Invernale

di Dario Voltolini,
La nave di Teseo – pp. 144, euro 17,00

La forza della poesia è in ciò che non si dice. Tra un verso e l’altro saltano fuori frammenti, immagini che si intuiscono grazie al lavoro di tutti e cinque i sensi; riempire il bianco che le divide è un compito che spetta al lettore. In questo senso Invernale si può davvero dire un romanzo poetico. Quando al mercato ci si ferma al bancone della carne siamo lì, vediamo il rosso vivo del sangue, ascoltiamo lo scrocchio dell’osso tranciato sul ceppo; siamo lì durante le visite in clinica, sentiamo i respiri profondi prima del responso, l’odore di disinfettante nei corridoi, la penna che graffia le analisi sulla cartella; siamo a Torino nel gelo delle prime mattine d’inverno, nel buio oltre il cruscotto sbrinato e nel bianco delle luci al neon, freddissime, del negozio. Tutto ciò che c’è da vedere, sentire e annusare si vede, si sente e si annusa. Un frammento dopo l’altro ricostruiamo un lungo addio, guidati dalla voce essenziale e chirurgica di un figlio costretto a registrare passo dopo passo l’indebolimento e la scomparsa del proprio padre. È un libro che parla di fragilità, pieno di spazi bianchi: ciascuno ci mette i brandelli della propria storia.

L'ECO di San Gabriele
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