E IO…NON PAGO!

tra gli effetti della crisi e i soliti furbi
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 31 Ottobre 2013

IN ITALIA C’È CHI SI INDEBITA COSCIENTEMENTE OLTRE LE PROPRIE POSSIBILITÀ SPERANDO – E SPESSO RIUSCENDOCI – DI FARLA FRANCA. L’ESEMPIO RECENTE PIÙ ECLATANTE SONO I 492 MILA ALLOGGI FANTASMA, CASE, VILLETTE, A VOLTE PALAZZINE NON REGISTRATE AL CATASTO, MA FUNZIONANTI E ACCOGLIENTI La cambiale, uno dei simboli dell’Italia del boom degli anni sessanta, torna di moda nel periodo delle finanziarie. Il vecchio, romantico pezzo di carta con su scritto in corsivo pagherò, indice anche di fiducia nel futuro, fa di nuovo capolino tra le mani dell’italico popolo alle prese con le spese sempre superiori alle entrate. Certo, è anche uno degli aspetti della crisi, fenomeno sempre lungi dall’esaurirsi. Però c’è uno zoccolo duro che resiste nel tempo: quello di chi non paga perché prova a fare il furbo o si indebita coscientemente oltre le proprie possibilità sperando – e spesso riuscendoci – di farla franca. L’esempio recente più eclatante sono i 492 mila alloggi fantasma scoperti dall’Agenzia delle entrate (ma per il quotidiano economico Il Sole 24 Ore sarebbero addirittura un milione) con un’evasione della rendita catastale di 288 milioni all’anno (600 se fossero un milione). Case, villette, a volte palazzine non registrate al catasto, ma funzionanti e accoglienti.

L’Unione nazionale imprese a tutela del credito (Unirec) ha calcolato che il valore dei pagamenti in sospeso è di 34 miliardi (per essere esatti: 33,72) con un aumento del 48 per cento rispetto al 2010. Il 78,5% di questa somma viene affidato alle società di recupero crediti da banche, società finanziarie, telecomunicazioni e pubblica amministrazione. Ben 24 miliardi (il 71% del totale di debiti non pagati) riguardano le sole famiglie. Viene da chiedersi a chi devono rivolgersi quelle migliaia di italiani che vantano dallo stato un credito quasi tre volte maggiore: 90 miliardi di euro. A tanto ammonta, infatti, la somma dei debiti che lo stato ha nei confronti delle imprese. Recentemente si è deciso a pagarne 11!

La richiesta di recupero va dalle rate di prestiti per l’acquisto di beni di largo consumo alle rate dei mutui fino ai canoni di leasing e alle bollette insolute di luce, gas, acqua e telefono. Attenzione, però, perché tra questi inadempienti figurano anche comuni, ministeri e strutture pubbliche che di tanto in tanto si vedono recapitare ingiunzioni di pagamento, anche se, più dei privati, fanno orecchie da mercante. Ma la crisi spinge a cambiare pure il costume sociale. A questi dati va infatti aggiunto il forte ritorno all’uso delle cambiali: il loro numero, rispetto al 2009, è aumentato del 44% e l’ammontare complessivo ha fatto registrare un +17%. Mentre continuano ad aumentare i protesti, in crescita da ormai cinque trimestri consecutivi.

Tra i pagamenti meno onorati figurano: il canone televisivo (lo evade il 26,5% degli italiani) e i biglietti dei mezzi pubblici (il 19,3% viaggia a sbafo). Restando nel settore dei trasporti, va registrato che circa tre milioni di automobili sfrecciano per le strade senza che i proprietari abbiano pagato l’assicurazione e due milioni non sono in regola con la tassa di possesso (il vecchio bollo di circolazione) e ammonta a un miliardo e mezzo l’importo delle multe non pagate. Sono invece abbastanza basse le percentuali di chi riesce a non pagare le bollette dell’acqua (4,3%) o della luce (appena l’1,2%).

Le difficoltà a far quadrare i conti spingono parallelamente l’attività di recupero crediti: il numero delle pratiche affidate nel 2012 è stato pari a circa 35 milioni (2 milioni in più del 2011) per un volume di complessivi 43 miliardi di euro (5,2 miliardi in più del 2011, pari a un incremento del 14%).

Dal rapporto dell’Unirec emerge, inoltre, che le regioni italiane più indebitate – quelle, cioè, con la maggiore entità di importi affidati – sono la Sicilia (5,1milioni, 15% degli importi totali), la Campania (4,9mln, 14%), la Lombardia (4,6mln, 13%) e il Lazio (2,5mln, 8%). Come si vede, sono le regioni più popolate e non quelle più “sveltine”, perché il rapporto con la popolazione residente le rende uguali. D’altronde, dalle Dolomiti a Lampedu-sa siamo tutti italiani.

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