Al Comitato olimpico si comincia a far di conto. Se il vertice (leggi, in particolare, il presidente del Coni Malagò) è blindato, dopo e per i grandi successi olimpici, altre federazioni contano proprio sulle vittorie sui campi di gara per incrementare, o suggellare, il “visto” che spiana la strada verso la presidenza federale. La Federnuoto per esempio ha già confermato Paolo Barelli, grazie anche – ma non solo, evidentemente – a un plafond di medaglie che hanno arricchito una federazione in grande spolvero. Come attestano, senza ombra di dubbio, i grandi successi agonistici conseguiti anche nel corso di questi ultimi tempi, e che si sono materializzati con diciotto medaglie, un record mondiale, un record europeo, il primato nella classifica delle gare in piscina e il quarto in quella generale, tutti numeri che per la Nazionale del nuoto ai mondiali di salvamento che si sono svolti a Gold Coast, in Australia, hanno avuto proprio il sapore del trionfo. Tra i protagonisti, citazione d’onore per Lucrezia Fabretti (oro nei 100 manichino pinne, bronzo nei 200 ostacoli e nei 100 misti, oltre alle staffette), il cui curriculum per la società Rane Rosse ha invogliato addirittura la Marina Militare per un significativo “accredito” con relativo inserimento nei propri quadri agonistico-sportivi.
FEDERAZIONI SPORTIVE: È TEMPO DI ELEZIONI
