Nel 2021 il 27,5 per cento dei pazienti che avevano intenzione di iniziare un percorso di salute mentale non ha potuto farlo per ragioni economiche, mentre il 21 per cento è stato costretto a interromperlo. Nessun problema, invece, per acquistare monopattini e rubinetti…
Questa non è una storia bella, perché riguarda milioni di persone che non hanno un’esistenza normale anche a causa di malesseri che coinvolgono la psiche. E si tratta di problemi molto seri. La pandemia da Covid-19 ha determinato lutti, dolori e fallimenti economici. Nei limiti delle capacità, lo Stato è intervenuto per alleviare le sofferenze materiali. Sono stati devoluti sussidi – più o meno sufficienti – alle persone bisognose, alle categorie maggiormente colpite, alle attività (comprese le discoteche e il mondo del “dio” pallone) messe in ginocchio da un fenomeno che si spera irripetibile. Tra le tante attività di sostegno e “ristoro” ne mancava una che era stata prevista, ma che, al momento dell’approvazione della manovra di bilancio, fu inesorabilmente cassata. Il “tagliatore” ha dovuto impegnarsi parecchio per schivare altri finanziamenti riservati a cose certamente importanti, come i contributi per l’acquisto di monopattini e biciclette elettriche, il cambio dei rubinetti (previsti fino a mille euro per il 2021) e per le zanzariere (rimborso del 50 per cento). Schivati – e, quindi, lasciati in manovra – anche questi certamente utilissimi provvedimenti, la mannaia del Parlamento si è abbattuta implacabile sul cosiddetto “bonus psicologo”. Poi si è aperto uno spiraglio, come in tutte le favole italiane che nel momento più buio riescono a trovare la luce in extremis o addirittura fuori tempo massimo. Stavolta con il solito emendamento infilato nel decreto Milleproroghe, un tappabuchi che alle soglie della primavera cerca di accontentare tutti.
Vediamo di cosa si tratta. Nella Legge di Bilancio 2022 era stato proposto un “Bonus Salute Mentale” da 50 milioni di euro per aiutare economicamente le persone che decidono di rivolgersi a uno psicologo, uno psicanalista, uno psichiatra, uno psicoterapeuta. Una proposta bipartisan appoggiata pubblicamente dai principali partiti: Movimento 5 Stelle, Lega, Partito Democratico, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Italia Viva e Liberi e Uguali. Tuttavia, nonostante l’accordo tra tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, il Governo non ha ritenuto di inserirla nella Legge di Bilancio. Mentre sono sopravvissuti tanti altri bonus. Eppure stiamo parlando di una cosa molto seria. Nel 2021 (dati dell’Istituto Piepoli), il 27,5 per cento dei pazienti che avevano intenzione di iniziare un percorso di salute mentale non ha potuto farlo per ragioni economiche, mentre il 21 per cento è stato costretto a interromperlo. Quanto è accaduto è l’ennesima dimostrazione che si è compreso poco o nulla dell’emergenza che ruota attorno al disagio della mente, e dell’impatto che gli ultimi due anni di pandemia ha avuto e sta avendo soprattutto su giovani e giovanissimi.
