La sua vita è semplice, perché raccoglie e attualizza l’eredità di Francesco d’Assisi, identificandosi con gli ultimi. È un esempio per chi si incammina sulla via della conversione e della testimonianza profetica
La notizia che il beato Charles de Foucauld sarà canonizzato il prossimo 15 maggio 2022 è stata accolta da più parti con letizia e ringraziamento. E questo per un paio di motivi, almeno.
Il primo, è che non ci sono stati “pressioni” particolari affinché fratel Charles de Foucauld fosse reclamato santo. La sua santità è già, di fatto, accolta dal popolo di Dio che in ogni parte del mondo si è formato e ha pregato sulla vita e le opere del “fratello universale” Charles.
La vita di Charles de Foucauld è infatti un esempio per chi si incammina sulla via della conversione e della testimonianza profetica. Nasce a Strasburgo il 15 settembre del 1858 da nobile famiglia e si arruola presto nell’esercito francese. Sono anni di scelte difficili: si lascia andare a ogni genere di frivolezze, conosce, da soldato, l’Algeria per poi lasciare la divisa e diventare un ottimo esploratore del Marocco. Finché nel 1889, dopo un intenso cammino spirituale, si reca a Nazareth appassionandosi del tutto alla forma di vita della santa famiglia di Nazareth.
Da Nazareth, da quel connubio tra fedeltà alla Parola, solitudine nella preghiera e vicinanza ai poveri, il beato e prossimo santo Charles comprende che una nuova vita è possibile, alla ricerca di vie sempre più radicali di testimonianza evangelica. Una ricerca spirituale che continua durante tutta la sua vita, tra una prima esperienza di scelta religiosa con i trappisti e il desiderio di vivere la solitudine e la preghiera con i più poveri.
Nel 1901, infine, si stabilisce a Beni-Abbès, al confine tra Algeria e Marocco. È lì che inizia un cammino spirituale, solo, nel deserto del Sahara, sullo stile di Nazareth, basato sulla preghiera, il silenzio, il lavoro manuale e l’assistenza ai poveri. Nel romitorio accoglie i poveri della regione e studia la lingua dei Tuareg, proprio per agevolare il lavoro dei futuri missionari, lasciando in eredità scritti di una profondità spirituale unica che furono, poi, riscoperti negli anni a venire. Sicuramente fu un anticipatore del dialogo interreligioso visto soprattutto in una prospettiva di pace e liberazione dei popoli.
Nel 1916 costruì, intorno all’eremo di Tamanrasset, un fortino per proteggere la popolazione dai predoni. E, nello stesso anno, il 1º dicembre, proprio durante un loro assalto, perse la vita.
Il processo di beatificazione si aprì nel lontano1927 e la fase diocesana fu chiusa nel 1947. Nonostante la sua morte violenta possa far pensare a un martirio, il percorso seguito fu quello per il riconoscimento delle virtù eroiche. Fu menzionato nell’enciclica Populorum Progressio: “In parecchie regioni, essi (i missionari) sono stati i pionieri del progresso materiale come dello sviluppo culturale. Basti ricordare l’esempio del padre Carlo de Foucauld, che fu giudicato degno d’esse chiamato, per la sua carità, il ‘Fratello universale’, e al quale si deve la compilazione di un prezioso dizionario della lingua tuareg. È Nostro dovere rendere omaggio a questi precursori troppo spesso ignorati, uomini sospinti dalla carità di Cristo, così come ai loro emuli e successori che continuano ad essere, anche oggi, al servizio di coloro che evangelizzano”.
Intanto la conoscenza di fratel Charles andava espandendosi sempre di più. Nel 2001, infatti, san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto che dichiarava Venerabile fratel Charles. Il miracolo per la beatificazione avvenne per opera di una donna che era stata colpita da un tumore osseo alla metà degli anni ottanta. Suo marito chiese espressamente l’intercessione del “fratello universale”: da quel momento, le ossa della moglie guarirono. Il processo sul miracolo si svolse nella diocesi di Milano, sotto cui si trovava la coppia.
Papa Benedetto XVI lo proclamò beato il 13 novembre 2005. E la memoria liturgica di san Charles de Foucauld, per la diocesi di Viviers (dove fu ordinato sacerdote) e la Famiglia Spirituale che a lui si ispira, cade il 1° dicembre, giorno della sua nascita al Cielo.
Il secondo motivo della “buona notizia”, è l’eredità della sua famiglia spirituale. Charles de Foucauld non ha mai fondato nessun ordine religioso, seppure ci provò delineando le prime regole, ma certamente ha contribuito a far nascere, a causa della sua testimonianza profetica, diverse comunità religiose che a lui fanno riferimento.
Appartenere alla famiglia spirituale di Charles de Foucauld significa optare per una “piccola” Chiesa, una Chiesa “domestica”, che prega e accoglie, spesso a servizio delle periferie più lontane, dei poveri ed emarginati di ogni luogo. Charles de Foucauld è il “fratello universale” che è accanto a chiunque abbia bisogno di aiuto, senza distinzioni di razza o religione.
Tra le comunità religiose più note, anche in Italia, ci sono i Piccoli Fratelli di Gesù, fondati nel 1933 a El-Abiodh, in Algeria, da padre René Voillaume, e le Piccole Sorelle di Gesù, fondate da Magdeleine Hutin, nel 1939. In particolare vanno ricordati i Piccoli fratelli del Vangelo e di Jesus Caritas. L’esperienza che ha fatto più scalpore è quella incarnata da Carlo Carretto, che, tra il 1965 fino alla fine degli anni ottanta, fondò a Spello una comunità religiosa che per molti anni fu il fulcro di quanto di buono veniva sperimentandosi riguardo l’accettazione del Concilio Vaticano II.
Il messaggio del “fratello universale” Charles de Foucauld è oggi di grande attualità. Papa Francesco lo ha citato a conclusione della sua recente enciclica sulla fraternità universale.
Non poteva che essere così: la vita di Charles de Foucauld è semplice, perché raccoglie e attualizza l’eredità di Francesco d’Assisi, identificandosi con gli ultimi.
Fratello con tutti, perché è dei poveri il regno dei cieli. Ecco perché fratel Charles è oggi un santo che sentiamo vicino: perché dà voce a un’umanità ferita che chiede solo di essere accolta nell’abbraccio misericordioso di Dio.