LA GRATUITà TRA ANACRONISMO E INCREDULITà

Chiamato a esprimermi sull’esperienza celestiniana del perdono non sapevo che argomento trattare sulla prestigiosa rivista de L’Eco di san Gabriele. Poi, d’incanto, la rivelazione. Siamo stati invasi da 300 mila alpini per l’Adunata nazionale, ci hanno chiesto ospitalità con tende, camper, brandine attorno e dentro il complesso della mensa di Celestino in via Paolucci. Abbiamo allestito un campo meraviglioso, con fontane per l’acqua potabile, corrente elettrica, scarichi, servizi igienici. La mensa sempre aperta a circa 200 alpini, sia a pranzo che a cena. Per loro avevamo preparato le migliori pietanze locali affinché rimanesse in loro il ricordo dei buoni sapori della nostra amata terra (pasta all’amatriciana, arrosticini, salsicce, arrosti, pecorini, affettati, eccetera). “Quanto dobbiamo per il disturbo?” era la domanda ricorrente. L’unica possibile, e per noi logica, risposta: “nulla…”. L’incredulità a tale risposta è stata di grande e manifesta evidenza che bisognava spiegarlo. Due erano i motivi di tale scelta.

Il primo, che era il minimo che potevamo fare dopo aver avuto e saggiato la possente solidarietà degli alpini durante le fasi dell’emergenza dopo il sisma del 2009. Se avessimo perso questa occasione per rendere (molto modestamente ma nella maniera unica possibile) “l’affetto” ricevuto, avremmo dovuto sotterrarci per la vergogna.

Il secondo è che la vera amicizia è gratuita. Come potevamo intessere amicizie solide e durature nel tempo se avessimo chiesto il pagamento per il sorriso dato!

Siamo stati accarezzati dalla solidarietà e dall’amicizia gratuita degli alpini di tutta Italia durante il bisogno e ora, con l’adunata nazionale, hanno voluto coraggiosamente consolidare quell’esperienza, nonostante la città ferita e impraticabile nella gran parte del centro storico. La città ha vissuto giorni di grande emozione e mentre scrivo mi commuovo ancora al ricordo del tricolore che sventolava con orgoglio e decisione da quelle braccia di giovani e anziani di tutta Italia con negli occhi allegria, vitalità e coraggio: “una botta di vita” che la città non dimenticherà mai!

La gratuità è il filo logico che unisce e riconosce il valore dell’altro, che non prezza i rapporti ma li lega indissolubilmente. Siamo convinti che le sezioni di alpini da noi ospitate ci vorranno loro ospiti  e noi sicuramente li richiameremo a stare con noi da buoni amici… in gratuità.

Penso come sia stato dirompente, fuori tempo, “dissacrante” e rivoluzionario il messaggio di 2000 anni or sono di Cristo del dono dell’amore portato all’estremo della gratuità fino a donare se stesso in croce.

Penso però come sia ancora oggi difficile capire un gesto gratuito di fronte a una società intrisa di prezzo, di costo. Ma la consapevolezza dell’incomprensione è la prova della bontà dell’azione: più è controcorrente e anacronistica e più è autenticamente cristiana.

Penso a quanti si rifiutano di comprendere la gratuità dei gesti di quotidiana solidarietà che vengono svolti nella struttura della mensa di Celestino. Nutro un sincero sentimento di pietà per loro, perché confusi con la logica di convenienze economiche, del dare e dell’avere più che dell’essere.

E qui veniamo al senso del perdono, come “per-dono” cioè grande dono, super, così grande e importante che non ha prezzo, cioè gratuito. Incredulo, impensabile, fuori logica. Commovente ed emozionante, perciò disarmante, accogliente, appagatore: crea un legame indissolubile tra chi lo riceve e chi lo offre: un’amicizia gratuita.

Sarà sicuramente questo il campo di battaglia su cui si gioca la credibilità della chiesa al confronto di ideologie emergenti e concorrenti.

Sicuramente il clero deve fare ammenda delle sante parole del pontefice in tema di povertà e sobrietà, di gratuità del servizio e dei sacramenti: non c’è più tempo per i tentennamenti. O si torna alla rivoluzione della gratuità oppure non c’è futuro. “Vi sarà tolto e sarà dato a chi saprà farlo fruttare…”. Lui non si riferiva certo al frutto economico di ogni prete, ma ai frutti dello Spirito. I tempi sono preoccupanti e urgentemente pressanti. Il popolo di Dio ha bisogno di opere concrete di sobrietà, di “lucerne sul moggio” e non di accumulatori di beni.

Fin quanto sarà ancora capace la santità di un pontefice a salvare la chiesa? “Quando il Figlio dell’uomo tornerà, troverà ancora fede?”.

 

LA PERDONANZA all’EXPO

La Perdonanza Celestiniana è un evento storico-religioso che si tiene annualmente a L’Aquila e che ha il suo apice con l’apertura della Porta Santa il 28 agosto. Il nome deriva dalla Bolla pontificia che papa Celestino V emanò nel 1294 e con cui concede l’indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, entri nella basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto a quelli del 29. L’evento, che quest’anno celebra la 721ª edizione, è dunque precursore del Giubileo istituito da papa Bonifacio VIII nel 1300 ed è stato nel tempo accompagnato da numerose altre manifestazioni di carattere civico e storico che si svolgono durante tutta l’ultima settimana di agosto. Quest’anno, inoltre, la Bolla del perdono è arrivata anche all’Expo di Milano dove resterà esposta fino al 31 ottobre all’interno del padiglione Italia, area Eataly, nell’ambito della mostra Il Tesoro d’Italia. Ovviamente rientrerà a L’Aquila per il periodo della Perdonanza.