I GIORNALISTI NON POSSONO ESSERE CINICI

La tragedia di Giulianova, dove una minorenne alla guida di un’automobile ha investito la madre che ha perso la vita, una volta tanto, ha mostrato il grado di maturità dell’informazione regionale. Non tutta, ovviamente. Le eccezioni ci sono, ma sono poche. Per la prima volta, forse, gli organi d’informazioni si sono posti il problema della tutela di questa ragazza che, la sorte ha voluto segnare così crudelmente. Era alla guida di quell’auto, forse per fare una manovra di disimpegno che la madre non riusciva ad eseguire in un vicolo troppo stretto. Forse si trovava alla guida per istigazione diretta della madre che si era posta dietro l’auto per fornirle indicazioni di manovra. Sta di fatto che la tragedia si è consumata in un attimo. Non ci vuole un grande sforzo d’immaginazione per capire la sua disperazione di fronte al corpo esanime della madre. Si può solo immaginare, e nemmeno tanto, quanto senso di colpa si porterà addosso nel corso della sua vita, che auguriamo più serena possibile.

Ecco, sono queste tragedie che mostrano il grado di civiltà o di cinismo dell’informazione. Ebbene, quella regionale (non quella nazionale) ha mostrato un livello di umanità che va oltre i dettati deontologici che pure proibiscono esplicitamente di dare in pasto all’opinione pubblica i particolari che rendono identificabile quella ragazza minorenne. I giornalisti abruzzesi si sono posti subito il problema. È proprio necessario fornire particolari anagrafici della madre tali da rendere poi identificabile anche la ragazza? La grande maggioranza ha dato la risposta giusta sotto il profilo umano. No, non è essenziale fornire elementi identificativi che nulla tolgono o aggiungono a una tragedia familiare che segnerà per sempre le vite delle persone. A chi può interessare il nome della madre, la via dell’abitazione, il numero civico, la targa della macchina? I vicini di casa conoscono già tutto. I parenti pure. Gli amici idem. Le identità delle persone serviranno solo ai social e alla rete internet per perpetuare in eterno il ricordo di questa tragedia. Uno stigma indelebile e imperituro che peserà sulla vita di questa minorenne che il fato ha voluto così pesantemente segnare. Non serve richiamare le carte deontologiche che i giornalisti si sono dati nel corso degli anni con l’intento di garantire l’esercizio di una materia, quella dell’informazione, che ha forti ricadute ed evidenti implicazioni sociali e umane. Il vero problema non è il rispetto delle regole che autonomamente i giornalisti si sono dati. Si tratta invece di recuperare credibilità e autorevolezza abbandonando quei luoghi comuni che per anni hanno caratterizzato negativamente questa professione e che ci si ostina a far sopravvivere nella pratica e nell’immaginario collettivo. Qualcuno, con intento nobilitatore, lo definisce cinismo. La traduzione popolare è meno benevola.

L'ECO di San Gabriele
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