L’IMPRESA DI VALORIZZARE SAPERE E DIALOGO

Non un posto di lavoro, ma un posto in cui poter lavorare, esprimere le proprie potenzialità, realizzare il proprio sé personale e professionale. Un luogo dove mettere insieme e far dialogare generazioni, culture e mercati diversi, accomunati dall’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone in modo responsabile e sostenibile. Tutto questo è Loccioni Group, un’impresa familiare fondata nel 1968 nella periferia marchigiana dalla volontà di Enrico Loccioni e di sua moglie Graziella di creare sul territorio, e diffondere nel mondo, un modello imprenditoriale che sviluppasse lavoro e conoscenza, integrando idee, persone e tecnologie, in funzione del miglioramento della qualità di prodotti e processi dell’industria manifatturiera e dei servizi.

Unica impresa italiana sul podio dei migliori ambienti di lavoro 2014 “Great Place to Work”, quella del gruppo Loccioni, diretto oggi dal giovane imprenditore Claudio Loccioni (figlio di Enrico e Graziella) è una open company aperta ai giovani ma anche a chi ha tanta esperienza, a clienti, a fornitori, a concorrenti, alla comunità scientifica e a quella istituzionale. Un’apertura che alimenta il desiderio continuo di approfondimento, di nuovo sapere, la voglia di cambiamento, l’innovazione.

Un’impresa della conoscenza, in cui non ci sono dipendenti, ma collaboratori intraprenditori, azionisti del lavoro, che investono i loro saperi nell’impresa, condividendone i risultati. Un’impresa in cui si può crescere per merito e passione. Un luogo dove poter realizzare i propri progetti, far vivere le proprie passioni, raccogliendo nuove sfide con coraggio e intraprendenza. Un luogo dove esprimere la propria identità professionale e riscoprire la bellezza del lavoro, le cui chiavi di volta sono ricerca, innovazione ma soprattutto valorizzazione del sapere e del dialogo per arricchire e migliorare l’esperienza di vita di ogni singolo individuo.

Un luogo che mi fa pensare per un istante a quel convento dove san Gabriele trascorre la sua breve vita, riuscendo a vedere ogni persona in Dio e in ordine a Dio, cogliendo bene la sfida di Cristo di saperlo riconoscere negli altri. Non invidia, né gelosia, né asprezze, né mormorazioni ma solo la carità che tutto comprende. Delle necessità degli altri non gli sfugge niente nonostante i finti rimbrotti del direttore. Se c’è una preferenza è per quelli che vede più isolati o che gli restano più pesanti a starci insieme in convento.

E così come quel convento di Isola, nella periferia teramana, esplode alla notorietà con san Gabriele, anche questa azienda nata tra Jesi e Fabriano in un’area marginale, incastrata tra il fiume Esino e la ferrovia, di poco interesse, oggi è un giardino dove si semina bellezza, è un fiume adottato, per la messa in sicurezza e la valorizzazione del luogo, è un territorio rigenerato attraverso il lavoro.

L'ECO di San Gabriele
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