LAVORARE CON IL CUORE

Il beato padre Bernardo Silvestrelli (1831-1911) dopo molti anni, ricorderà ancora stupito che in Gabriele, suo compagno di noviziato, “la cosa più notevole fu la facilità con cui si adattò alla vita religiosa e alla pratica di quelle virtù che sono proprie dei novizi. Negli altri, aggiunge, questo avviene di solito gradualmente e spesso con alti e bassi; in Gabriele tutto fu conseguito per via di slancio”.

Gabriele, dunque, appena entra in convento chiude con il passato; a lui diventa subito familiare l’espressione “fare l’osservanza”. Immediatamente impara che nel nuovo ambiente la vita non è regolata dalle proprie scelte ma da un orario che scandisce impegni e attività. Pur abituato a tutt’altro modo di vivere, Gabriele non si sente a disagio, anzi sembra che quella sia stata la sua vita da sempre. Dà subito l’impressione di essere fatto per “l’osservanza” per la facilità e la gioia che accompagnano il suo agire. Segue le norme con tale disinvoltura e diligenza da stupire tutti i religiosi, giovani e anziani.

Chi lo vede si domanda come mai quel nuovo arrivato non senta i morsi della stanchezza o non soffra gli smarrimenti del principiante. La risposta sta nella decisione di Gabriele di non arrendersi davanti a nessuna difficoltà perché vuole diventare santo. Così comincia la vita religiosa di Gabriele e così finirà: non ci saranno sussulti, né esaltanti vicende esteriori da tramandare alla storia. La sua storia è intessuta di piccole cose e scorre lineare sul filo dell’ordinarietà. Propone: “Eseguirò esattamente le cose ordinarie, mortificandomi in quello che mi impedisce di conseguire la perfetta osservanza. Adempirò ogni cosa benché minima”.

Fedele all’impegno, esegue tutto in modo lodevole. Gli insegnano a “camminare alla presenza di Dio” e Gabriele è sempre sintonizzato sulla lunghezza d’onda del Signore. Gesti che altri addormentati nell’abitudine o incapaci di rompere la corteccia della consuetudine, sviliscono scioccamente oppure trascurano con compiaciuta e superficiale superiorità, lui li compie con ammirabile spirito di fede. I confratelli lo vedono sempre migliore, lodano la sua puntualità e gioia nel partecipare agli atti comuni e guardandolo si sentono spinti a imitarlo.

Dirà il direttore padre Norberto: “Si applicò con tutto l’impegno ad animare con spirito di amore e di fede, con retta e pura intenzione quello che faceva, dalle cose più sante alle più indifferenti”. “Inimicissimo delle singolarità”, diventa martire e poeta del quotidiano. Il quotidiano è il suo pane, il semplice il suo eroismo, l’ordinario il suo canto. Rende prezioso e santifica anche ciò che apparentemente è banale e insignificante. Quello che lui vive non è mai monotona ripetizione del già fatto. Le piccole, fragili cose di ogni giorno diventano grandi per lo spirito con cui le compie; con esse compone il mosaico della sua santità. Lo dice anche ai confratelli: “Dio non guarda il quanto ma il come; la nostra perfezione non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare bene le ordinarie”. Ordinario quello che compie, straordinario lo spirito che vi mette.

Molte volte, ricorderà ancora padre Norberto, mi pregò che gli permettessi di emettere il voto speciale di compiere sempre il più perfetto; desisté dal pregarmi solo quando vide in me la risoluzione di non accordarglielo; seguì il mio consiglio di farlo ma senza voto, e lo fece sempre serenamente”. Il suo eroismo non è uno slancio passeggero, né frutto di un facile entusiasmo, ma impegno di ogni attimo di vita per tutta la vita. Compie il dovere con inflessibile fedeltà senza evasioni nel sogno che cancella il presente concreto con le sue esigenze anche crocifiggenti.

Padre Norberto attesta: “Sembra che Gabriele non sappia vivere che di virtù”. Quando in seguito gli domanderanno curiosi: “Ma cosa ha mai fatto Gabriele per diventare santo?”, lui leggendo pagine incancellabili nella memoria, risponderà commosso: “Il mio Gabriele, non ha fatto niente di straordinario, ma ha lavorato con il cuore”.

Il cuore di Gabriele! In quel giovane cuore, traboccante di amore di Dio e che tutto compie per amore di Dio, è scritto il segreto della sua sanità.

L'ECO di San Gabriele
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