DIALOGO DI DUE GEMELLI NEL PANCIONE DELLA MAMMA

Mi chiamo Alessandro e da un po’ di tempo ho iniziato a farmi qualche domanda. Ma Dio ci ascolta quando preghiamo? Su questo pianeta siamo in tanti, come fa? Inoltre confesso che pregare quando le cose mi vanno bene è molto semplice… Quando invece girano al contrario faccio una grande fatica. Addirittura, come nel caso della scomparsa di un mio caro amico, mi sono interrogato anche sull’esistenza di Dio… Come faccio a capire che c’è veramente qualcuno che mi ascolta e mi ama?

Leggendo la tua lettera mi è ritornato un ricordo su un bambino che in riva al mare raccoglie l’acqua con un bicchiere per versarlo in un buco scavato sulla sabbia.  “Che fai bambino?” domanda un curioso. “Svuoto il mare risponde con semplicità il bimbo”. Ecco certe domande ci mettono di fronte al mare del mistero della vita che, per quanto ne possiamo contenere col “bicchiere” della nostra conoscenza, è sempre piccola cosa per svuotare il mare del mistero che ci avvolge. Le grandi domande: da dove veniamo, che stiamo a fare, dove andiamo…vengono continuamente rimosse perché non solo non abbiamo risposte ovvie, ma creano angoscia ed insicurezza per cui, spesso non ci si vuol pensare, ci si stordisce oppure ci si accontenta di quello che si vede e si tocca, almeno finché dura un po’ di benessere e di salute. Poi, come dice la cultura dominante, è bene andarsene giacché la vita ha perso il suo piacere.

Però la domanda repressa riemerge con prepotenza dal di dentro del nostro cuore. Possibile che il nostro bisogno di amore sia un’illusione? Possibile che io sia qui per caso? Ma cos’è poi questo “caso” irrazionale e anaffettivo che crea persone con domande inascoltate e con un infinito bisogno di amore?

Non è che togliendo Dio nell’orizzonte della risposta la vita sia migliore. Possiamo reprimere, illudersi, coltivare miti di immortalità ma la realtà della vita e della morte non possono spegnere le domande e cercare una risposta di immortalità. Sì di immortalità giacché è questo il sogno eterno dell’uomo: l’immortalità.

Quello che l’uomo sogna, quello che la scienza ricerca ci viene donata da una risposta. C’è Dio che ha risposto abbracciando la nostra condizione umana, passando il sentiero della notte, per trovare il sole di un nuovo giorno. Ovviamente parlo di Gesù. È certamente una risposta, una sfida e una speranza facendoci veder che c’è una trasformazione totale per poter vivere in pienezza.

Certamente è un mistero ma è anche molto logico. La nostra vita, per seguitare a vivere, si trasforma. C’è un racconto che può illuminare il nostro narrare della vita.

Due gemelli, nel seno materno, dialogano:

Uno chiede all’altro: “Ci credi in una vita dopo il parto?”

L’altro ha risponde: “È chiaro. Deve esserci qualcosa dopo il parto. Forse noi siamo qui per prepararci per quello che verrà più tardi”.

“Sciocchezze – risponde il primo – Non c’è vita dopo il parto. Che tipo di vita sarebbe quella?”.
Il secondo ribatte: “Io non lo so, ma ci sarà più luce di qui. Forse noi potremo camminare con le nostre gambe e mangiare con le nostre bocche. Forse avremo altri sensi che non possiamo capire ora”.

Il primo replica: “Questo è un assurdo. Camminare è impossibile. E mangiare con la bocca? Ridicolo! Il cordone ombelicale ci fornisce nutrizione e tutto quello di cui abbiamo bisogno. Il cordone ombelicale è molto breve. La vita dopo il parto è fuori questione”.

Il secondo insiste: “Beh, io credo che ci sia qualcosa e forse diverso da quello che è qui. Forse la gente non avrà più bisogno di questo tubo fisico”.

Il primo allora contesta: “Sciocchezze e, inoltre, se c’è davvero vita dopo il parto, allora perché nessuno è mai tornato da lì? Il parto è la fine della vita e nel post-parto non c’è nient’altro che oscurità, silenzio e oblio. Lui non ci porterà da nessuna parte”.

“Beh, io non so – ha afferma il secondo – ma sicuramente troveremo la mamma e lei si prenderà cura di noi”.

Il primo risponde: “Mamma? Tu credi davvero a mamma? Questo è ridicolo. Se la mamma c’è, allora dov’è ora?”.

Il secondo: “Lei è intorno a noi. Siamo circondati da lei. È per lei che viviamo. Senza di lei questo mondo non ci sarebbe e non potrebbe esistere”.

Ancora il primo: “Beh, io non posso vederla, quindi è logico che lei non esiste”.

Al che il secondo termina: “A volte, quando stai in silenzio, se ti concentri ad ascoltare veramente, si può notare la sua presenza e sentire la sua voce da lassù”.

L'ECO di San Gabriele
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