IN FILA DA 125 ANNI

L’associazione è stata fondata nel 1898 con l’obiettivo di assicurare cibo ogni giorno gratuitamente alle fasce più povere della popolazione e a chiunque versi in stato di bisogno e vulnerabilità, senza alcun tipo di distinzione. Il vice presidente Luigi Rossi: “Non mi abituerò mai a vedere lo sguardo perso di alcuni giovani…”

Pon inclusione, Programma Operativo Fead Fondo di povertà, Reddito di Cittadinanza, Salario minimo, Pensione sociale, Pensione di cittadinanza, Social Card, Reddito di emergenza, eccetera, eccetera. Quanti ne abbiamo sentiti di annunci e verificati provvedimenti e misure di contrasto alla povertà? Tanti. Peccato, però, che la vastità della miseria allarghi sempre più i confini… Un dato su tutti: osservando i Paesi della ricca Unione Europea, il report 2022 di Eurostat dice che l’8,3 della popolazione non può permettersi un pasto contenente carne, pesce o un equivalente vegetariano ogni due giorni. Inoltre certificano l’allargamento della forbice: i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi. E l’indifferenza, spesso, regna sovrana. Insieme alla mancanza di sincera commozione. Quante volte è capitato di impietosirsi davanti a una richiesta di elemosina, magari perché sulla schiena, legato con un pezzo di lenzuolo, chi ci porge la mano porta il figlioletto assetato o infreddolito? Ma oltre all’obolo occasionale, quanti di noi sono veramente capaci di accettare la realtà per come si pone? Quanti sono capaci di condividere i bisogni dei poveri? Cambiare la propria vita per qualcosa che vale? Perche esistono politiche ingiuste che creano fame e morte? Perché si è così ciechi quando si è parte del sistema? Perché si consente – e parlo dei governi e delle istituzioni che muovono i fili del pianeta – a gente senza scrupoli e avida di denaro di impossessarsi della terra e delle sue ricchezze che dovrebbero, invece, dare da mangiare a tutti? Giustizia sociale e solidarietà non devono restare atti sporadici, magari dettati da intenti umanitari, bensì bisogni dai quali nessuno può prescindere. Anche perché nel mondo globalizzato i nostri destini si incrociano.

In questa direzione una testimonianza significativa di come si debba amare e servire il prossimo ci arriva dall’opulenta e scintillante Milano, centro nevralgico dell’economia del nostro Paese e punto di riferimento internazionale per la moda e il design. Qui, tra i grattaceli della city e le vie dello shopping di lusso, oltre 4 mila persone ogni giorno si mettono in coda per avere una razione di cibo. E c’è chi da 125 anni ha scelto di stare accanto a loro. Una bella e lunga storia di amore e solidarietà, proprio come ci insegna il Signore. Ogni essere umano ci è prossimo, di conseguenza ogni essere umano ha bisogno di chi si pieghi su di lui. Gli “angeli” in questione sono quelli di Pane Quotidiano, una Onlus che assicura cibo gratuitamente a chi ne ha bisogno. Senza chiedere documenti di identità o Isee… Non parliamo di una mensa, ma della distribuzione gratuita di generi alimentari di prima necessità. E recentemente anche di alcuni capi di abbigliamento.

Ho appuntamento in Viale Toscana, confinante con il tecnologico Campus Urbano dell’università Bocconi, mentre l’altra sede è in Viale Monza. Ad attendermi c’è il vice presidente dell’associazione, Luigi Rossi. Amministratore delegato di una prestigiosa società finanziaria. Da anni, oltre ai suoi conti, insieme ai colleghi del Consiglio di amministrazione fa quadrare anche i conti di Pane Quotidiano. Inoltre spetta a lui il compito di curare i rapporti con i media e con l’ambiente esterno. È un mix di personalità e competenza, qualità che unitamente a un gran cuore ne fanno un leader particolarmente apprezzato. Tutti i sabati, poi, “timbra il cartellino” a Pane Quotidiano e insieme alla preziosa e ammirevole schiera di volontari fa in modo che tutto sia in ordine, che non ci siano problemi nella distribuzione, nel lungo serpentone di persone in coda, nella preparazione dei generi alimentari, nella sistemazione dei prodotti in magazzino o nelle celle frigorifere. Naturalmente, oltre al cibo, nutrimento indispensabile per il corpo, qui si dispensa anche tanto amore. Ci si sente amati. E soprattutto per chi vive nella solitudine e nella disperazione, non c’è medicina migliore.

Dottor Rossi, ci presenta Pane Quotidiano?

