Il Comitato olimpico internazionale ha dato i suoi numeri: intanto, ci sono voluti 131 anni di vita e 9 presidenti di sesso maschile (8 europei e uno statunitense), prima di salutare al vertice della famiglia olimpica il prodotto di due rivoluzioni, quasi copernicane: una donna e una donna africana al vertice della gestione tecnica e organizzativa dello sport mondiale. È successo in Messenia, sotto il vento dello Ionio, quando Kirsty Coventry, dello Zimbabwe, ha abbattuto due tabù che più tabù non si poteva, prendendo con apparente facilità subito al primo scrutinio elettorale le redini del Comitato olimpico internazionale.
La signora Coventry ha centrato il suo bersaglio sfoderando quelle stesse qualità, grinta cioè e determinazione, che ai tempi del suo curriculum di atleta (e che atleta…) sciorinava in acqua quando da nuotatrice batteva le rivali soprattutto nelle gare di dorso. La Grecia ai Giochi del 2004 le aveva regalato il primo oro olimpico (200 dorso, appunto), subito bissato all’Olimpiade di Pechino nel 2008. Poco meno di un ventennio dopo, quella stessa Grecia le ha ora consegnato il timone del Cio, facendo registrare un significativo passaggio tutto in chiave ellenica, dall’Attica al Peloponneso, si potrebbe dire, essendo apparso evidente come la quarantunenne zimbabwese abbia un feeling particolare con la terra di Olimpia, quasi un segno del destino.
L’elezione di Coventry è stata la naturale conclusione del disegno tessuto e ordinato (il termine “ordito” sarebbe più adatto per abbinarlo alla parola “disegno”, ma potrebbe trarre in inganno…) con dovizia di particolari dal presidente Thomas Bach che resterà in carica fino al 23 giugno. Bach aveva individuato nell’attuale ministra dello sport dello Zimbabwe la sua delfina, la persona più adatta a cui affidare lo scettro dei cinque cerchi dopo un regno, il suo, durato 12 anni. La Coventry ha ottenuto 49 preferenze, esattamente quante ne occorrevano per chiudere in anticipo lo scrutinio. “È un momento straordinario – è stato il primo commento della neopresidente – mai lo avrei immaginato. Non è solo un grande onore, ma un impegno verso chi mi ha scelto a guidare il Cio con orgoglio e con i valori olimpici nel cuore. Insieme all’intera famiglia olimpica, compresi i nostri atleti, i tifosi, gli sponsor, costruiremo il domani sulle nostre solide fondamenta, abbracceremo l’innovazione e sosterremo i valori di amicizia, eccellenza e rispetto”.
La signora Coventry racconta di sé come di una persona coraggiosa e piena di idee, parlando del suo predecessore (“Bach è stato un grande leader, non sarà facile succedergli, ma i mesi di transizione mi aiuteranno”), della presenza femminile nel Cio (“Anita De Frantz, la prima donna candidata alla presidenza nel 2001, è stata la mia ispiratrice”), dell’Africa (“È un continente con tante opportunità che in occasione dei Giochi giovanili di Dakar 2028 saprà stupire”), di Donald Trump (“La comunicazione sarà fondamentale, lo considero un amante dello sport e di sicuro vorrà che i Giochi di Los Angeles siano un successo”), del doping (“Rafforzare l’agenzia antidoping sarà tremendamente importante”), della Russia (“Dobbiamo aiutare gli atleti coinvolti nei conflitti, il successo si ottiene se si lavora in team”. I suoi primi Giochi, il suo primo impegno ufficiale, sarà l’Olimpiade invernale di Milano-Cortina: tra poco più di un anno toccherà quindi all’Italia battezzare la sua leadership.