MONT SAINT MICHEL

un mondo di santuari
By Domenico Lanci
Pubblicato il 3 Febbraio 2014

UNIVERSALMENTE RICONOSCIUTO COME LA MERVEILLE DE L’OCCIDENT, L’UNICA STRADA DEL BORGO GIRA ATTORNO AL MONTE E SALE IN FORTE PENDENZA FIANCHEGGIATA DA COLORITI NEGOZI. È D’OBBLIGO FERMARSI PER GODERE LA MAGNIFICA VISTA SUL PODEROSO TORRIONE DELLA CROCIERA CON GUGLIA ALTA 74 METRI SORMONTATA DALLA STATUA DELL’ARCANGELO  Quando l’opera dell’uomo si coniuga con le meraviglie della natura il risultato è fantastico. Lo dimostra chiaramente la stupenda collina granitica di Mont Saint Michel che si trova sulle coste della Normandia a nord-ovest della Francia. Nel 1979, l’Unesco, per la sua bellezza e unicità, l’ha dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità. A tal proposito scrive Matteo Liberti: “La sua bellezza architettonica, unita alla suggestione della baia e delle sue maree quotidiane, fanno infatti di Mont Saint Michel il luogo maggiormente frequentato della Normandia e della Francia”. È l’unica formazione rocciosa all’interno dell’ampia baia sabbiosa di Saint Malo.

Anticamente nei suoi dintorni si stanziarono tribù celtiche che utilizzavano le grotte per compiere riti druidici. Il druidismo era una religione basata su due credenze: nell’immortalità dell’anima che al momento della morte entrava nel corpo di un neonato e nella credenza che i druidi discendessero da Beleno, il dio del sole. Si spiega così l’antico nome di Mons vel tumba Beleni, ossia Monte o Tomba di Beleno.

In seguito, intorno al VI secolo, con l’avvento del cristianesimo e il diffondersi in Europa del culto di san Michele arcangelo, sulla sommità venne eretta un’abbazia in onore dell’arcangelo. Così l’antico nome pagano Tomba del dio Beleno venne sostituto con quello cristiano di Mont Saint Michel au-péril-de-la-mer, Monte san Michele al pericolo del mare.

Nel medioevo si strinse un gemellaggio tra il santuario di san Michele al Gargano (Fg) del IV secolo e quello di Normandia. Ma anche con un altro che si trova in Piemonte, San Michele in Val di Susa (To). C’è chi si è dilettato ad escogitare una singolare simmetria tra i tre santuari europei con una città del Medioriente: “I tre luoghi sacri – sostiene l’originale ricercatore – si trovano a 1000 chilometri di distanza l’uno dall’altro, esattamente allineati lungo una retta che, prolungata in linea d’aria, conduce a Gerusalemme”.

Sull’origine di Mont Saint Michel si raccontano molteplici storie, tutte avvolte in uno stile tipicamente leggendario. Tra le tante narrazioni scelgo quella più nota. Si narra che nel 708, l’arcangelo Michele apparisse per tre volte a sant’Oberto, vescovo di Avranches, per chiedergli di costruirgli una chiesa sul monte. Il monsignore per due volte eluse la richiesta. L’arcangelo Michele allora gli apparve di nuovo e posandogli il dito sul capo, gli provocò un foro rotondo al cranio, lasciandolo tuttavia in vita. Il cranio col foro si conserva nella cattedrale di Avranches. Solo dopo questo evento il vescovo si decise a costruire una prima chiesa sul Monte Tombe che fu consacrata il 16 ottobre 709. Quell’edificio può considerarsi a buon diritto l’embrione dell’attuale santuario.

Nel 966 giunse sul Mont Saint Michel una fervente comunità di benedettini, che iniziò la costruzione dell’abbazia. I lavori si protrarranno per quasi otto secoli con un ininterrotto perfezionamento e ingrandimento in cui si sono fusi più stili, dall’arte romanica a quella gotica. Non per nulla oggi Mont Saint Michel è universalmente riconosciuto come la Merveille de l’Occident.

Nel corso dei secoli il Monte non ha mai cessato di essere polo di attrazione per milioni di pellegrini. Anche se non mancarono momenti bui. Nel 1791, la Rivoluzione francese cacciò via i monaci e utilizzò la vetusta abbazia come prigione, dove furono incarcerati oltre 300 sacerdoti che si rifiutarono di sottomettersi alla nuova costituzione civile del clero. Solo nel 1863, sotto il vescovo di Coutances, Mont Saint Michel recuperò la sua primigenia vocazione. Nel 1966, una piccola comunità monastica poté nuovamente insediarsi tra le sue mura.

I pellegrinaggi, sebbene interrotti per storiche vicissitudini, non scomparvero. Recen-temente nel 2008, XIII centenario del santuario, numerosissimi pellegrini da tutto il mondo sono tornati a pregare sul Monte.

Nel precisare il nome cristiano del Monte ho scritto Mont Saint-Michel au-péril-de-la-mer. Il termine péril significa pericolo. Ma da che cosa? Dalle maree che caratterizzano la famosa baia. Da un lato esse vengono considerate uno spettacolo da vedere, dall’altro, soprattutto in passato, hanno rappresentato un vero pericolo. Non di rado, infatti, persone che si aggiravano ignare nella baia sono state sorprese e travolte dalle maree. Lo studioso Fabio Catino ci spiega scientificamente il fenomeno: “Le maree sono un movimento periodico e regolare di sollevamento e di abbassamento dell’acqua del mare causato dalle forze gravitazionali che agiscono nel sistema Terra-Luna-Sole. Non c’è probabilmente miglior posto di Mont Saint-Michel. Questa pittoresca rocca medievale circa due volte al giorno diventa praticamente un’isola. Il mare avanza vertiginosamente dalla linea di bassa marea preceduto da un rombo sordo che rende attoniti in un tumulto di schiume che, secondo lo scrittore Victor Hugo, “avanza rapido quanto un cavallo al galoppo”.

Oggi Mont Saint Michel si può raggiungere comodamente. “Lo splendido isolotto – ci informa lo scrittore Vincenzo Mercante – è unito alla terraferma da una diga lunga 1800 metri, al riparo anche dall’alta marea, sopra la quale corre una strada asfaltata che rende accessibile l’isola da Pontorson. Vi si accede attraverso la porta de l’Avancée e si prosegue per l’unica spaziosa strada del borgo, la grande strada che gira attorno al monte e sale in forte pendenza fiancheggiata da coloriti negozi di souvenirs. È d’obbligo fermarsi per godere la magnifica vista sul poderoso torrione quadrato della crociera con guglia, alta 74 metri, sormontata dalla statua dell’arcangelo”.

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