Sono una giovane studentessa di teologia e studiando il vangelo mi sono imbattuta nella figura di Giuda Iscariota. Figura inquietante! Da un po’ di tempo mi interrogo sul perché non rivedere l’accusa di traditore per denaro con cui viene bollato? In fondo pensava che Gesù fosse il messia anche se a modo suo, di qui la delusione. Ilaria (Pescara)
La figura di Giuda, figlio di Simone detto Iscariota, è diventata l’icona del tradimento. Secondo l’evangelista Giovanni Gesù, nell’ultima cena, pronuncia su di lui parole forti, ma anche lui, Giovanni, non è più tenero. C’è, dunque, un giudizio severo sull’atto di questo apostolo che origina da una sua libera decisione e che si consuma con un bacio di tradimento. C’è un tentativo estremo di pentimento quando corre a restituire il prezzo del tradimento, ma, ritrovatosi solo, compie il gesto estremo. Una morte senz’altro atroce che sugella un’illusione delusa, causata dal sogno di un messia politico caduto miseramente. Nella figura di Giuda si intrecciano due dimensioni non facilmente eludibili. Da una parte c’è la libertà umana: egli è pur sempre responsabile del suo atto che non può essere privato della sua realtà umana segnata dal peccato.
Dall’altra c’è, soprattutto, il disegno trascendente di Dio. La storia della salvezza e l’agire divino passano attraverso le vicende umane: è questa una delle leggi costanti della rivelazione biblica. Nel dramma di un tradimento, nell’odio di un gruppo di persone, nell’ingiustizia di due tribunali: il sinedrio e il pretorio, nella violenza della passione e dell’esecuzione capitale origina la fecondità liberatrice della redenzione.
Non va dimenticato, inoltre, che la salvezza accade nella storia dell’uomo infarcita di miseria nella quale Dio opera per redimerla. Ne consegue che non può essere detto nulla sul dopo il suicidio perché tutto è affidato all’amore salvifico di Dio. Solo lui conosce il cuore dell’uomo e il sentire profondo di un uomo che compie un gesto estremo. Il segreto dell’istante supremo rimane aperto solo a Giuda e a Dio, che vede le profondità dell’uomo.