La gioventù ribelle, il difficile rapporto con i genitori, il vizio del bere e l’arte paziente della scrittura, la passione incontenibile per la roccia e per le cime, lo spleen di Erto, un piccolo borgo tra i monti friulani, a poca distanza dal Vajont e dalla sua tragedia. È un ritratto di uomo e di artista senza veli e senza reticenze quello che emerge da un documentario di paziente osservazione e di molte ispirate citazioni letterarie lette dalla voce di Giancarlo Giannini.
Mordace ma lontano dalla sua figura di commentatore televisivo, Mauro Corona si racconta anche attraverso incontri e chiacchierate con cari amici come Piero Pelù, Erri De Luca, Davide Van De Sfroos che lo vanno a trovare nella sua “tana”. I pensieri e la vita dello scrittore, scultore e alpinista si dipanano in un incontenibile e profondo flusso di coscienza che scava in un mondo di ricordi, a tratti allegri, a tratti cupi, e tra le mille parole che il romanziere cesella nella sua caverna studio. In parallelo, la maestosa scenografia delle cime che Corona scala e abbraccia come creature vive e familiari.
La regia attenta del giovane Pagani, coprodotto da Ushuaia Film e Wanted Cinema, trae dal suo soggetto di indagine una autenticità che raramente si è vista in film su altre figure tanto carismatiche. Le citazioni della voce narrante sono tratte dal libro Le altalene e interpretate da Giancarlo Giannini, mentre Van De Sfroos esegue nel film La mia vita finché capita (in uscita il 5 maggio) la sua canzone Stella bugiarda.