Agli inizi degli anni ‘60 lo spazio adiacente alla camera del transito di san Gabriele fu interessato da nuovi lavori. La comunità aveva infatti individuato, in quel luogo, lo spazio più adatto a realizzare un museo sulla vita del Santo. Il museo fu aperto per la prima volta il 27 febbraio 1962, primo centenario della morte.
Diviso inizialmente in due principali settori, uno relativo agli oggetti antichi di uso comune e uno relativo al santo, conteneva -tra l’altro- alcuni preziosi calici recati in dono negli anni che seguirono la canonizzazione. Successivamente, gli oggetti di uso comune furono rimossi per fare maggiore spazio al museo sulla vita del santo e i calici furono riposti in un archivio per motivi di sicurezza.
Benché non visibili al pubblico, però, questi calici hanno una storia che emerge dalle loro iscrizioni.
Il primo è il Calice donato dagli abitanti di Villa San Pietro. A quanto risulta, gli abitanti di Villa San Pietro e Pretara vennero in pellegrinaggio insieme, quelli di Pretara donarono il lampadario che ora si trova nella camera del transito (cf. ECO, Ottobre 2017, p. 74), quelli di Villa San Pietro questo meraviglioso calice.
Un altro calice fu donato dal principe ereditario Umberto di Savoia, in risposta agli auguri per la nascita di Maria Gabriella. Ornato di preziosi smalti, questo calice reca due iscrizioni: “MARIAE GABRIELLAE A SABAUDIA NASCENTI OMNIA FAUSTA CAELITUM – AD MCMXL” (Alla neonata Maria Gabriella di Savoia, ogni celeste benedizione – Anno 1940).
Un ultimo calice, infine, fu donato dal 9° reggimento degli alpini dell’ultima guerra. Coordinati da Ulderico Di Giosuà, Giovanni Durante e Domenico Di Simone, in 186 contribuirono alla realizzazione di questo calice la cui iscrizione recita: “AD ARDUA SUPER ALPES PATRIA VOCAT”. Questo calice è usato ogni anno in occasione del raduno degli alpini presso il Santuario (l’ultima, lo scorso 18 febbraio).
Oggi, entrando nel museo ci si trova di fronte alla camera del transito. Sopra la vetrata che affaccia la camera si trovano le immagini del santo tra quelle dei genitori Sante Possenti e Agnese Frisciotti e ai lati un breve racconto dei miracoli utilizzati per i processi canonici (due per la beatificazione due per la canonizzazione).
Sulla parete di sinistra ci sono quattro vetrine relative: una alla famiglia, una alla giovinezza, una alla vita religiosa e primi miracoli, l’ultima oggetti celebrativi della canonizzazione.
Nella vetrina dedicata alla famiglia troviamo una illustrazione della famiglia di San Gabriele dell’Addolorata, una foto del francescano Giambattista Frisciotti, zio materno del santo, ma anche tazze, ed altri oggetti. Nella vetrina che tratta della giovinezza troviamo scritti, caricature dei professori fatte dal giovane ai tempi delle scuole, ma anche immagini di devozione e una firma autentica. Per quanto riguarda il periodo della vita religiosa troviamo il crocifisso ed il segno ricevuti al momento della professione religiosa, la croce della corona del rosario e la cinta dell’abito (tra l’altro protagonista del miracolo ad Anna Maria Mazzarella, uno dei primi attribuiti a San Gabriele). L’ultima vetrina contiene piatti, medaglie e altri oggetti celebrativi.
Tra gli oggetti esposti nel museo, in una vetrina bassa troviamo anche una pietra segnata da profondi buchi. È la pietra tombale. Le incavature sono il frutto della devozione che indusse i primi pellegrini a raschiare con coltelli, cucchiai e altri mezzi di fortuna la pietra che ne chiudeva la tomba, per avere una reliquia che continuasse a far sentir loro vicina la presenza del Santo una volta rientrati nelle loro case. Sulla parete opposta e sulla parete in fondo troviamo alcune ampie testimonianze dei miracoli attribuiti a San Gabriele.
Il museo di San Gabriele rappresenta quindi un buon modo per conoscere la vita, la sensibilità e la spiritualità di un giovane, che tra la vita benestante che il papà gli offriva,, e la vita religiosa cui Dio lo chiamava, scelse di fare la volontà di Dio, diventando così modello ed esempio per i giovani, e grande patrono per tutti noi.