La vittoria contro l’Ucraina, a metà settembre, è stata la prima per Luciano Spalletti, il nuovo allenatore (allenatore? selezionatore? commissario tecnico?, fate voi…) dell’Italia. Si è trattato di una vittoria che ha fatto seguito allo striminzito pareggio con la Macedonia del Nord, deludente la sua parte, ma che andrebbe visto con occhi non offuscati dal patrio sentimento affettivo per l’italica pedata: questo è il calcio italiano, bellezza…
Spalletti, toscano di Certaldo, dove è nato nel marzo del 1959, ha un cursus honorum tutto sommato notevole e contrappuntato da alti e bassi, come è del resto inevitabile per un tecnico che è sui campi di calcio da lustri e ha toccato la vetta vincendo lo scudetto con il Napoli, la scorsa stagione. Crediamo che sia stata proprio questa vittoria a far propendere la Federcalcio nell’affidare al tecnico toscano la rincorsa verso l’alto della nazionale azzurra che deve farsi perdonare le clamorose assenze alla fase finale delle due ultime rassegne del calcio mondiale.
La vittoria con l’Ucraina (non senza qualche patema, anche stavolta…) ha comunque archiviato e fatto dimenticare la delusione per il precedente pareggio con la Macedonia del Nord, e rilanciato l’Italia in classifica del gruppo C (passano le prime due di ciascun girone), più incerto che mai. La deludente prestazione contro la Macedonia del Nord aveva messo in apprensione un po’ tutti e Fabio Cannavaro, prestigioso capitano di una nazionale vincente, ai microfoni di Radio anch’io sport, su Rai Radio Uno, non aveva usato perifrasi: “Al di là degli uomini in campo, dovremo tornare ad avere uno spirito più da Italia. Siamo sempre stati abituati a ingannare gli avversari, a non voler perdere, oggi invece cala l’attenzione troppo facilmente. Siamo in difficoltà da qualche anno. Non investiamo più in strutture, nei giovani, si fanno meno figli. Ci sono tante spiegazioni, però fa male”. Per il campione del mondo “è una questione di numeri: nel 2006 Lippi aveva la possibilità di scegliere su un parco giocatori che nel complesso era costituito al 70 per cento da italiani e il 30 per cento da stranieri. Oggi è l’esatto contrario, la nostra crisi, la crisi del calcio di vertice a livello di Nazionale, è proprio una questione di numeri”.
Per tornare alle vicende del girone di qualificazione, a parte Malta, ancora ferma a quota zero punti, tutte le altre squadre sono in ballo per il passaggio alla fase successiva. La qualificazione degli azzurri passerà dalle prossime sfide contro Malta, Inghilterra, Macedonia del Nord e Ucraina. Ci sarà tempo, per evitare un’altra delusione. Ma naturalmente serviranno idee, piedi buoni e grinta: e spetterà proprio a Luciano il taumaturgo il compito non proprio impossibile ma certamente impegnativo di dare corpo e sostanza ai sogni azzurri.