AVVOCATO DI STRADA

Oltre 2500 pratiche legali aperte in tutto il paese nel 2012, più di cento rispetto all’anno precedente, con casi sempre più frequenti di diritto dei migranti (45% del totale) dovute all’emergenza Nord Africa. Di chi non ha più niente, di chi ha perso tutto e non può permettersi legali per difendersi in tribunale si occupa l’associazione Avvocato di strada. Il progetto, realizzato nell’ambito dell’associazione Amici di Piazza Grande, nasce a Bologna alla fine del 2000. “All’inizio eravamo due avvocati, io e una mia collega. Oggi siamo oltre 700 in tutta Italia”, spiega Antonio Mumolo, presidente dell’associazione. “Noi difendiamo esclusivamente chi vive in strada, italiano o straniero. Tutti abbiamo uno studio e decidiamo di dedicare alcune ore al volontariato: quando si vince una causa, il ricavato va all’associazione, nessuno percepisce alcuno stipendio”.

Ogni giorno agli sportelli sparsi in 32 città italiane si raccolgono storie di ogni tipo che disegnano il dramma di una crisi economica che morde e non lascia speranza a chi resta indietro. “Apriamo lo sportello solo dove c’è già un’associazione che si occupa di chi vive in strada, sono il nostro tramite con queste persone e con le loro storie”, dice ancora l’avvocato Mumolo.

Come quella di Anna, 44 anni, un marito e una casa. Un giorno il marito la abbandona, lei non può più permettersi l’affitto dell’appartamento con il suo stipendio di sarta part-time e deve andare a vivere in macchina: usa i servizi di un bar vicino al parco dove posteggia l’auto, ma perde anche il lavoro perché fa ritardo e non riesce a presentarsi in modo adeguato in sartoria. Non può chiedere un alloggio popolare ai servizi sociali perché risulta sposata e ha bisogno di un minimo reddito per potervi accedere. Arriva così all’associazione Avvocato di strada. Oppure come Ajabor Friday Ijeoma, giovane calciatore nigeriano che dalla Germania, senza soldi e documenti che gli sono stati rubati dal suo manager arriva a Bologna per denunciare il suo aguzzino e finisce per ricevere un decreto di espulsione per la legge Bossi-Fini perché risultato maggiorenne e senza fissa dimora.

E se il boom delle pratiche legali nel 2012 di Avvocato di strada è stato relativo al diritto dei migranti (45% del totale) dovute all’emergenza Nord Africa con l’ondata dei tunisini venuti a cercare una vita migliore nel nostro paese, a seguire ci sono le pratiche di diritto civile, che sono state 874 (34% del totale) e le pratiche di diritto amministrativo, pari all’11%. Diminuiscono le cause di diritto penale, che nel 2012 sono state 254, pari al 10% del totale: erano state 356 nel 2011.

Dai dati si evidenzia una prevalenza delle persone di origine extra-UE (1653 pratiche, pari al 64% del totale). Gli italiani assistiti nel 2012 sono stati 729 e sono il 28% del totale. Sono invece stati 193 (8% del totale) i cittadini comunitari. Il 70% degli assistiti è di sesso maschile, il 30% femminile. Diritto al lavoro e diritto alla residenza sono le pratiche più comuni di diritto civile. Purtroppo molti si vedono ancora rifiutare la residenza perché senza fissa dimora e questo provoca la perdite di fondamentali garanzie quali il diritto alla salute, al lavoro, all’assistenza sociale e previdenziale. I casi di residenza negata aumentano: se nel 2011 erano stati 119 i casi di persone che si vedevano negato dai propri comuni il rilascio della residenza, nel 2012 sono stati addirittura 191. Nelle pratiche di diritto penale, si rovescia un pregiudizio che vede le persone senza dimora autori di reato perché in molti casi i procedimenti avvengono in qualità di persona offesa. Chi vive in strada è spesso vittima di aggressioni perché debole e indifeso: 38 persone nel corso del 2012 hanno avuto bisogno di una tutela legale perché sono state aggredite, minacciate e derubate. Trentuno i casi di chi ha avuto bisogno di un aiuto per reati legati agli stupefacenti, un dato che fa riflettere sulle necessità di rivedere la normativa italiana sulle droghe.

In aumento le persone che hanno bisogno di un avvocato una volta usciti dal carcere perché non hanno intrapreso un recupero sociale e lavorativo o perché non hanno amici e familiari ad attenderli. Nel 2012 sono state 24 le persone che hanno avuto bisogno di un avvocato per ottenere la riabilitazione e 11 quelle che hanno fatto richiesta di pene alternative alla detenzione.

Tra le pratiche di diritto amministrativo risaltano quelle relative alle cartelle esattoriali per mancato pagamento di imposte, tasse e tributi, che sono state 68 nel 2012 ed erano state 48 nell’anno precedente. Questo tipo di debiti, comuni alla maggior parte delle persone che vive in strada, crescono di anno in anno perché chi non ha un lavoro o una casa non può pagare e le cifre crescono di anno in anno. Si tratta di ostacoli insormontabili per chi non ha nulla, quindi queste persone preferiscono rimanere invisibili in strada, senza residenza e senza diritti, perché non possono permettersi di pagare questi debiti.

“È cambiata la tipologia delle persone che dormono in strada – dice Mumolo -. Quando aprimmo l’associazione si trattava di tossicodipendenti, alcolisti, persone con gravi problemi psichici. Da tre anni il numero degli utenti italiani è raddoppiato e si tratta di persone che vivono in strada perché poveri e che mai avrebbero immaginato di finire così: imprenditori falliti, 50enni che perdono il lavoro, padri separati, pensionati con la minima che non ce la fanno ad affrontare tutte le spese. Poi, purtroppo, in alcune città del nord Italia vengono applicate le multe contro la povertà: non puoi mangiare un panino per strada, non puoi dormire sulla panchina. E così queste persone si trovano a dover pagare, pur non potendo, multe che diventano salate mano a mano che passa il tempo: si tratta però di uomini e donne che se avessero una possibilità uscirebbero da questa condizione. Ma come potrebbero farlo se poi si ritrovano con una cartella esattoriale di 10mila euro?”.

L'ECO di San Gabriele
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