L’Africa sta assumendo su di sé, in termini di vocazioni e strutture missionarie, la grande crisi di senso e di fede che sta attraversando invece l’Occidente. L’istituzione gerarchica è quella che appare più in affanno
Su una popolazione mondiale di 7.785.769.000 persone, alla data del 31 dicembre 2021, i cattolici sono pari a 1.375.852.000 persone con un aumento complessivo di 16.240.000 cattolici rispetto all’anno precedente. L’aumento interessa tutti i continenti, tranne l’Europa (-244.000). Come nel passato è più marcato in Africa (+8.312.000) e in America (+6.629.000); seguono Asia (+1.488.000) e Oceania (+55.000).
I dati e le statistiche che ogni anno l’agenzia Fides ci propone – diffusi nel 2023 a ridosso della 97.ma Giornata Missionaria Mondiale, celebrata il 22 ottobre dello scorso anno -, sono molto utili perché “raccontano” un quadro panoramico di come la Chiesa si presenti e sia riconosciuta nel mondo. Le statistiche sono tratte dall’ultimo Annuario Statistico della Chiesa (aggiornato al 31 dicembre 2021) e riguardano i membri della Chiesa, le strutture pastorali, le attività nel campo sanitario, assistenziale ed educativo.
La prima considerazione “a vista” riguarda la struttura ecclesiastica e la gerarchia, un po’ in diminuzione ovunque. I vescovi diminuiscono, ma anche i sacerdoti non sono da meno, circa duemila e qualcosa in totale. Perché se è l’Occidente ricco e de-sacralizzato, Europa e America, a fare le spese di un calo delle vocazioni religiose, poi ci pensa l’Africa, ma anche l’Asia, a pareggiare un po’ il conto. Fuori dai nostri confini occidentali, insomma, le vocazioni aumentano in modo vertiginoso. La “nuova” Chiesa africana dà l’esempio. E mentre diminuiscono i sacerdoti diocesani, e quelli religiosi, aumentano i diaconi permanenti in tutti i continenti, compresa l’Europa. Insieme ai diaconi, si denota anche una crescita dei catechisti e degli operatori pastorali.
Il calo delle vocazioni tocca da vicino le religiose. Gli aumenti si registrano, ancora una volta, in Africa (+2.275) e in Asia (+366), mentre le diminuzioni in Europa (-7.804), America (-5.185) e Oceania (–240). Interessante il dato riguardante l’istruzione e l’educazione. La Chiesa gestisce nel mondo 74.368 scuole materne; 100.939 scuole primarie; 49.868 istituti secondari. Mentre gli istituti sanitari, di beneficenza e assistenza gestiti nel mondo dalla Chiesa cattolica comprendono: 5.405 ospedali, 14.205 dispensari, 567 lebbrosari, 15.276 case per anziani, malati cronici ed handicappati, 9.703 orfanotrofi, 10.567 giardini d’infanzia, 10.604 consultori matrimoniali, 3.287 centri di educazione o rieducazione sociale e 35.529 istituzioni sociali di altro tipo.
I dati diffusi da Fides ci dicono, ancora una volta, quanto l’idea di Chiesa stia cambiando nel mondo. Il sacro, in particolare, tutte le forme del sacro e la sua rappresentazione, appaiono in crisi. Ed è l’istituzione gerarchica che appare più in affanno. Sempre meno preti in Europa e America, sempre più pastori in Africa. Il “continente nuovo” sta assumendo su di sé, in termini di vocazioni e strutture missionarie, la grande crisi di senso e di fede che sta attraversando invece l’Occidente.
Meno preti, ma anche meno religiosi. E soprattutto, valore negativo già visto negli ultimi anni come tenenza generale, meno religiose. Se la vocazione religiosa è entrata in una fase di crisi, occorre dire che la Chiesa viene “vista” molto dalle popolazioni sparse nel mondo e non solo da esse – se pensiamo alla diplomazia vaticana, da sempre al centro di mediazioni di pace in ogni angolo del pianeta – come amica dell’umanità ferita e abbandonata. Una Chiesa, per dirla con papa Francesco, “ospedale da campo” dopo la battaglia.
Una Chiesa che sa essere di aiuto a chi soffre, a chi ha fame, a chi cerca di fuggire dal resto del mondo per mancanza di democrazia e libertà. Una Chiesa che è primaria assistenza nei continenti cosiddetti del terzo mondo. Ma diventa centro eccellente di welfare state nell’Occidente ricco, quasi assumendosi su di sé l’intero costo di una povertà che comunque cresce e si sviluppa nella terra del capitalismo.
Numeri e dati che non da oggi tengono impegnati idee, uomini, pastori. Se la crisi del sacro sembra abbracciare sempre di più le Chiese e le fedi, non lo è l’idea di una Chiesa amica dell’umanità. Una sottolineatura alla quale il magistero petrino si aggrappa con la forza della visibilità e della spiritualità proprie di papa Francesco.
Poi, certo, c’è il dato dei diaconi permanenti in aumento. Come a dire che, oltre i sacerdoti, un’altra forma di servire il sacro c’è, sta venendo fuori, indicando strade diverse al sacerdozio. Anche qui, oltre i catechisti, si assiste a una presenza delle donne che si impegnano nelle attività pastorali più numerosa rispetto al passato. In ogni caso, questo numeri saranno la base per le discussioni al prossimo Conclave, quando tutta la Chiesa dovrà fare i conti con le sue fragilità istituzionali ma anche con la sua forza interiore che si basa sull’annuncio del Vangelo.
In fondo, se il popolo di Dio, continuerà a credere – e non ci sono dati che inducono a dire il contrario – e ad appoggiarsi alle spalle amiche della Chiesa, allora anche i pastori, i religiosi e le religiose, vivranno un tempo di rinascita.
Il tempo di Dio per un’umanità che ha bisogno del suo sguardo caritatevole e salvifico. E lo spazio di Dio in un Tempio che ha bisogno di una sua cura, attenzione e devozione.
Il tempo e lo spazio per un annuncio del Vangelo che sì, questo, davvero non cambierà mai.