Nel prezioso documento “Quaderno autografo di san Gabriele studente di ginnasio a Spoleto anno 1853”, vi sono anche due poesie mariane scritte in latino, lingua che Gabriele ancora quindicenne dimostra di possedere in misura invidiabile. Una poesia ha come argomento l’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria, l’altra dal titolo Alla Vergine stante sotto la Croce è dedicata alla Madonna Addolorata. Di questa ultima l’autore è sicuramente lo stesso santo che prima di entrare in convento si chiamava Francesco Possenti ed era familiarmente chiamato Checchino. Vestendo l’abito passionista il giovane diciottenne Francesco sceglie un nome nuovo che richiama le due poesie: non più Francesco o Checchino, ma Gabriele dell’Addolorata ricordando così l’angelo del lieto annuncio ed i dolori della madre di Gesù Crocifisso. Il nome è programma, impegno e profezia: la vita di Gabriele fluirà gioiosa e penitente sotto lo sguardo dolce di Maria, madre della gioia e del dolore.
L’amore alla Madonna è la caratteristica di Gabriele, il segreto della sua santità, il centro della sua spiritualità. Il suo direttore padre Norberto Cassinelli attesta che da questa devozione “tenera, totale, forte, generosa, costante, è partito il cumulo delle virtù che in lui si ammirano, da questa i doni e le grazie delle quali egli è ricco”. La devozione alla Madonna è l’alfabeto per leggere il suo cammino spirituale e scoprire il segreto della sua santità.
Ancora in famiglia, lo sappiamo devotissimo della Madonna, guidato dalle parole e dall’ esempio del papà Sante. Nell’immancabile rosario quotidiano in casa Possenti è uno spettacolo commovente contemplare Checchino così composto che pare un angioletto. Adolescente si ascrive alle congregazioni mariane esistenti a Spoleto, sua città, ed anche in convento da passionista ne osserverà scrupolosamente gli obblighi.
Studente quindicenne ha composto, come già detto, poesie anche in latino celebrando in una di esse la Vergine Addolorata presente sul Calvario ai piedi della Croce. Ma cosa valgono poesie sia pur belle nella forma, alte nel tema, riuscite nella difficile metrica latina, quando in convento tutta l’esistenza di Gabriele è un inno mariano?
La Madonna con la sua presenza trasforma in poesia la prosa quotidiana della vita di questo giovane, dà sapore e colore alla sua giornata. E Gabriele canta il suo amore riconoscente a Colei che in una via di Spoleto lo ha afferrato affascinandolo con uno sguardo e invitandolo con la sua voce materna ad entrare in convento; in Lei Gabriele appoggia la sua ferma speranza, in Lei pone la sua fiducia illimitata, in Lei trova la sua abituale serenità, perché, come scrive al suo papà, in Lei ha scoperto “l’unica scala per salire alla felice eternità”. Ne diventa davvero un “figlio innamorato”, come ci assicura un testimone.
Vicino a Lei, madre sollecita e premurosa, si sente al sicuro. A Lei guarda come al modello vivo di disponibilità alla voce di Dio che fa grandi cose per i piccoli e gli umili. Sembra che Gabriele “sia un impasto di amore verso Maria… sia preso da santo incanto verso di Lei”. Prossimo a morire soffre nel sentire discorsi attorno a sé, “ma nello stesso tempo ascolta con sommo contento parlare della Madonna, e lui stesso non finisce di parlarne, invocarla e ringraziarla se non cinque o sei minuti prima di spirare”.
Scrive, più con il cuore che con la penna, un delizioso “simbolo mariano” sintesi ed eco di quello che la spiritualità cristiana ha detto della madre di Dio: in esso esprime la sua fede e devozione a Maria, proclama le grandezze di colei che è tutta la sua speranza. Vorrebbe scrivere il testo con il proprio sangue, ma il direttore non glielo permette. E lui porta lo scritto appeso al collo e lo gusta rileggendolo amorosamente appena può, anche tra un impegno e l’altro. Con una punta di ferro rovente desidera incidersi sul petto il nome di Maria. Ma il direttore neppure questo gli concede. Lui sa bene che il nome di Maria è già impresso indelebile nel cuore di Gabriele che brucia e si consuma di amore sconfinato per Lei; sa anche che presto la Madonna verrà a prendere e portare in paradiso questo suo “figlio innamorato” che è stato con Lei sotto la Croce contemplando con struggente affetto Gesù Crocifisso. p.dieugenio@virgilio.it