Sembra che in Italia prendersi cura della propria salute mentale sia un lusso riservato solo ai benestanti. Paolo Siani, vicepresidente della Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza nonché medico pediatra, si è detto stupito per la bocciatura e ha raccontato di pediatri e neuropsichiatri che “vivono in reparti pieni di bambini con disagi neuro psicologici. Una cosa mai vista prima”. Qualche dato: un’analisi pubblicata su Jama Pediatrics relativa a 29 studi condotti su oltre 80mila giovani ha rilevato che uno su cinque mostra segni di un disturbo d’ansia e addirittura che un adolescente su quattro ha i sintomi clinici di depressione. Significa che è in atto una crisi mondiale della salute mentale, anche e soprattutto fra i giovanissimi. L’incidenza di depressione e ansia fra gli adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia e questo diffuso disagio mentale rischia di mettere una seria ipoteca sulla salute futura dei ragazzi. La probabilità è particolarmente alta fra i giovani i quali, più dei bambini, hanno risentito delle restrizioni che non hanno consentito loro di vivere in serenità e assieme ai coetanei momenti fondamentali della crescita, dalle prime relazioni all’esame di maturità. Uno stato allarmante confermato da un secondo studio, su 1.500 bambini e adolescenti, pubblicato sul Giornale dell’accademia americana di Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. Una situazione che potrà purtroppo avere conseguenze negative sul lungo periodo: infatti, è stato dimostrato che soffrire di depressione durante l’infanzia e l’adolescenza si associa da adulti a una salute peggiore, mentale e non solo, e a maggiori difficoltà nelle relazioni e nella vita in generale.
Tutto ciò dimostra che la presenza di sintomi persistenti di depressione da giovanissimi può determinare, una volta cresciuti, un’esistenza più difficile nella quale è maggiore il rischio di ansia, di abuso di sostanze e perfino di condotte criminali. Quindi, è più elevata la probabilità di avere problemi di salute e relazioni sociali complicate. Le conseguenze sono più negative per chi soffre di depressione durante l’adolescenza rispetto alla prima infanzia, e soprattutto per chi si “trascina” i sintomi depressivi senza che vengano risolti da un adeguato trattamento psicologico. Di contro, le ripercussioni negative sono attenuate in chi è stato gestito dai Servizi di salute mentale. “Tutte le ricerche – spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e direttore emerito di neuroscienze e salute mentale all’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano – concordano: con la pandemia, un’allarmante percentuale di giovanissimi sta manifestando i segni di un disagio mentale. I tassi di depressione e ansia che si registrano sono direttamente correlati alle restrizioni: si impennano quando viene impedita la socialità, quando si deve tornare alla didattica a distanza, quando non si possono coltivare le relazioni con i coetanei che in adolescenza sono indispensabili. Questo perché è ormai altrettanto certo che soffrire di depressione durante l’adolescenza comporta difficoltà per tutta la vita, se il disturbo non viene risolto presto e bene”.
A pagare il prezzo più alto sono i ragazzi della scuola secondaria superiore. “Una fase essenziale – prosegue Mencacci – per le nuove esperienze e per i primi traguardi. Non vivere nella normalità ‘pietre miliari’ come l’esame di maturità o i primi amori, per la psiche di un giovanissimo è assimilabile a un lutto e come tale può essere un fattore scatenante di ansia e depressione”. Molti possono avere sintomi di disagio mentale che poi si risolvono, ma tanti stanno mostrando di non essere in grado di uscirne. Senza considerare coloro che erano già fragili prima della pandemia. Ma non si tratta, ovviamente, soltanto di giovani. Moltissimi over 30 che erano in terapia sono stati costretti ad interromperla per mancanza di risorse economiche e non sono rari i casi di psicoterapeuti (anche loro ovviamente in crisi economica e senza “ristori”) i quali con grande professionalità e umanità hanno proseguito gratis le terapie. Come si vede, il problema c’è ed è evidente. Onore alla Regione Lazio, che quel bonus lo aveva già previsto di suo (10,9 milioni per una serie complessiva di servizi), e a Lombardia, Emilia Romagna e Campania che vogliono imitarla. Soprattutto, merito di una petizione di 300 mila firme per il “ripescaggio” del bonus. Ma è mai possibile che si siano trovati subito, e in Bilancio, i denari per monopattini, rubinetti e zanzariere e non per chi ha problemi legati alla psiche? Soltanto ai supplementari ci si è messa una pezza, rastrellando qualcosa di qua e qualcosa di là, per mettere insieme molto meno dei 50 milioni iniziali, in modo da “accontentare” una “categoria” – quella dei cosiddetti “depressi” – considerata peggio di un rubinetto. Ma non è così che si fanno le cose.