Sembra esserci un “contenzioso” ancora irrisolto tra l’Appennino centrale e il terremoto che, in questa zona d’Italia, più sovente del previsto, mette a confronto l’operato dell’uomo e quello della natura, lasciando per ora a questa l’ultima parola in merito, che si traduce poi in distruzioni e lutti.
E così sulle Marche e le zone confinanti di Lazio (Amatrice su tutti), Umbria e Abruzzo il 24 agosto è tornata la grande paura: una forte scossa sismica, alle 3,36, di magnitudo 6.0 della scala Richter, ha ridotto a un ammasso di macerie Arquata del Tronto e le sue 69 frazioni con in testa Pescara del Tronto. Interi agglomerati sono franati sotto l’incalzare del lungo sommovimento lasciando morti (50 nell’ascolano su un totale di 295 accertati mentre altri sono dati per dispersi) e feriti (238 le persone estratte vive dalle rovine). La scossa, avvertita dall’Emilia Romagna a Napoli, ha lasciato i segni anche nel fermano e nel maceratese. Negli ospedali della regione sono state ricoverate 75 persone: 34 ad Ascoli Piceno, 19 a San Benedetto del Tronto, 11 in strutture private convenzionate con il Ssn e altre 11 ad Ancona. Il pronto intervento della protezione civile ha consentito di rendere meno tragica la vita dei sopravvissuti allestendo nelle località colpite tende da campo per un primo riparo alle quali hanno comunque fatto ricorso meno persone dei posti disponibili. Quelle assistite nella zona marchigiana sono state 1.351 su un totale di 3.554.
Passata la fase dell’emergenza si sta ora pensando a come assicurare ai senzatetto di affrontare l’inverno che, in queste zone di montagna, si fa sentire dal punto di vista della temperatura e dove nel periodo più freddo la neve non manca. Tutto intorno, del resto, ci sono località idonee alla pratica dello sci. Dopo una prima sistemazione in strutture ricettive varie, i terremotati dovrebbero essere sistemati in piccoli villaggi formati da case di legno, più confortevoli e meno alienanti dei containers. Il tutto in attesa che, a livello nazionale, si decidano interventi che possano nel tempo assicurare più stabilità alle costruzioni del paese.
Prevenire – si è detto – costa meno che ricostruire e con tempi a volte biblici (si veda il Belice). Il sisma ha colpito mentre sono ancora aperte le ferite lasciate dal terremoto che ha colpito L’Aquila e dintorni nel 2009, mentre da non molto si è risolta la riparazione dei danni causati a Marche e Umbria dalla distruzione arrecata da altre scosse il 26 settembre 1997.
Dalla violenza della terra non è stato risparmiato il patrimonio artistico, anche quello che, pur avendo beneficiato di interventi edili, accusa nuove crepe come è il caso del duomo di Urbino posto a 200 km più a nord dell’epicentro. In 486 chiese della diocesi di Camerino sono stati registrati danni solo in apparati decorativi. Qui l’opera di riparazione a seguito del sisma del 1997 non era però stata completata. Altre crepe si segnalano a San Ginesio, Sarnano, Castelraimondo e San Severino Marche mentre lacerazioni profonde si sono avute all’oratorio della Madonna del Sole di Capodacqua di Arquata, a Santa Maria in Pantano di Montegallo, alla chiesa del Santissimo Crocifisso di Tolentino e a quella del Santissimo Sacra-mento di Ancona. Alla fine l’elenco sarà corposo. Il ministero per i Beni Culturali ha attivato un indirizzo-mail per le segnalazioni di danni subiti dal patrimonio artistico.
Ad Arquata, zona vocata anche all’agricoltura, alla zootecnia e alla forestazione, gli assessori regionali interessati al comparto hanno chiesto al ministro Martina di attivare le misure previste dal piano di sviluppo rurale che contemplino anche la salvaguardia degli agriturismi. Dal punto di vista sanitario non sono stati sollevati problemi: gli ospiti dei campi tenda sono assistiti dai medici di medicina generale, oltre che dal servizio h 24 garantito da ambulanza con medico a bordo. È garantita anche la distribuzione di farmaci omeopatici presso il presidio di Acquasanta Terme mentre un servizio veterinario mediante ambulanza della Croce Gialla di Ancona, localizzata a Pescara del Tronto, si occupa degli amici a quattro zampe. Volontari assicurano poi 600 pasti a pranzo e a cena. Polemiche sono sorte in merito all’ospedale di Amandola, che sottoposto a interventi di ristrutturazione, è stato dovuto evacuare perché parzialmente inagibile.