Fin dall’inizio dell’attività pubblica di Gesù, era possibile prevedere un’indagine e un processo da parte del sinedrio, poiché qualunque figura religiosa fuori dalla norma era soggetta a tali procedimenti. Tuttavia, il processo a Gesù presenta molte questioni controverse:
Differenze cronologiche
Il Vangelo di Giovanni colloca la morte di Gesù alla vigilia di Pasqua, mentre i sinottici lo indicano nel giorno stesso. Questa discrepanza ha portato alcuni storici a ipotizzare che Gesù seguisse un calendario diverso (esseno), e che ciò abbia permesso al sinedrio di rispettare i termini legali.
Processo giudaico e romano
Secondo Giovanni, il processo giudaico fu un lungo percorso che culminò con una condanna a morte decisa in anticipo. Successivamente, il sinedrio si rivolse a Pilato per ottenere una sentenza romana, convertendo un’accusa religiosa (essersi proclamato Messia) in una politica (essersi dichiarato re dei Giudei), più rilevante per Roma.
Ruolo di Caifa
Il sommo sacerdote Caifa elaborò una strategia per fare pressione su Pilato, presentando Gesù come un ribelle politico, sfruttando le dichiarazioni di Gesù sul “Regno” e l’acclamazione popolare come “figlio di Davide”. Questo bastò a giustificare la condanna secondo le leggi romane.
Obiettivi del sinedrio
Condannare Gesù secondo la legge giudaica serviva sia a esercitare pressione morale su Pilato, sia a influenzare l’opinione pubblica. Una condanna locale poteva convincere Roma della pericolosità di Gesù, soprattutto se si dimostrava un intento di distruggere il tempio.
Alla fine, il sinedrio riuscì a manipolare la situazione affinché Roma crocifiggesse Gesù, garantendo così una morte fisica e un’umiliazione morale, vista l’ignominia associata alla crocifissione nel I secolo.
La risurrezione di Lazzaro, compiuta da Gesù vicino a Gerusalemme, ha avuto un ruolo cruciale nel suscitare preoccupazioni tra le autorità giudaiche. Questo miracolo dimostrò il grande ascendente di Gesù sulla folla, tanto che molti credettero nella sua parola prima ancora di vedere il miracolo. L’influenza crescente di Gesù spinse le autorità a decidere di eliminarlo (Gv 11,53).
Nei giorni successivi, la folla continuò a celebrare Gesù, tributandogli un’accoglienza trionfale a Gerusalemme durante la settimana di Pasqua. I canti e le acclamazioni, che includevano allusioni regali come “figlio di Davide”, aumentarono le preoccupazioni politiche del sommo sacerdote Caifa, che interpretò questi eventi come segnali di un possibile movimento messianico.
Tuttavia, l’entusiasmo iniziale della folla si tramutò in delusione quando Gesù fu arrestato e umiliato. Questo cambiamento riflette un fenomeno noto: gli entusiasmi superficiali si trasformano spesso in rabbia o disillusione. Gesù stesso aveva avvertito contro una fede basata solo su segni e miracoli, poiché questa è instabile e suscettibile al cambiamento.
L’entrata simbolica di Gesù a Gerusalemme e il suo insegnamento nel tempio sottolineano l’importanza della sua figura in quel contesto, ma anche le tensioni che portarono agli eventi della Passione.