NELLA MORTE TUA IO SONO NATO: CROCE E INFANZIA SPIRITUALE

NICODEMO È UNO DEI DISCEPOLI DI GESÙ CRISTO MENZIONATO NEL VANGELO DI GIOVANNI. LA SUA STORIA È UNA DELLE PIÙ SIGNIFICATIVE DELL’ANTICO TESTAMENTO E SI SVOLGE ALL’INIZIO DEL MINISTERO DEL SALVATORE

Il capitolo terzo del vangelo di Giovanni presenta il dialogo fra Gesù e un importante maestro di Israele che lo va a visitare nella notte, forse per evitare noie dai colleghi. Si chiamava Nicodemo, lo ritroveremo più tardi nel vangelo. Era un cercatore di Dio e della giustizia, non soddisfatto di quanto aveva realizzato nella propria vita, a differenza di tanti suoi colleghi che erano sicuri di sé perché in possesso di un titolo o di una posizione che li gratificava e che, quindi, non cercavano niente e non volevano essere disturbati da profeti come Gesù. Gesù parla volentieri con lui. Gli espone il mistero che si sta ora svolgendo, un mistero che è ora in atto. Dio Padre, gli dice, ama tanto il mondo da prendere l’iniziativa di donare il suo Figlio, quello che gli ebrei contemporanei di Gesù chiamavano volentieri il Figlio dell’Uomo, un appellativo preso dal libro di Daniele, al capitolo settimo. Possiamo osservare che Gesù presenta sempre sé stesso come il Figlio dell’Uomo, nel senso del libro di Daniele.

Dio Padre, dice Gesù a Nicodemo, ha preso oggi un’iniziativa di amore verso l’uomo: come Mosè elevò il serpente nel deserto per guarire chi era stato morso dalle vipere, così oggi Dio vuole che sia elevato sulla croce il Figlio dell’Uomo perché chi crede abbia la Vita piena. Chi crede sarà salvo, ma per credere è necessario nascere di nuovo con una nascita dallo Spirito. Nicodemo domanda: può un vecchio rientrare nel ventre della mamma? Sì, risponde Gesù, se accetta di lasciarsi rigenerare. Chi è che accetta di lasciarsi rigenerare? Chi non è chiuso nella soddisfazione di ciò che ha saputo realizzare nella sua vita adulta, ma ha un cuore di bambino per accogliere nuovi doni di Dio. In Nicodemo Gesù vede questo cuore di bambino, mancante invece nei suoi colleghi che lo condanneranno.

Tra i passionisti c’è un beato, il beato Lorenzo Maria Salvi, che per tutta la vita ha predicato Gesù Bambino e l’infanzia spirituale, la stessa che Gesù predicava dicendo: se non vi convertirete e non diventerete come bambini non potrete entrare nel Regno di Dio. Il tornare bambini lasciando cadere le difese costruite nella vita adulta autonoma e autosufficiente, è un fatto di Passione, non è un’alternativa alla Passione, quasi che si voglia sfuggire a un mistero troppo esigente.

Lorenzo Salvi aveva tradito la sua vocazione passionista, sostituendo il mistero della Croce con l’evento più piacevole della nascita di Gesù nel presepio? No, perché anche il suo Fondatore Paolo della Croce incentrava la sua spiritualità sulla necessità di morire alla soddisfazione di quanto si è potuto realizzare nella vita adulta, nella quale si gratificavano i colleghi di Nicodemo, e di rinascere ad una vita nuova nel Verbo di Dio, Crocifisso e Risorto. Morte mistica e divina natività, un martirio quotidiano accessibile a chi non subisce il martirio del Sangue.

L’effetto proprio dell’essere rigenerati come figli di Dio lo descrive bene Matteo nel suo vangelo: è la capacità di amare in modo gratuito e incondizionato. È somiglianza con Dio Padre. Ma come è questo Padre che non conosciamo? Risponde Gesù: è un essere “che fa sorgere il suo sole sui cattivi e suoi buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5, 45). Ci rassomigliamo a Lui se accogliamo la sua misericordia per distribuirla a tutti indistintamente e questo non è buonismo relativista, anzi. È un andare oltre un giustizialismo che, volendo combattere il male, copre di fatto la mia ingiustizia, per vivere della Giustizia che sgorga dall’amore del Padre.

A Nicodemo Gesù dice ancora: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Come? Con la croce. E ancora: lo Spirito, come il vento, soffia dove vuole, tu ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va. Ha soffiato per esempio su Gandhi, che scriverà: “Cristo non appartiene solo al cristianesimo, ma al mondo intero”. “Il Cristo vivente significa una croce vivente. Senza la croce la vita non è che una morte agitata”. Quanti battezzati riescono a penetrare così nel mistero di Cristo e della Croce?

Se la Passione del tutto gratuita del Padre e di Gesù è passata in te, sei felice di dare tutto e sempre. Sei felice nel dare. Capisci che è questo che dà senso alla tua vita. Diventi gratuità assoluta, come il Padre dei cieli che sempre dà e non reclama niente, neanche da chi lo nega. Disideri che l’inferno sia vuoto, come insegnava il teologo Balthasar.

Non si tratta qui di sottomettersi a qualche legge rimanendo in realtà quelli che eravamo prima di questa nuova nascita. Una nuova nascita produce una realtà diversa, alternativa, eterogenea rispetto alla precedente. Col linguaggio del suo tempo, Gesù dice a Nicodemo: quello che nasce dalla carne è carne, quello che nasce dalla Spirito è Spirito. Carne, nel linguaggio del tempo, significa la mentalità del mondo che procede per meccanismi di autopromozione e di distruzione dell’altro: mors tua vita mea. Lo Spirito fa riferimento ai dinamismi che nascono dalla morte di Gesù per amore. Essa da inizio ad una nuova creazione. Rinascendo, si diventa quello che è Dio Padre: to be or not to be, somigliarsi a Lui o trovarsi anche involontariamente somiglianti al maligno.

Concludo questa meditazione con un’esortazione del beato Lorenzo Maria Salvi: Sia sempre nuova per te la nascita di Cristo. Non diventi mai un evento del passato. In questa esperienza vivi la speranza (tema del prossimo anno giubilare, la virtù-bambina della quale parlava Charles Péguy)): spera bene e avrai bene, chi più spera più ottiene.

L'ECO di San Gabriele
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