Escartin, Galeati, Dattilo… Senza naturalmente ignorare Moreno, Lo Bello, Aston, o Casarin. Parliamo di arbitri, come il lettore appassionato di calcio e con qualche capello bianco avrà subito intuito. Arbitri d’antan, naturalmente, come è giusto precisare, ancorché l’autore di queste note sia consapevole che a quei nomi il lettore abbia associato pressoché istantaneamente la qualifica di riferimento. Ma la citazione e i ricchi dossier che quei nomi comportano non sono casuali, essendo proprio questo il tempo che gli arbitri, gli arbitri di casa nostra naturalmente, stanno vivendo con maggior patos, con fatica.
Che quella dell’arbitro – e parliamo ora, allontanandoci dai campi di calcio, di giudice in senso lato, con la sua terzietà spesso sottovalutata o misconosciuta – sia una funzione inevitabile e tuttavia ingrata è scritto nelle nuvole della storia e addirittura in quelle della mitologia, se dobbiamo dar credito ad Omero e alla sua seducente versione del più contrastato dei giudizi emessi da qualcuno. Ma che giudice sarebbe, che arbitro sarebbe se non prendesse una decisione? E proprio qui è il nocciolo della questione: quale che sia il giudizio, una delle due parti (ammesso, naturalmente, che le parti siano solo due…) si sentirà premiata dalla scelta, e l’altra sconfitta. E quale sconfitto accetta il giudizio con serenità, senza abbandonarsi a rivendicazioni o propositi di rivalsa? In realtà il mondo dello sport conosce cosa significhi l’accettazione di un verdetto controverso: è l’esempio del rugby, che il calcio sta cercando ora di praticare con assiduità avendo introdotto il saluto tra i contendenti al termine della gara, non solamente prima.
Basterà? Forse non basterà per far capire appieno il significato della presenza dell’arbitro: tanto che merita di essere segnalata una significativa iniziativa presa tra l’Associazione degli arbitri (Aia) e la Città metropolitana di Roma, un protocollo per l’istituzione di percorsi formativi alla carriera di arbitro presso gli Istituti d’istruzione secondaria di secondo grado. Il sindaco di Roma, Gualtieri, in occasione della firma del documento ha ricordato che “quello dell’arbitro è un ruolo importantissimo, che va oltre lo sport del calcio, e riguarda un approccio di probità, rispetto delle regole, che trascende la funzione tecnica di direzione della partita. Senza regole non c’è sport. La funzione dell’arbitro – ha concluso Gualtieri, in questo in totale rotta di collisione con il tecnico dell’Atalanta, Gasperini – è importantissima, responsabilizza, è un esercizio molto formativo”.