IL PIACERE DI FINIRE NEI “PASTICCI”…

Il pasticcio di Rapino, tipico della provincia di Chieti, è un soffice e profumato manicaretto a forma di tartelletta che occupa un posto di rilievo tra le eccellenze della tradizione dolciaria abruzzese

Ci sono pasticci e pasticci… Finire nei guai non piace a nessuno perché crea problemi e imbarazzo, ma finire con le mani in un vassoio colmo di pasticci di Rapino è, al contrario, un’opportunità esaltante per il palato e mossa azzeccata per chi è giù di morale. Questi dolci, tipici del piccolo ma interessante borgo in provincia di Chieti, ben si addicono anche per i festeggiamenti del Carnevale. Il soffice e profumato manicaretto a forma di tartelletta occupa un posto di rilievo tra le eccellenze della tradizione dolciaria abruzzese. Si ottiene impastando farina tipo “00”, tuorlo d’uovo, zucchero e ammoniaca, al fine di ottenere la sfoglia. Quest’ultima serve a foderare delle formine di alluminio dove si pone la farcitura cremosa ottenuta amalgamando i seguenti ingredienti: latte, cioccolato fondente, limone e trito di mandorle tostate e cannella in polvere. La cottura è in forno a fuoco lento (180- 200° C). Si usa servirli, spolverati con zucchero a velo, in occasione di cerimonie e feste di ogni genere. La produzione è per lo più casalinga ma sono reperibili anche in pasticcerie e fornai. La rassomiglianza dei pasticci con i bocconotti di Castel Frentano spinse, qualche anno addietro, Slow Food Chieti a organizzare una sfida tra le due prelibatezze. Il risultato fu di parità dove i vincitori furono sicuramente i numerosi partecipanti all’evento per l’opportunità di un indimenticabile “estatico” raffronto ravvicinato.

Ad onor del vero Rapino, città dell’olio, oltre al dolce offre ai buongustai anche il salato, ovvero piatti legati alla tradizione contadina e montanara, quindi rigorosamente all’insegna della semplicità. E genuinità come pizze e foje, sfizioso spuntino vegetariano dove si sposano mirabilmente pizza di farina di granoturco e verdure di campo cotte; sagne e fagioli; coniglio ripieno (con fegatini del coniglio, uova, formaggio e cipolla) e capretto al forno; polpette cace e ove; baccalà e peperoni (scottati sulla brace). Per merenda fiadoni, rustici al formaggio.

Dopo aver riempito la pancia, passiamo a decantare le altre peculiarità “creative” di Rapino, località alle falde della Majella nord-orientale inserita nell’omonimo Parco nazionale, famoso anche per essere un antico centro per la produzione di oggetti in ceramica come servizi di piatti, caffè e tè, zuppiere, brocche, tutti caratterizzati da lucenti smalti, brillanti colori e bei decori. In passato nei laboratori locali hanno operato pittori di maioliche del calibro di Fedele Cappelletti e componenti della famiglia Cascella. Ancora oggi sono in attività numerose botteghe artigiane e quindi non poteva mancare un Museo dedicato all’arte della ceramica.

Da visitare la chiesa di San Lorenzo con la bella campana del 300 appartenente originariamente forse al distrutto monastero di San Salvatore a Majella; la chiesa di Santa Maria di Carpineto che conserva una pregevole croce processionale in argento del XV secolo; la chiesa di Sant’Antonio, oggi sconsacrata, che presenta un portale romanico proveniente dall’antica abbazia di San Salvatore a Majella; nel convento attiguo un bel chiostro; interessanti anche i resti di mura “ciclopiche”. Nella zona sono presenti testimonianze archeologiche presso la Grotta del Colle e la Torre del Colle.

Tra gli eventi segnaliamo due processioni: de Le Verginelle, sfilata delle bambine del paese vestite di bianco in onore della Madonna del Carpineto (8 maggio) e quella delle Conche, corteo di ragazze con costumi tradizionali che portano in testa la classica conca di rame abruzzese addobbata di fiori, riempita di grano e con un tarallo appeso che viene offerto ai santi Rocco e Giovanni (28 agosto).

Proponiamo, come itinerario naturalistico, la Valle dell’Acquafredda dove si è accolti da una natura incontaminata con boschi di pino, abete, faggio e limpidi corsi d’acqua, fauna e flora selvatica a corollario.

Al cospetto di una elegante guantiera, decorata con graziosi uccellini e fiorellini policromi colmo di invitanti pasticci, dove contenuto e contenitore sono entrambi made in Rapino, si ha percezione che il bello e il buono in Abruzzo sono a strettissimo contatto.

L'ECO di San Gabriele
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