ESAME DELLO ZIO CANONICO

Il viaggio di Gabriele da Spoleto al convento dei Passionisti di Morrovalle per abbracciare la vita religiosa nella Congregazione dei Passionisti, inizia la mattina del 6 settembre 1856 e si conclude dopo quattro giorni. Il papà Sante, assessore a Spoleto dello Stato Pontificio, non riesce a nascondere il suo dolore per la partenza dell’amatissimo figlio e si interroga ancora sulla autenticità della sua vocazione. Non lo abbandona il timore che il figlio non riuscirà a sopportare la durezza della vita in convento e che un giorno lo vedrà tornare a casa gettando così una spiacevole ombra sulla sua famiglia a tutti nota in città e da tutti stimata.

Per questo vuole che la scelta del giovane diciottenne sia esaminata anche durante il viaggio prima ancora di arrivare al convento dei Passionisti. Saranno due parenti stretti, prudenti e di lunga esperienza ad esaminare con competenza ed affetto Gabriele circa la sua scelta e a farlo ancora riflettere sulla sua importante decisione. Come già detto nel precedente numero de L’Eco, la fedele e preziosa cronaca di questo viaggio è del sacerdote padre Luigi Tommaso Possenti religioso domenicano e fratello di Gabriele.

Riprendiamo la cronaca da lui redatta nella quale ha già riferito la partenza di Gabriele fino all’arrivo a Loreto, sotto un diluvio, dopo le ore 20,00 del 7 settembre 1856. Dopo l’arrivo incontrano lo zio, cugino della loro madre, don Cesare Acquacotta, canonico e pro-vicario generale del santuario di Loreto. Lo zio viene salutato brevemente con il programma di vedersi e parlare a lungo il giorno seguente. Nel fugace incontro padre Luigi consegna al canonico una lettera con la quale il papà di Gabriele lo prega caldamente di esaminare la vocazione del giovane.

La mattina dell’otto, scrive dunque padre Luigi, festa solennissima per Loreto, prestissimo andammo alla Basilica, io per celebrare la santa Messa e mio fratello per fare le devozioni. Mio fratello si comunicò nella cappella della santa Casa e vi si trattenne tutta la mattina, eccetto qualche momento nel quale andò al Collegio dei padri Gesuiti (suoi insegnanti a Spoleto) dai quali fu cortesemente invitato a prendere il caffè. Mentre nei due giorni antecedenti lo vidi assai abbattuto, ed in quel giorno doveva esserlo ancora di più perché essendoci trovati molto a disagio nella notte non avevamo potuto riposare, accadde tutto il contrario. Tutto ilare e contento passò la mattinata nella santa Casa, ed io dopo aver celebrata la santa Messa lo ritrovai assorto in orazione in un angolo della medesima. Richiesto se voleva venire con me in luogo adatto per sentire la musica ed assistere al pontificale solenne, mi disse che più volentieri rimarrebbe nella santa Cappella ed ivi lo avrei ritrovato, come avvenne, dopo il Pontificale.

Oh! Quante ore passò senza punto stancarsi ai piedi di Maria santissima, credo io per ringraziarla della grazia ottenuta di potersi ritirare nel chiostro, e per pregare così cara Madre per il bene della nostra famiglia, e per la lunga conservazione del nostro carissimo padre, al quale aveva portato e portava tanto affetto.

Terminato il Pontificale salimmo nella canonica ove aveva alloggio lo zio; la sera innanzi cortesemente eravamo stati invitati a pranzo. Nella mattinata esso aveva letto la lettera del nostro padre, dalla quale apprese la risoluzione di mio fratello di rinchiudersi tra i padri Passionisti. Lo zio diede una occhiata al mio fratello, giovane di diciotto anni, piuttosto elegante, rise quasi di tale sua risoluzione e con ogni argomento cercò di contrastarla. Gli espose l’austerità di quell’Istituto specialmente per lui, che per ogni riguardo era stato educato ed era vissuto con qualche comodità: l’alzata di ogni notte, i frequenti digiuni, il pesante vestiario e tante altre privazioni alle quali avrebbe dovuto assoggettarsi.

Gli disse essergli ben nota ed aver provato, benché per pochi giorni, la vita dura ed austera dei Passionisti; gli fece riflettere alla freschezza della sua età ed alla sua complessione alquanto delicata ed alla fine, gli disse: Assai difficilmente potrai resistere a tale durissimo sistema di vita solo per qualche notte, e non vorrei che tale tua risoluzione possa essere nata da inconsulto fervore. Pensaci dunque assai, e prega molto perché non abbia a pentirti del fatto.

Udì Gabriele con tutto il rispetto le giuste osservazioni dello zio e gli rispose che aveva molto pregato e pensato prima di decidersi a seguire la regola dei Passionisti e sul fatto della vocazione non poteva affatto dubitarne. Così mio fratello riportò vittoria nel primo assalto, e credo ne andò a rendere le dovute grazie alla santissima Vergine Maria, quando nel dopo pranzo, prendendo il commiato dallo zio, volle nuovamente tornare a pregare nell’interno della Santa Casa”.

Gabriele dunque, ascolta con attenzione le parole e i consigli dello zio ma resta fermo nella sua decisione. La Madonna che durante la processione a Spoleto lo ha chiamato alla vita religiosa, merita di essere ascoltata molto più del canonico don Cesare Acquacotta. Gabriele supera così a pieni voti l’esame cui lo ha sottoposto lo zio. Ma le prove non sono finite. Ne dovrà ancora affrontare prima di entrare nel convento di Morrovalle. p.dieugenio@virgilio.it

L'ECO di San Gabriele
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