È SEMPRE INVIOLABILE IL SEGRETO CONFESSIONALE

Padre, vorrei parlare con lei del “segreto confessionale”,  che i sacerdoti confessori sono tenuti a osservare. Non possono essi mai avere il diritto e dovere di venire meno a questo così importante  elemento del sacramento della confessione?  La ringrazio cordialmente. Chiara (Popoli – Pe)

In qualsiasi ambito la persona opera, in percentuale più o meno alta, ha il dovere di mantenere il cosiddetto “segreto professionale” e i motivi sono e possono essere molteplici. Il “segreto confessionale” si distingue fra tutti i segreti per il fatto che il confessore funge da ministro di Gesù Cristo, quindi il suo ruolo è essenzialmente un ruolo di mediazione visibile di un rapporto reale ma invisibile, così che il destinatario delle confidenze del penitente è Dio stesso. Il segreto del sacramento della confessione è sacro e non può essere violato per nessun motivo. Il sigillo sacramentale è inviolabile, pertanto non è assolutamente lecito al confessore tradire anche solo in parte il penitente (violazione diretta) o esprimersi in modo tale che il penitente corra il rischio di essere identificato (violazione indiretta).

Nella prassi non si verifica mai la violazione diretta del segreto, invece inconsapevolmente si può verificare la violazione indiretta, vale a dire che dalle parole del confessore si desumono indizi per l’identificazione della persona, creando anche facili sospetti su persone del tutto estranee. Il segreto confessionale non è mai e per nessuna ragione comunicabile e divulgabile, nemmeno alla massima autorità dello stato e della chiesa.

Nella storia della chiesa mai alcun sacerdote ha violato detto segreto, neanche coloro, e sono innumerevoli, che hanno abbandonato il sacerdozio. Anzi è una lunga lista di sacerdoti che, piuttosto che violare il segreto, hanno preferito dare la propria vita e molti di questi sono stati dichiarati martiri dalla chiesa.

L'ECO di San Gabriele
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