanti grazie alla macchina organizzativa del nostro vescovo monsignor Leuzzi e di tutti i vescovi di Abruzzo e Molise. Certamente però quello che ho sentito più mio è stato il giubileo della Famiglia passionista per la presenza di rappresentanti di tutti i nostri gruppi laicali e per l’affetto che ci lega.
In questi anni hai prodotto diversi libri, non ultimo una nuova edizione della vita di san Gabriele. Pensi ad altre iniziative editoriali?
La nuova vita di San Gabriele sta avendo un buon successo. Ne sono contento. Anche questo è un segno di prezioso rinnovamento. Ho completato da poco una vita di san Vincenzo Maria Strambi, vescovo passionista. Spero di pubblicarla presto.
Progetti per il prossimo quadriennio?
Nel prossimo periodo alcune esigenze familiari mi costringono a casa a Notaresco (TE). Spero però possa essere anche un tempo di novità pastorali. Non sono più molto abituato alla vita in famiglia ma mi sto riorganizzando e attendo con impazienza che Dio disponga anche qualche nuova missione da realizzare.
Chiudiamo con un saluto…
Vorrei ringraziare tutti i devoti di san Gabriele, da quelli più lontani sparsi nei cinque continenti a quelli più vicini con cui in questi anni abbiamo collaborato e realizzato tante cose in santuario. Il nostro santo patrono vi benedica e vi protegga e vi doni la gioia di continuare a essere veri cristiani insieme ai padri del santuario e nuovo rettore.