DEFICIT DI NATURA

[dropcap]È[/dropcap] risaputo che il cemento è indispensabile per la costruzione di abitazioni e manufatti utili per la vita quotidiana delle comunità. Ma occorre riflettere sul fatto che in Italia, negli ultimi 40 anni, aree verdi delle dimensioni di tre regioni sono state ricoperte di cemento. Questo ha arrecato danni all’economia, al paesaggio e alla salute dell’uomo. La sindrome da “deficit di natura” è ritenuta origine di malesseri psicofisici. “L’eccessiva cementificazione – scrive Claudio Risé, psicoterapeuta di fama – è causa di molteplici forme di disagio e di comportamenti a rischio che giocano una parte importante nell’attuale crisi”. L’uso e il commercio di droghe, ad esempio, è direttamente correlato alla diminuzione di aree verdi e alla perdita di qualsiasi rapporto con la vita dei campi e delle zone boschive. Non a caso, fa notare Risé, nelle comunità di recupero terapeutico si lavora a contatto con la natura perché quest’ultima guarisce e perché “rappresenta ed esprime direttamente la vita. Nei campi, nei boschi ci troviamo in contatto con le situazioni elementari, a cominciare dall’ambiente vegetativo, delle piante, e quello degli animali. Due “mondi” presenti anche nel corpo e nella psiche umana…”. La scomparsa, dunque, degli ambienti naturali dall’esperienza quotidiana – secondo Risé – “indebolisce il nostro rapporto con la vita e la nostra capacità di difenderla, esponendoci invece a tutte quelle abitudini che la mettono a rischio: dall’assunzione di droghe, ai comportamenti alimentari sbagliati, alla sessualità disordinata, alle dipendenze di ogni tipo”.