È POSSIBILE SFIDARE IL VENTO…

Salve, scrivo alla vostra rivista molto colpito, per vicinanza e condivisione, alla ragazza che ha scritto nel numero di luglio-agosto 2014 che afferma di vivere “controvento”. Io ho 31 anni e il motivo per cui realmente scrivo apparirà chiaro tra poco. Ho frequentato il liceo classico e sono stato, per il mio essere “secchione”, vittima di bullismo. Anche fisico oltre che morale. Anche il gruppo di “amici” vicini di casa mi facevano sentire come una pecora nera, l’emarginato, perché non ero spaccone come loro, bullo, ma mite anche se dentro di me ho sempre sentito molta determinazione e sicurezza. Questa sicurezza era molto nascosta, incatenata, ma si manifestava nel mio continuare a non volermi uniformare. Spesso mi ritrovavo circondato e deriso, da battute che oggettivamente non erano spiritose, ma solo messe in bocca a un branco e quindi ridevano senza motivo. Ho avuto poi difficoltà negli studi, ma studiavo con passione e i compagni dell’università erano cordiali e gentili. Poi ho avuto una pessima ex fidanzata, io le volevo bene, ma lei mi dava indietro solo cattiverie. E ho vissuto, pur con la mia laurea, un periodo di disoccupazione. Ora subentra il motivo per cui scrivo: perché, pur vivendo “controvento”, ma con la determinazione di ciò in cui credevo, ne sono uscito vincitore. Determinazione in ciò che ritenevo importante (non di certo seguire mode, televisioni o tendenze o atteggiamenti imperanti). E con la preghiera costante. Senza paura di manifestare il mio essere credente. E c’è stato un fattore determinante, in seguito al quale ho sperimentato una totale inversione. Recitare la Novena a Maria che scioglie i nodi.

Ora ho un ottimo lavoro, una ragazza che mi vuole bene per davvero e che contraccambio, e ho capito che non vivevo “controvento” ma semplicemente in un “altro vento” che non voleva dire sbagliato, diverso o giusto, solo che credevo io di voler seguire, non esserne semplicemente sospinto.

A quella ragazza dico di perseverare e fare quello che ritiene giusto e farlo con passione, certamente con la preghiera, con la fiducia che siamo ascoltati e accompagnati. Così facendo, con questa gioia, con entusiasmo rinnovato, con grinta positiva e irrefrenabile, avrà il dono di una vita felice. Lei e tutti e tutte quelle che ora si sentono così. ****

Ciao Luciano, sono un signore di 56 anni. Ho appena finito di leggere la tua risposta a una ragazza di 25 anni. Mensile n. 7-8 luglio-agosto. Le parole che condivido con te: bisogna innamorarsi della vita, del prossimo, e di Dio. Io nella preghiera trovo serenità, pace interiore. Non mi interessa quante mi ritengono un amico. Faccio del bene al prossimo senza aspettarmi niente in cambio, a volte basta poco, un sorriso, una carezza. Essere disponibili verso gli altri. Io leggo molto, ed amo questa rivista. Ma sono sincero, il mio santo preferito è padre Pio. Importante è vivere la propria vita in modo molto semplice, con umiltà. Questo ho insegnato a miei figli di 20 anni, e 30 anni. Grazie, Luciano, un saluto a tutti i lettori. ****

 

Ultimamente, dove vivo, c’è stata una di quelle che chiamano “bombe d’acqua” con venti fortissimi che hanno spazzato l’ambiente. Le foglie e quant’altro ha incontrato il vento le ha portate via lontano, degli alberi, che sembravano forti e robusti,  sono stati buttati a terra, altri hanno avuto dei rami spezzati ma sono rimasti ben saldi. Le grandi piante buttate a terra, ci si è accorti, avevano poche radici o superficiali o rovinate.

I nostri due amici che hanno risposto alla lettera della ragazza di agosto, forse, vogliono dir questo: approfondisci le radici e saprai resistere al vento perché, nella vita è bene ed è giusto saper scegliere dove radicarsi piuttosto che essere sradicati e portati dal tempo chissà dove. Perché dalle radici viene la vita e la solidità. “Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore” (cfr Ef 4,14). In effetti, dice papa Francesco, “noi cristiani viviamo nel mondo, pienamente inseriti nella realtà sociale e culturale del nostro tempo, ed è giusto così; ma questo comporta il rischio che diventiamo mondani, il rischio che il sale perda il sapore, come direbbe Gesù (cfr Mt 5,13), cioè che il cristiano si annacqui, perda la carica di novità che gli viene dal Signore e dallo Spirito Santo. Invece dovrebbe essere il contrario: quando nei cristiani rimane viva la forza del vangelo, essa può trasformare i criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita. Perciò è necessario rinnovarsi continuamente attingendo la linfa dal vangelo”.

È possibile allora sfidare il vento, per quanto forte possa essere, bisogna solo irrobustire le nostre radici con la giusta linfa che dona robustezza e gioia della vita.

L'ECO di San Gabriele
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