È un’associazione di matrice laica e senza alcun tipo di matrice politica, anzi direi partitica perché la politica ha un altro e un alto significato. Quest’anno ha tagliato il traguardo dei 125 anni di attività. Nasce grazie a un gruppo di filantropi milanesi nel 1898, a seguito di quella che è stata la famosa rivolta del pane, con l’intento che questo alimento principale non debba mai mancare a nessuno. Negli anni, poi, alla sola razione di pane si è aggiunto altro cibo. L’associazione si è evoluta come anche l’intento che è diventato quello di distribuire una razione alimentare per soddisfare il fabbisogno calorico nell’intero arco della giornata. Quindi cibo sia per il pranzo che per la cena.

Nello specifico cosa distribuite?

La razione alimentare solitamente è composta da un litro di latte, due yogurt, un pacco di pasta con relativo sugo, 150 grammi di pane, una scatoletta di tonno o con l’alternativa, se magari ci sono, dei salumi, bevanda, frutta, verdura e anche dei dolci. Insomma, parliamo di una razione alimentare completa riservata a quanti si presentano nelle nostre sedi, a prescindere dall’età, da 15 giorni di vita fino ai centenari…

Può presentarsi chiunque a chiedere cibo? C’è bisogno di un documento di riconoscimento, autorizzazione o altro?

Assolutamente no. Il nostro motto recita così: Fratello, sorella, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni. Ciò significa che noi non vogliamo prevaricare la dignità di chi si mette ordinatamente in fila per ricevere un aiuto alimentare.

Complessivamente quante razioni alimentari consegnate al giorno?

Oltre 4 mila. Il numero è costante nel corso dell’anno, salvo qualche picco. Ad esempio lo scorso 30 aprile siamo arrivati a circa 5 mila.

L’approvvigionamento del cibo come avviene?

Tutti gli alimenti che noi distribuiamo ci vengono regalati dalle aziende produttrici. Anche perché se dovessimo acquistarli, anziché 125 anni la nostra storia non sarebbe durata neanche 125 ore… Valutando, infatti, gli alimenti di una razione, la spesa per ogni singola persona è di 15/18 euro. Se consideriamo che quest’anno toccheremo circa 1 milione e mezzo di passaggi, moltiplicando la cifra per 15 euro arriviamo a un costo annuo di 22 milioni e 500 mila euro… Noi, quindi, esistiamo solo grazie alla generosità delle aziende che producono alimenti e al prezioso apporto di 170 volontari, di cui 45/60 operativi tutti i giorni. Non tutti, infatti, danno una disponibilità per sei giorni su sette.

Che orari hanno i volontari?

Generalmente arrivano verso le 7.30 e vanno via verso le 12.

La distribuzione delle razioni, invece, a che ora è fissata?

Inizia alle 7.45 sino alle 11.30. Prima della pandemia aprivamo alle 9, poi, con l’intento di evitare assembramenti, abbiamo anticipato l’orario. Anche se la coda si crea comunque. Al momento dell’arrivo dei mezzi pubblici diventa un serpentone impressionante…

Le aziende che contribuiscono sono tutte lombarde o anche di altre regioni?

Sono lombarde, del resto dell’Italia, della Comunità europea e anche internazionali. Andiamo dalla Coca-Cola al pastificio dietro casa…, cioè aziende leader e altre più di nicchia, ma tutte disponibili e presenti. A noi donano le eccedenze, a me piace pensare che queste eccedenze siano prodotte anche un po’ per soddisfare i bisogni di Pane quotidiano…

Com’è la “convivenza” con l’università Bocconi, vostra vicina di casa?

Direi ottima. Con gli studenti e i manager della Bocconi è stata varata una piattaforma, GoodGiving, sulla quale accedono le varie aziende alimentari che hanno delle eccedenze. Attraverso ciò si possono verificare le aziende iscritte in modo da organizzare il ritiro della merce e sapere cosa distribuire nei prossimi tre o quattro giorni. Anche aziende internazionali sono giunte in nostro soccorso. Devo dire, con grandissima soddisfazione, che quando Pane Quotidiano alza la mano c’è sempre qualcuno che risponde presente.

Qual è l’identikit di chi chiede aiuto mettendosi in coda ogni mattina?

Se fino a qualche anno fa era ben chiaro, oggi direi che è più sfumato… Si vedono volti nuovi…

Tipo?

