CASTAGNE E LATTE: PRODUZIONI IN CALO IN ZONE DEL SISMA

Per le aree agricole poste nel perimetro del cratere del sisma si può dire che piove sul bagnato. La zona, vocata alla produzione delle castagne, caratterizzata dalla presenza di 720 ettari di alberi, pari all’85% del totale regionale, quest’anno ha dovuto abdicare al ruolo di primo piano in tema di produzione a causa del maltempo verificatosi a giugno (temperature rigide durante la fioritura), dell’azione del cinipede (il parassita che colpisce gli alberi al punto da far sparire il tradizionale frutto autunnale) e della presenza negativa dei cinghiali. I cali segnalati dalla Coldiretti marchigiana si aggirano tra l’80% e il 90% rispetto alla media storica da compromettere il risultato economico di località quali Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Montegallo, Montemonaco e Roccafluvione, che formano il principale bacino castanicolo della regione dove la coltura, assieme all’allevamento, rappresenta la voce attiva del reddito dei produttori ascolani. In conseguenza del terremoto che, dal 24 agosto, muove il terreno, anche la produzione di latte evidenzia una diminuzione del 30% sia per le difficoltà degli operatori di agire nelle strutture agricole danneggiate per l’80% sia per lo stato di agitazione che il sisma ha arrecato agli animali da renderli sensibili alle situazioni ambientali con conseguente contrazione di latte in mucche e pecore.

L'ECO di San Gabriele
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