LA TOMBA VUOTA

By Gabriele Cingolani
Pubblicato il 4 Giugno 2022

Che Gesù sarebbe risorto era chiaro dai segni con cui gli evangelisti raccontano la sua morte. Il velo del tempio che si spacca, i sobbalzi cosmici rivelatori della presenza di Dio, la proclamazione della divinità del Crocifisso, le conversioni, il sangue e l’acqua dal cuore trapassato. Ma tutto questo è stato compreso alla luce della risurrezione. Perciò nessun evangelista chiude il vangelo con la morte e la sepoltura, ma ognuno aggiunge gli eventi storici che fondano la testimonianza cristiana della risurrezione di Gesù: la tomba vuota, le apparizioni e la trasformazione dei discepoli.

Il fatto storico del passaggio di Gesù dalla morte alla vita non è raccontabile perché non fu visto da nessuno e perché è un’azione divina percepibile solo nella fede, ma gli elementi del suo contesto sono descrivibili. Per Marco la tomba vuota è sufficiente per assicurare che Gesù è risorto. Non occorre rivederlo vivo. Le donne che il primo giorno dopo il sabato vanno con gli aromi per le unzioni al suo corpo trovano il masso rotolato via e la tomba vuota. Un giovane vestito di bianco le attende al posto del morto e annuncia: È risorto, non è qui, 16,6. Poi ordina loro di spronare i discepoli a radunarsi in Galilea per incontrarlo come promesso. Ma l’incontro non è raccontato. Marco termina così il suo Vangelo. I brani seguenti sono aggiunti da altra mano per accennare alle apparizioni raccontate dagli altri evangelisti.

I primi eventi suscitano stupore, ma non ancora la fede. La tomba vuota lascia solo frastornati. Messaggeri inaspettati dicono che è risorto: un uomo in Marco, due in Luca, un angelo in Matteo. Ma non convincono. La risurrezione è al di fuori di ogni aspettativa. Secondo Matteo l’apertura della tomba avviene in presenza delle donne appena arrivate sul luogo, ed è accompagnata da un terremoto analogo a quello avvenuto alla morte di Gesù. Le donne sono rassicurate dall’angelo e inviate a comunicare la notizia ai discepoli. Le guardie tramortite corrono a riferire l’accaduto ai capi. Sono pagate per propalare la versione che i discepoli hanno trafugato il morto. Segno evidente che la corruzione del potere non è cominciata ai nostri giorni.

In Luca e Giovanni le donne corrono ad informare gli apostoli, ma essi le prendono per allucinate. Maria di Magdala è coinvolta in prima persona in tutti i racconti. In Giovanni ella è sola quando scopre la tomba aperta. Corre ad avvisare Pietro e il discepolo amato da Gesù. Solo costui crede nel vedere la tomba vuota. Forse è aiutato dal fatto che il lenzuolo di lino giaceva afflosciato per terra senza essere srotolato e senza più contenere il corpo che avvolgeva. Ma la fede è ancora difficile, sia per gli innamorati come la Maddalena che per i calcolatori come Pietro. La tomba vuota non riesce a scalfire l’incredulità e lo scoramento in cui l’uragano della Passione aveva sbattuto i discepoli.

Allora ecco le apparizioni. Esse non avvengono con lampeggi abbaglianti come nei fuochi di artificio, ma in modo semplice e familiare, per la strada, nei luoghi di lavoro, a mensa. Non hanno lo scopo di stravincere, ma di risuscitare e confermare la fede perché serva da testimonianza al futuro. Il Risorto non va a presentarsi all’imperatore di Roma né a quelli che l’hanno rifiutato, ma agli umili che l’avevano seguito e che sono rimasti avviliti in seguito alla Passione. Dolcezza infinita, mai rinfaccia la figuraccia che hanno fatto nel momento della prova.

Matteo racconta due apparizioni, Luca tre e Giovanni quattro. Quasi tutte hanno alcuni elementi in comune: i discepoli dubitano, pensano di vedere un fantasma, non si entusiasmano. È impossibile insinuare che siano allucinati o che inventino i fatti. Gesù li rimprovera per l’incredulità, li sprona a credere, si fa riconoscere, si fa toccare, ricorda i tempi di prima, mangia con loro. Spesso il riconoscimento avviene nello “spezzare il pane”, cioè nel celebrare l’Eucaristia. Il Risorto resta coi suoi tutto il tempo necessario per garantire che la fede dei suoi sia forte quanto basta per resistere e per essere trasmessa. Ciò che egli continua a fare anche oggi, con il suo Spirito, per la forza e la testimonianza della nostra fede.

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