Famiglie intere, molti più italiani. Negli anni 90 il 95% era caratterizzato da cittadini extracomunitari, clandestini, eccetera, mentre solo il 5% riguardava gli italiani. Si rivolgevano a Pane Quotidiano circa 700/800 persone. Col passare del tempo, però, il target è iniziato a cambiare, a partire dal 2003 gli ospiti sono aumentati fino ad arrivare a 2000 al giorno. E cresceva anche la percentuale di cittadini italiani. La fotografia vedeva 30% di italiani e 70% di extracomunitari o comunque stranieri. Oggi, invece, abbiamo 60% di extracomunitari e 40% di italiani… Fino a qualche anno fa la stragrande maggioranza della percentuale di italiani, se non la totalità, era composta dalla fascia di popolazione più debole rappresentata dagli anziani, cioè dal pensionato che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Oggi, invece, oltre al pensionato s’iniziano a vedere italiani più giovani, e questo è un aspetto preoccupante.

Di che età parliamo?

Della fascia 35/50 anni. Cioè persone in piena attività lavorativa. Certamente questo triste fenomeno a Milano è più pronunciato. Un pensionato, ad esempio, e non dico chi ha una pensione di 600 o 800 euro, ma di quello che può contare su 1000 euro mensili, come fa ad arrivare alla fine del mese? Una casa popolare gli costerà almeno 250 euro di affitto? Sto parlando di un alloggio strapopolare… Il riscaldamento poi? Le varie utenze? Ecco che prima della fine del mese i soldi non ci sono più. Non parliamo poi di quelli che prendono una pensione inferiore. Sottolineo ancora che parliamo di una casa strapopolare; ma quanto può costare, invece, un monolocale a Milano? Glielo dico io, non meno di 800/1000 euro… Di conseguenza persone con un certo tipo di reddito fanno fatica a sopravvivere. Tornando allora alla razione alimentare giornaliera distribuita da Pane Quotidiano e al suo valore di circa 15 euro, con 24 giorni al mese è possibile risparmiare circa 360 euro sulla pensione. E non è poco.

I dati sulla povertà sono in costante aumento e la forbice delle disuguaglianze si allarga sempre più. In questa direzione il nostro Paese ha una delle peggiori situazioni all’interno dell’Unione Europea. Dati spaventosi che dovrebbero far riflettere tutti…

Assolutamente. Dovrebbero e devono far riflettere profondamente. Purtroppo in tanti parlano di crisi, però alla fine nessuno ci mette le mani dentro per cercare di capire… Sicuramente è bello ciò che fa Pane Quotidiano o altre realtà simili, però sarebbe opportuno e giusto andare a vedere nelle pieghe di questo fenomeno. Cerchiamo di capire cosa sta veramente succedendo nel nostro Paese. Spesso chi viene a conoscere da vicino la nostra associazione ci dà una pacca sulla spalla ringraziandoci per il lavoro svolto. Sicuramente fa piacere, ci mancherebbe, ma quello che noi facciamo non è assolutamente sufficiente. Pane Quotidiano non sta soddisfacendo un fabbisogno nazionale bensì locale, di una sola provincia italiana, anche se grande come quella di Milano. È chiaro, come dicevo prima, che qui il problema è ancora più preoccupante rispetto ad altre città. Se ad esempio dovessi vivere con 1000 euro a Teramo, forse con i denti e con le unghie riuscirei ad arrivare a fine mese. A Milano non esiste proprio. Parliamo di vizi e virtù comuni alle capitali europee e mondiali, città che oggi sono costrette a convivere con questo tipo di problematica, hanno cioè un costo della vita decisamente superiore ad altre realtà. A New York, ad esempio, i cosiddetti homeless (i senza tetto, ndr) sono in grande aumento.

Come si spiega un costo più alto della vita quando 4 mila persone ogni giorno si mettono in coda per ottenere una razione di cibo?

Perché all’interno di queste città c’è anche tanta gente che ha un alto, per non dire altissimo, potere di spesa e quindi può permettersi di pagare di più i servizi. Chi invece non appartiene a quei redditi, e non sono pochi, hanno problemi di sopravvivenza e quindi si rivolgono a Pane Quotidiano.

Tra coloro che sono in coda ovviamente non compaiono i diversamente abili o comunque chi è impossibilitato a muoversi da casa…

Esattamente. Infatti grazie a una nuova iniziativa stiamo distribuendolo pacchi settimanali a persone invalide al 100% che non possono ritirare il cibo da noi. Attualmente sono circa 300 pacchi consegnati a domicilio ogni settimana. Quindi se parliamo di Milano sicuramente possiamo definirlo un grande aiuto; se allarghiamo lo sguardo all’intero Paese parliamo di una goccia nel lago; se invece consideriamo la situazione nel mondo parliamo di una piccolissima goccia negli oceani… Noi, comunque, nel nostro piccolo andiamo avanti cercando di fare il massimo delle nostre possibilità nei confronti di chi ha bisogno, motivati e spinti soprattutto dall’esempio di tanti volontari.

