Sarà capitato a tutti (o almeno ai millennials o ai nativi digitali) di risolvere i problemi ricorrendo a mamma Google o a papà Youtube o ai fratelli affiliati internet. Non ti ricordi come si scrive o come si traduce o che significato abbia una parola? Beh “googliamo” digitando carattere per carattere nella casella di test e battiamo il mitico Enter per vedere cosa ne pensa la rete. Oppure più complesso: non sai gli ingredienti o il procedimento di una ricetta? Non sai come piegare il tuo abito da convegno per metterlo in valigia senza che si sgualcisca? O semplicemente vuoi creare un sito internet e ti serve una guida? O ancora: una vacanza all’estero con qualche consiglio sui posti più caratteristici? Detto, fatto! Qualcuno ha fatto un video chissà in quale dì che sta aspettando anche la tua visualizzazione (e perché no anche il thumb up!).
Ma questo è già passato e i più attenti si saranno accorti di un nuovo paradigma: rivolgere la propria richiesta allo smartphone, oppure al pc, semplicemente parlando. Si inizia pronunciando “Ok google!” (ma anche altri “nomi propri” come Alexa, Siri, Cortana e chissà quanti altri ne usciranno nell’imminente futuro!) per risvegliare l’attenzione del nostro assistente virtuale o meglio del ghost racchiuso nella macchina. E poi si continua ponendo la domanda, che fa “servizievolmente” scattare l’ascolto di una musica, il racconto di una barzelletta, il settaggio della sveglia mattutina, la dettatura di un whatsapp e anche la classica ricerca internet.
Ed eccoci giunti al futuro, o almeno ai suoi prodromi: il professore nel pc, che non è un titolo di fantascienza ma la realtà che si apprestano a vivere alcuni studenti delle scuole elementari in Nuova Zelanda. Quando in classe avranno a che fare non solo con professori umani, ma anche con Will, una “mente digitale” (ossia un software che gira nel pc, nello smart o nel tablet) che ha la rivoluzionaria caratteristica di apparire sullo schermo come un volto dall’aspetto umano. Il sembiante umano insegnerà agli alunni temi riguardanti l’uso delle energie e delle risorse e temi di ecologia.
Non vogliamo istituire una lotta tra professore umano e professore artificiale, ma solo riflettere su alcuni passaggi che si stanno compiendo. Primo: la faccia di Will (bits all’interno di un silicon chip) è stata elaborata partendo dai video e dalla voce di un professore. umano (in carne e ossa), come a dire il naturale e l’artificiale non sono in disaccordo. Anzi il secondo si ispira sempre al primo. Secondo: abbiamo sempre più bisogno di fare le cose a nostra somiglianza, e siccome è più facile interagire con video e voce piuttosto che con mouse e click ecco che anche l’informatica si sta aggiornando per venirci incontro. Terzo e più importante. Il professore artificiale/virtuale non potrà mai sostituire anima e corpo di quello umano. Infatti, per quanto la conoscenza potrà essere standardizzata e proposta sotto forma di quiz informatici (quello che in definitiva è capace di fare Will), solo un vero professore sa come portare la verità nel cuore dei suoi discepoli. Laggiù, nel profondo dell’umano, essa abita solitaria, senza bit né byte.