COMUNQUE IN VACANZA…

Secondo l’organizzazione mondiale del turismo l’anno scorso un miliardo e trecentocinquantamila persone sono andate in vacanza all’estero. Un incremento del 3,9 per cento. L’Italia ha registrato un aumento del 4,4 per cento però nessuna città compare tra le prime dieci più visitate al mondo

Nonostante la crisi economica, nonostante la paura del terrorismo, la gente si muove e non rinuncia alle vacanze. Una tendenza mondiale che coinvolge anche in Italia. L’organizzazione mondiale del turismo (Unwto) – agenzia dell’Onu che si occupa del coordinamento delle politiche turistiche, alla quale aderiscono 157 paesi – ha calcolato che l’anno scorso un miliardo e trecentocinquantamila persone sono andate in vacanza all’estero. Un incremento del 3,9 per cento. L’Italia ha registrato 55 milioni di turisti stranieri, con un aumento del 4,4 per cento, quindi al di sopra della media mondiale. Un ottimo risultato, considerando che tra le nazioni europee (l’area che attrae il maggior numero di vacanzieri) ha fatto meglio solo la Spagna (+7,1%, con un totale di 75,3 milioni). Il Bel Paese è al quinto posto nella graduatoria mondiale, alle spalle della Francia (83 milioni, -3,1% sull’anno precedente), Usa (80 milioni, +2,1%), Cina (57) e Spagna. Le Nazioni Unite hanno designato il 2017 Anno internazionale del turismo sostenibile per lo sviluppo. Sulla base delle attuali tendenze, delle prospettive del pannello di esperti dell’Unwto e delle prospettive economiche, si prevede che gli arrivi internazionali in tutto il mondo crescano a un tasso compreso fra il 3 e il 4% nel 2017. L’Europa dovrebbe registrare un aumento del 2-3%, un dato inferiore alle altre aree (Asia e Africa fra il 5 e il ​​6%, le Americhe fra il 4 e il 5% e il Medio Oriente dal 2 al 5%).

In Italia il settore occupa, complessivamente, oltre 1,2 milioni di persone, produce circa il 10 per cento del Pil e negli ultimi anni ha saputo intercettare la richiesta straniera e catturare coloro che hanno abbandonato altre mete a causa di situazioni di guerra (Nord Africa, soprattutto) o per il pericolo di attentati terroristici (la Francia, per esempio). Diciamo subito che per ottenere alcuni dati, soprattutto quelli sulle presenze, è stata necessaria una ricerca sui siti stranieri in quanto quelli italiani erano pieni di notizie trionfalistiche sulle previsioni (si parlava di 60 milioni di arrivi), ma nessuno aveva i bilanci consuntivi! Va tenuto conto che negli ultimi due anni vi sono stati l’Expo e il Giubileo, ma l’apporto di questi due avvenimenti è risultato bassissimo. Ciò che ha dato impulso è stata soprattutto la scelta di preferire l’Italia in alternativa alla Francia, che ha subito diversi attentati terroristici.

Le sorprese giungono guardando le città più visitate al mondo. Allora si scopre che non rientriamo nella top ten e che Roma, la città con il maggior numero di meraviglie storico-architettoniche, ha registrato appena 7,12 milioni turisti (16/o posto), addirittura meno di Milano. Il capoluogo lombardo, con 7,65 milioni di turisti è quattordicesimo, dopo Barcellona (8,2) e Amsterdam (8) e prima di Taipei (7,35). Forse un 25 euro per un cappuccino e una brioche in un “baretto” a Fontana di Trevi hanno allontanato decine di migliaia di stranieri. In effetti, si dovrebbe intervenire drasticamente a chi fa pagare scontrini esorbitanti, applicati a vanvera, con la certezza di non essere né multati né passibili di revoca della licenza. Una politica dei prezzi ragionata e onesta aiuta moltissimo a intercettare i flussi turistici stranieri. Certamente occorrerebbero agevolazioni da parte dello stato, come avviene in altre nazioni, ma vi sarebbe bisogno anche una maggiore responsabilità da parte di alcuni operatori che agendo impunemente danneggiano la stragrande maggioranza dei loro colleghi. Tornando alle mete preferite, dopo Bangkok, dove lo scorso anno sono arrivati 21,47 milioni di turisti, troviamo Londra, scesa al secondo posto (complice anche una sterlina debole), con 19,88 milioni; seguono: Parigi (18,03 milioni, nonostante la paura per gli attentati terroristici del 2015), Dubai (15,27), New York (12,75).

Il saldo della bilancia turistica italiana (per vacanze), si è attestato a 15,2 miliardi di euro, confermando il trend degli ultimi anni. Il dato emerge dalla differenza tra quanto speso dagli stranieri per vacanze in Italia (24 miliardi circa, uno in più rispetto all’anno precedente) e quanto speso dagli italiani per vacanze all’estero (8,8 miliardi). Questo risultato certamente positivo, non è però sufficiente a tranquillizzare gli imprenditori del settore, perché le condizioni molto favorevoli avrebbero permesso un successo maggiore. Secondo gli esperti, la capacità organizzativa dei nostri operatori è carente, nonostante gli sforzi infrastrutturali compiuti ad esempio in Romagna e a Roma, oltre che a Milano. I dati pubblicati sono contraddittori, in parte allarmanti, e mostrano l’incapacità di destinazioni storiche del nostro turismo di attrarre i viaggiatori.

Il flusso di turisti stranieri giunti in Italia ha avuto origine principalmente nell’Unione europea, con 144 milioni di pernottamenti (+5 milioni sul 2015): francesi, tedeschi, britannici e svedesi soprattutto, mentre sono calati vistosamente olandesi, svizzeri ( -2 milioni di pernottamenti) e tutti gli europei extra UE (-4 milioni di pernottamenti). Gli arrivi dalle Americhe sono andati bene: statunitensi, brasiliani, messicani e argentini in crescita costante, con +2,3 milioni di pernottamenti. In questo quadro mediamente positivo, spiccano alcune realtà che sono andate molto bene, altre che sono cresciute senza particolari impulsi, e altre ancora che non hanno saputo cogliere un andamento positivo del mercato. Chi ha tratto il maggior vantaggio sono state le regioni di mare che hanno approfittato della crisi del Nord Africa, soprattutto Friuli Venezia Giulia, Puglia e Sardegna (con il raddoppio dei pernottamenti), molto bene anche Piemonte e Liguria, oltre a tutta la costa Adriatica a partire dal Veneto, proseguendo per la Romagna fino alla Puglia. Male, tra le destinazioni di mare, Calabria e Sicilia, oltre al Lazio appesantito dalla crisi di Roma, e per quanto riguarda la montagna, molto male Valle d’Aosta, Trentino ma soprattutto Alto Adige.

In conclusione, seppure in crescita, il settore presenta ancora molte luci e ombre. Speriamo che questa stagione sia caratterizzata da una strategia migliore, con una visione complessiva nazionale, senza gli spezzettamenti di competenze tra le diverse regioni e tra diversi assessorati (turismo, urbanistica, ambiente, economia) di ciascuna regione. Una volta c’era il ministero del Turismo, forse facendolo funzionare come si deve, sarebbe opportuno ripristinarlo, considerato che chi viaggia per piacere lo fa nel corso dell’intero anno.