Immagino che anche il Consiglio di amministrazione sia composto di volontari…

Assolutamente sì, ci mancherebbe. Nessun gettone di presenza, anzi… Le posso garantire che è un Consiglio di amministrazione dove nessuno sgomita per farvi parte…

L’effetto della guerra in Ucraina ha avuto ricadute anche nelle presenze a Pane Quotidiano?

Si, abbiamo avuto un aumento di etnia ucraina, tanti hanno raggiunto i connazionali che lavorano a Milano. Una volta trovato l’alloggio vengono da Pane Quotidiano.

Tornando ai volontari, qual è il profilo di chi offre tempo e impegno nei confronti dei più deboli?

È tra i più variegati, direi trasversale. Tra questi ci sono anche alcuni manager prestigiosi, cognomi altisonanti che quasi in incognito vengono a dare una mano. E insieme a loro ci sono anche tante persone della strada, gente comune. Potrei citare Dario, che non arriva alla fine del mese ed è qui a servire gli altri, ovviamente usufruendo anche lui della razione di cibo. Tutti i volontari sono da ammirare perché donano quello che più di importante hanno nella vita: il loro tempo.

Come si diventa volontari?

Dopo un colloquio conoscitivo c’è un percorso di formazione. Quindi vengono affidati i compiti in base alle competenze e alla disponibilità di tempo.

Pane Quotidiano la domenica resta chiuso. Perché?

Perché per tradizione la domenica non si panifica e quindi seguendo la tradizione dei panificatori, non potendo distribuire il pane, restiamo chiusi. Per questo motivo la razione del sabato è un po’ più abbondante del solito.

Lei come è arrivato a vivere questa esperienza?

Sono più di vent’anni che sono a Pane Quotidiano. Essendo amico dell’attuale presidente, un giorno mi ha invitato a conoscere questa realtà, raccomandandomi, però, di portare il libretto degli assegni…

Nonostante la sua lunga esperienza, c’è qualcosa a cui non riesce ancora ad abituarsi?

Non mi abituerò mai a vedere lo sguardo perso di alcuni giovani… Uno spirito di rassegnazione che parla da solo, è come se gli occhi dicessero io non ce la faccio. Ancora oggi mi viene la pelle d’oca. Come fa una persona di 20, 25, 30 anni a dire io non ce la farò mai? Hai una vita davanti e rinunci a viverla?

Dalle istituzioni ricevete qualche aiuto?

No, per riceverlo dovremmo identificare tutte le persone, ma in quel caso andremmo a prevaricare quello che è lo spirito della nostra associazione. E questo non lo faremo mai. Fortunatamente andiamo avanti grazie al buon cuore dei cittadini milanesi che da 125 anni conoscono Pane Quotidiano. E poi ci sono le nostre gambe, la nostra capacità, il nostro metodo un po’ rudimentale, anche perché la nostra realtà non ha una struttura organizzativa come le grandi associazioni.

Quanti dipendenti ci sono?

Otto: una persona in amministrazione, un’altra in segreteria, un guardiano notturno, tre autisti e due magazzinieri. Con 850 mila euro l’anno riusciamo a produrre numeri importanti: 1 milione e mezzo di razioni alimentari distribuite per un valore commerciale di 25 milioni di euro.

Le spese annue come sono ripartite?

Le voci macro sono rappresentate da 220 mila euro che vanno a coprire i costi dell’energia elettrica (celle frigorifere), 70 mila euro di gasolio, 60 mila euro per l’ammortamento dei mezzi che servono a ritirare le derrate alimentari e poi gli stipendi dei dipendenti. Se Pane Quotidiano lo gestisse il Comune di Milano, ad esempio, per loro ammissione il costo di gestione ammonterebbe a circa 6/7 milioni di euro l’anno. Noi, invece, ce la facciamo con un decimo di quella somma.

Come vi sostenete?

Attraverso donazioni economiche, lasciti, generi alimentari, beni di conforto, raccolte fondi per dipendenti. Naturalmente proprio perché non sono soldi nostri abbiamo una gestione ancor più oculata del denaro, evitando sprechi o spese che non sono indispensabili.

Ci sono stati momenti difficili?

Nei primi anni duemila venivamo qui e tiravamo fuori il portamonete per andare a comperare il pane… Siamo stati a un passo dalla chiusura. Poi, però, pian piano, con grande spirito di abnegazione e sacrifici abbiamo superato le difficoltà mettendo in piedi una bella realtà. Naturalmente gli affanni non mancano mai…

L'ECO di San Gabriele
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