Quando uscirà questo articolo, già ci sarà stato il rialzo dei tassi di 50 punti base a marzo, da parte della Banca Centrale Europea. D’altronde era già previsto, in occasione dell’ultima manovra di rialzo. Questo aumento del costo monetario, comporterà grosse ricadute negative sui risparmiatori che hanno contratto mutui a tasso variabile. L’obiettivo della BCE è quello di ridurre sensibilmente l’inflazione, che ricordiamo nell’eurozona si attesta intorno all’8,50% annuo, ultimo dato aggiornato a gennaio, mentre nel nostro Paese è ancora a doppia cifra.
Il bollettino economico della BCE di gennaio, ha comunque evidenziato che l’insieme di rischi, positivi e negativi, appare ora “più equilibrato”, sia per la crescita economica, sia per l’inflazione nell’eurozona. La guerra in Ucraina, si legge ancora nel documento “continua a rappresentare un significativo rischio al ribasso per l’economia e potrebbe nuovamente sospingere al rialzo i costi dei beni energetici e alimentari. Un ulteriore freno alla crescita nell’area dell’euro potrebbe inoltre derivare da un eventuale indebolimento dell’economia mondiale più brusco rispetto alle attese. In aggiunta, se la pandemia dovesse tornare a intensificarsi e causare nuovamente turbative dal lato dell’offerta, la ripresa ne risulterebbe ostacolata”, avverte la BCE che però sembra ottimista sui prezzi dell’energia segnalando che “lo shock energetico potrebbe esaurirsi più rapidamente di quanto anticipato e le imprese dell’area dell’euro potrebbero adeguarsi più velocemente al difficile contesto internazionale”. Tuttavia non crediamo che si possa pensare di combattere l’inflazione ricorrendo soltanto alla stretta monetaria, anche perché si potrebbero aprire scenari molto pericolosi. In difficoltà andrebbero non soltanto i mutuatari a tasso variabile, ma anche le imprese costretti a indebitarsi con le banche a costi eccessivi, scaricando il tutto sul prodotto finale e quindi su noi consumatori. C’è da sperare che sia veramente una manovra temporale, perché non riflette l’aumento dell’economia reale. Infatti, il rischio è quello di innescare una recessione duratura.
Quello che sembra certo, comunque, è il continuo aumento delle rate dei mutui per i risparmiatori. Da un test effettuato sul portale Facile.it si evidenzia che, alla luce dell’incremento dei tassi di 50 punti base, la rata di un mutuo medio a tasso variabile, sottoscritto a inizio dello scorso anno (2022), potrebbe salire nei prossimi mesi di quasi 35 euro. Quindi nell’arco di quattordici mesi, quindi, il mutuatario si troverebbe a pagare una rata mensile più pesante di 197 euro, vale a dire circa il 43% in più rispetto a quella iniziale.
La corsa dei tassi, però, potrebbe non fermarsi. Gli esperti, infatti, prevedono che l’Euribor a 3 mesi cresca ancora arrivando a giugno 2023 intorno a 3,4%: se le previsioni fossero precise, la rata del mutuatario preso in esame arriverebbe a ben 711 euro, quindi con circa 255 euro in più rispetto a quella sottoscritta a gennaio 2022.
Con questo ritmo crescente, dunque, diventa insostenibile la rata. Il potere d’acquisto in Italia è sceso intorno alla media del 10%. Le banche dovrebbero accettare le richieste di rinegoziazione dei mutui dei clienti. Ecco, allora, una sintesi per chi si trova a scegliere se pagare la rata di mutuo variabile o fisso.
Le novità sui mutui
nella legge di Bilancio 2023
“È stata ripristinata la vecchia norma del 2012 che permette per i contratti di mutuo ipotecario di tornare dal tasso variabile al fisso”, ha comunicato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Questa regola ha tuttavia alcuni requisiti che permettono di utilizzarla.
In primo luogo va detto che la semplificazione del passaggio dal tasso variabile a quello fisso, riguarda solo i mutui ipotecari, cioè quelli accesi per l’acquisto e la ristrutturazione di un’abitazione o di un immobile. Le condizioni riguardano il valore Isee di chi ha stipulato il mutuo, che non deve essere superiore a 35.000 euro. Il valore del mutuo, invece, deve rientrare nei 200 mila euro e il sottoscrivente deve essere in regola con i pagamenti delle rate. La rinegoziazione del mutuo sarà gratuita, ovvero senza spese di commissione. Per alleggerire le rate la norma potrebbe prevedere anche una dilazione della durata residua del finanziamento fino a 5 anni, non oltre i 25 totali.
L’incognita resta sul tasso che verrà applicato al passaggio. A ogni modo il passaggio dal tasso variabile al fisso sarà più vantaggioso. Ovviamente è bene farsi fare prima un preventivo dagli istituti bancari. scaranobruno7@gmail.com